«Da un grande potere derivano grandi responsabilità»
(Spider-Man, Sam Raimi, 2002)
Lo Spider-Man più amato di sempre? Forse. Sta di fatto che Tobey Maguire, attore statunitense nato a Santa Monica il 27 giugno 1975, è molto più di Spider-Man. Con il passare degli anni, Maguire è riuscito ad acquisire uno status symbol nel mondo delle produzioni cinematografiche hollywoodiane: il suo eclettismo attoriale è cresciuto e i riconoscimenti non sono mancati.
In occasione del compleanno del nostro amichevole Spider-Man di quartiere, ripercorriamo la carriera dell’attore americano soffermandoci, in particolare, su alcune interpretazioni che hanno saputo smarcare Maguire dall’essere “solamente” l’uomo ragno per eccellenza.
Protagonista di una novella umoristica in Harry a pezzi (Allen, 1997)
A soli ventidue anni, Tobey Maguire inizia ad attirare l’attenzione di Hollywood interpretando il protagonista di una dark short story dalle tinte ironiche in Harry a pezzi (Allen, 1997). Il film, decostruzione di uno scrittore nevrotico di Manhattan, è una delle commedie più riuscite di Woody Allen, la quale riprende alcuni temi e riferimenti cari al regista newyorkese. Il lungometraggio esordisce con un esilarante confronto tra lo scrittore Harry Block e la sua ex fidanzata, Lucy, la quale accusa l’uomo di aver descritto nel suo ultimo romanzo il loro rapporto illecito avvenuto molti anni addietro. Harry, nel tentativo di placare la crisi isterica di Lucy, racconta alla donna una storiella divertente, di cui Tobey è lo sfortunato protagonista.
Giovane e inesperto con le donne, Harvey Stern ottiene il contatto di una escort da parte del datore di lavoro, e contestualmente domanda all’amico Mendel di prestargli il suo appartamento per passare una notte di fuoco. Tuttavia, la Morte in persona viene a bussare alla porta di Mendel per reclamare la sua anima: Harvey, con indosso la vestaglia dell’amico, cerca di spiegare al Cupo Mietitore il frainteso, ma rimane inascoltato. Pur trattandosi di un piccolo ruolo, il giovanissimo Tobey riesce a spiccare tra star del calibro di Robin Williams, Billy Crystal, nonché lo stesso Woody Allen, con il suo volto da “ragazzo perbene” e con la sua espressività spesso e volentieri comica.
Un mondo perfetto: Pleasantville e il primo ruolo da protagonista
A seguito di Harry a Pezzi, Tobey Maguire diviene presto noto per la sua versatilità attoriale. Dopo aver interpretato un ruolo minore di Paura e delirio a Las Vegas (Gilliam, 1998), è con Pleasantville (Ross, 1998) che Maguire ottiene il primo ruolo da protagonista: accanto a Reese Whiterspoon, Tobey è David Wagner, giovane chiuso e solitario che passa le giornate davanti alla televisione, guardando in particolare la sitcom anni cinquanta in bianco e nero Pleasantville. In seguito a un litigio con la gemella Jennifer, il telecomando si rompe e un tecnico fornisce ai fratelli uno speciale telecomando che li catapulta nel mondo perfetto di Pleasantville. In questa commedia all’apparenza superficiale – che riflette in realtà sulle dinamiche del libero arbitrio e sull’idillio dell’America degli Anni Cinquanta come ideale del sogno americano – Tobey si fa portatore del cambiamento nella cittadina di Pleasantville, eccessivamente radicata nella ripetitività delle sue giornate. La bellezza del “mondo vero”, con i suoi colori smaglianti, si fa presto spazio nel bianco e nero che domina la quotidianità della cittadina americana, sconvolgendo le vite dei suoi abitanti.
Con Michael Kane e Charlize Theron in Le regole della casa del sidro (Hallström, 1999)
Un anno dopo Pleasantville, Tobey Maguire ricopre ancora il ruolo di protagonista in un film di ulteriore spicco. Basato sull’omonimo romanzo di John Irving, autore della sceneggiatura Premio Oscar, Le regole della casa del sidro (Hallström, 1999) narra le vicissitudini di Homer, ospitato sin dalla nascita in un orfanotrofio, che diviene presto il pupillo del dottor Wilbur Larch (Michael Kane, Oscar al miglior attore non protagonista), direttore dell’orfanotrofio che pratica aborti in segreto. L’incontro con una giovane coppia, Wally e Candy, sarà il mezzo attraverso cui Homer inizierà ad esplorare il mondo fuori dalle mura che l’hanno sempre protetto.
