Yorgos Lanthimos nasce ad Atene e oggi è conosciuto come uno dei massimi rappresentanti del cinema greco. Sin da giovanissimo ha iniziato a esprimere il suo amore per la settima arte, per questo ha deciso di intraprendere gli studi in Regia cinematografica e televisiva alla Stavrakos Film School di Atene. Tuttavia, non si trovava in un contesto favorevole: in Grecia infatti non c’era un’industria del cinema ben sviluppata. Anche per questo, Lanthimos ha iniziato la sua carriera da regista girando video musicali e spot pubblicitari, ed è proprio nel mondo pubblicitario che ha conosciuto Efthymis Filippou, con cui ha sceneggiato cinque dei suoi film.
Il regista ha esordito sul grande schermo nel 2001 con O kalyteros mou filos, lungometraggio al quale ha lavorato insieme al regista Lakis Lazopoulos, a cui segue il film sperimentale Kinetta (2005), il primo ad essere stato girato esclusivamente da lui. Ma è con i film successivi che è riuscito ad attirare l’attenzione del pubblico internazionale: Dogtooth (2009), con cui ha vinto la sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes e che è stato candidato al premio Oscar come Miglior film straniero, e Alps (2011) con cui ha vinto il premio Osella per la miglior sceneggiatura originale alla 68esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Questi suoi primi film sono stati realizzati in Grecia con un basso budget e sono legati da un unico comune denominatore: un generale pessimismo nei confronti della società e una sfiducia verso le istituzioni e ogni forma di potere.
Greek Weird Wave
Questi film possono essere inquadrati all’interno di un movimento cinematografico ben preciso a cui hanno dato origine: la Greek Weird Wave. Quando nel maggio 2010 la Grecia dichiarò bancarotta, la popolazione soffrì terribilmente a causa dell’aumento del tasso di disoccupazione e dell’abbandono del Paese da parte di numerosi giovani andati a cercare di realizzare il proprio futuro altrove. Il cinema greco da subito affrontò questi problemi orientandosi verso narrazioni e scelte stilistiche particolari, tanto da meritare di essere definite “Weird” da parte della critica internazionale.
Si tratta di film dalla trama particolare, a tratti disturbante e con un’alta dose di surrealismo. Sono perlopiù realizzati con budget ristretti e si propongono come la reazione di una nazione che soffre a causa di una profonda crisi politica ed economica. Si tratta dunque di un movimento strettamente intrecciato col contesto sociopolitico nel quale nasce e che ne determina i temi stravaganti e le scelte stilistiche.
Il movimento Greek Weird Wave viene teorizzato nel 2009 a partire da Dogtooth. Il film segue la storia di una ricca famiglia che decide di crescere i propri figli tenendoli chiusi in casa, inventando per loro un mondo falso, in cui non esistono oggetti di svago come la televisione o i videogiochi, in cui il gatto è l’animale più pericoloso che esista e in cui, più in generale, ogni cosa ha un significato diverso da quello che ha al di fuori delle mura di casa. I due genitori hanno quindi ricreato un mondo in cui tutto ciò che secondo loro li potrebbe influenzare negativamente non esiste. Anche il significato delle parole viene distorto e piegato al volere dei genitori, per esempio “zombie” significa “fiore giallo”. Grazie alla particolarità e alla crudezza del film, Lanthimos è diventato la guida per molti giovani registi greci che hanno deciso di seguire questo stile innovativo nel tentativo di far sentire la propria voce in quel delicato periodo di crisi del Paese. Ecco che il microcosmo creato in Dogtooth dalla famiglia si carica di un significato particolare e si fa specchio della realtà sociopolitica degli anni della crisi greca. Contesti familiari soffocanti e disfunzionali sono spesso protagonisti dei film del movimento, trasformando la casa, che dovrebbe essere un luogo in cui trovare calore e rifugio, in un luogo di imprigionamento. Caratteristici sono anche l’immobilità della macchina da presa e l’uso di spazi chiusi, che contribuiscono a trasmettere un senso di costrizione e confinamento.
