Con questo articolo continuiamo il nostro viaggio nell’arte di Van Gogh attraverso le rappresentazioni al cinema dello straordinario artista olandese. Clicca qui per leggere la prima parte e qui per la seconda.

Nel villaggio di Dafen, in Cina, 10.000 pittori dipingono quasi a livello di catena di montaggio per riprodurre copie dei quadri di Van Gogh richieste da clienti esteri. Il film documentario Alla ricerca di Van Gogh (China’s Van Gogh, Kiki Tianqi Yu, Yu Haibo, 2016) mostra il lavoro di Zhao Xiaoyong aiutato da suo fratello, suo cognato, sua moglie e inizialmente altri ragazzi. 

Nel loro laboratorio, essi operano con passione e meticolosa precisione per avvicinarsi sempre più allo stile degli originali. Il film mira sicuramente ad evidenziare il grande amore di Zhao per la pittura, riuscendo a romanticizzare anche un’azione apparentemente fredda e mirata al guadagno come la riproduzione in copie di opere famose. I protagonisti devono confrontarsi con una realtà dura: li vedremo infatti perdere parte della squadra a causa delle paghe troppo basse, e arrivare a gestire l’impresa a livello familiare. Pur avendo quindi a che fare con condizioni sfavorevoli Xiaoyong non riuscirà a fermarsi, spinto dal desiderio di seguire la sua vocazione.

Lo vedremo raggiungere il suo sogno, ovvero quello di recarsi ad Amsterdam per osservare dal vivo le opere originali di Van Gogh. Un viaggio che sarà importante per lui che gli permetterà di prendere maggiore coscienza del suo lavoro e delle sue inclinazioni. Avvicinandosi infatti a quello che sentirà essere lo spirito di Van Gogh, lo farà riflettere sulla differenza tra semplice pittore e artista. Come si classifica una persona in grado di dipingere tecnicamente ma che non senta l’esigenza impulsiva di riversare la sua interiorità sulla tela?

Zhao si trova infatti in una dimensione in realtà diametralmente opposta a quella del suo pittore idolo: mentre per Van Gogh dipingere consisteva in un gesto immediato che trasponesse sulla tela la propria visione interiore del mondo, Xiaoyong lavora con una precisione quasi maniacale, calcolando attentamente ogni gradazione di colore e ogni pennellata, dipingendo con passione ma senza mettere niente di proprio all’interno delle opere che riproduce. Questo interrogativo lo tormenterà durante il viaggio di ritorno fino a un confronto coi suoi colleghi, in cui capirà che ciò che conta è la maniera in cui ci si sente, indipendentemente dal risultato.

Il lavoro dei pittori viene mostrato con delicatezza affascinante ma allo stesso tempo con schiettezza, riuscendo a rappresentare la passione sincera di un pittore e la sua ammirazione verso il suo modello.

Questo articolo è stato scritto da:

Gaia Fanelli, Redattrice