Il suo ingresso a Hollywood
Dopo aver lavorato ai suoi primi tre film – Kinetta, Dogtooth e Alps – in Grecia con le poche risorse che avevano a disposizione, come ha raccontato nell’intervista con Clare Shearer, il regista sente la necessità di fare un passo più in là e progredire nel modo di lavorare. Ciò sarebbe certamente stato più facile al di fuori della Grecia ed è con The Lobster (2015), il suo primo film in lingua inglese, che Lanthimos inaugura il suo ingresso a Hollywood. Nel film successivo Il sacrificio del cervo sacro (2017) la sua attenzione è rivolta meno alle istituzioni sociali quanto ai rapporti personali. Inoltre, se i primi film sono caratterizzati da mondi ordinari abitati da situazioni paradossali, qui vengono introdotti elementi di mistero e di fantasia.
Il sacrificio del cervo sacro racconta la storia di Steven Murphy, un cardiochirurgo di successo con un passato da alcolista. A causa di questo vizio, non era riuscito a salvare la vita di un paziente rimasto vittima di un incidente stradale. Instaura così una relazione padre-figlio con Martin, il figlio dell’uomo deceduto, probabilmente assalito dei sensi di colpa e preoccupato di come avrebbe potuto elaborare il lutto. Quando la relazione con Martin diventa ingestibile, per interromperla confessa la verità sulla morte del padre. Da quel momento, la faccenda si complica terribilmente, portando Steven a prendere una decisione che un padre non dovrebbe mai essere costretto a prendere: sacrificare un membro della propria famiglia o destinare tutti a morte certa.
Significativo è il titolo del film che rimanda al mito del sacrificio di Ifigenia. La protagonista è la figlia di Agamennone ed è a capo della spedizione greca nella guerra di Troia. La flotta è però ferma a causa dei venti contrari e l’ira degli dei può essere placata solo se Agamennone sacrificherà la figlia Ifigenia ad Artemide. Il significato di cui si carica il mito e la conclusione variano nei diversi racconti dei poeti greci e latini. Nella tragedia Agamennone narrata da Eschilo, Ifigenia subisce la fine più tragica: viene attratta dal padre con l’inganno e poi viene sacrificata, rappresentando così il potere assoluto della divinità sull’uomo. Nella versione di Euripide invece Ifigenia viene risparmiata: al momento del sacrificio è sostituita da Artemide con una cerva. In questo caso, la dea la salva dopo aver dato prova del suo potere. Nei miti spesso gli uomini sono sottoposti da parte delle divinità a prove durissime, per mettere alla prova la fede o per espiare una colpa che è stata commessa. La stessa cosa succede a Steven, in questo caso però Martin non fa sconti e vuole solo a pareggiare i conti: adesso anche la famiglia di Steven dovrà elaborare un lutto.
Le sue più recenti produzioni
Lo stile delle ultime due produzioni del regista è cambiato ulteriormente. La Favorita (2018) è un film certamente più convenzionale per trama e ambientazioni in cui è però possibile riconoscere i tratti stilistici tipici del regista. Mentre con Poor Things (2024), Lanthimos abbandona completamente il mondo reale e grazie ai costumi e alle ambientazioni uniche, aiuta lo spettatore a calarsi in un mondo di fantasia che fa riflettere su molte convenzioni sociali che oggi diamo per scontate.
Conclusioni
Nel corso degli anni il modo di fare cinema si è evoluto, sono cambiati i contesti in cui ha lavorato e le tematiche trattate. Non si è mai limitato a rappresentare la realtà così e com’è, d’altronde come lui stesso ha detto:
I’m not interested in just trying to represent reality as it is. I can see that right in front of me.
Tuttavia, non ha mai messo in discussione il suo desiderio di farci riflettere sul mondo circostante. Gioca con la norma, capovolge la realtà per aiutarci a mettere in discussione idee, norme e convenzioni che troppo spesso diamo per scontate. Se in un primo momento Lanthimos si era messo sulla difensiva quando i suoi film sono stati definiti provocatori, oggi si rende conto che è vero.
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