In questo lungometraggio di Hallström, Tobey Maguire incorpora le aspirazioni di Homer, giovane di buon cuore votato all’aiuto verso i più deboli, ed esplora l’umana volontà di ricercare un proprio posto nel mondo. Candidato a sette Premi Oscar, Le regole della casa del sidro consentono a Maguire di emergere con forza dalla folta schiera di attori hollywoodiani, permettendogli, inoltre, di dimostrare le sue capacità interpretative anche in un film dai toni drammatici. Questo e i successivi tre film – Cavalcando col diavolo (Lee, 1999), Wonder Boys (Hanson, 2000) e Don’s Plum (Rob, 2001) – condurranno l’attore verso il ruolo più iconico della sua carriera, la trilogia di Spider-Man firmata da Sam Raimi.
La candidatura ai Golden Globe con Brothers (Sheridan, 2009) e Il Grande Gatsby (Luhrmann, 2013)
Dopo la consacrazione a Spider-Man, Maguire non si lascia assorbire dal ruolo dell’amichevole Uomo Ragno di quartiere. Nel 2009 recita accanto a Jake Gyllenhaal in Brothers (Sheridan, 2009), lungometraggio scritto da David Benioff: ispirato all’Odissea, il film racconta il calvario del capitano Sam Cahill (Maguire), soldato in servizio in Afghanistan fatto prigioniero dalla milizia nemica e creduto morto; di ritorno dalla guerra, Sam affronta lo stress post-traumatico mentre tenta il reintegro nella società. Il fratello Tommy (Gyllenhaal) tenta di supportare la famiglia di Sam, ma presto inizia a essere preferito dalle figlie e dalla moglie di Sam.
Con Brothers, Tobey Maguire scava nei lati più oscuri dell’interiorità umana, esprimendo con grande minuzia la condizione dei reduci affetti dal disturbo da stress post-traumatico: la metamorfosi di Sam, da padre affettuoso a individuo profondamente alterato dagli orrori della guerra, si evince in un’interpretazione, da parte dell’attore, che coinvolge la sua corporeità in toto, pur non valicando mai il limite dell’overacting. La profondità drammatica della sua interpretazione gli fa ottenere il plauso della critica, la quale ha apprezzato, inoltre, la chimica tra Tobey e Gyllenhaal sullo schermo.
Meno apprezzata, invece, l’interpretazione di Maguire nello sfavillante adattamento di Baz Luhrmann de Il Grande Gatsby (2013). Nella quarta trasposizione cinematografica del capolavoro di Scott Fitzgerald, il Nick di Tobey – amico di Gatsby e narratore delle vicende – riceve pareri contrastanti da parte della critica. Ann Hornaday del The Washington Post, ad esempio, definisce Tobey “la consueta presenza recessiva” nonché “poco incisiva” nel vorticoso dinamismo degli eventi. In contrasto con questa asserzione, pare invece che, negli ultimi anni, che Maguire abbia maturato una presenza fondamentale nelle produzioni cinematografiche hollywoodiane, un vero e proprio stato di grazia favorito dalla sua presenza iconica costruita nel corso della sua carriera.
Da Spider-Man: No Way Home (Watts, 2021) a Babylon (Chazelle, 2022): una vera e propria chicca
Quando parliamo di “stato di grazia”, non possiamo non riferirci a due film che più evidenziano tale status. In Spider-Man: No Way Home (Watts, 2021), la presenza di Tobey in veste di Spider-Man – al pari di Andrew Garfield – ha sconvolto (letteralmente) i fan del Marvel Cinematic Universe: indimenticabili le reazioni smodate del pubblico in sala nel momento in cui Maguire compare nel film nei panni di Peter Parker. La portata iconica del “primo Spider-Man”, incarnata dall’attore californiano, è andata plasmandosi nel corso degli anni fino a esplodere nel film di Watts: Maguire, in questo senso, non stona nella nuova serie in cui Tom Holland riveste i panni del supereroe di quartiere, bensì consolida il mito del suo Spider-Man che ha saputo resistere allo scorrere del tempo.
Lo stato di grazia di Maguire si evince anche da un altro film, l’ultimo, attualmente, della sua filmografia. In Babylon, kolossal dinamico del regista Premio Oscar Damien Chazelle, Tobey ricopre un ruolo minore e compare solo per una manciata di minuti nel film: è il folle gangster James McKay, dedito a un consumo smodato di droghe e assiduo frequentatore di un ritrovo sotterraneo in cui si consumano orge, spettacoli osceni e torture di ogni genere. Forse è proprio in questa veste che Tobey Maguire spinge al massimo l’acceleratore sul suo innato eclettismo: l’eccentricità del suo personaggio, del tutto confacente al tono smodato del film di Chazelle, è una vera e propria chicca destinata a rimanere negli annali della storia recente.
Nonostante venga riconosciuto principalmente per il suo ruolo nella trilogia di Raimi, Maguire è l’esempio di attore hollywoodiano che ha saputo reinventarsi, senza lasciarsi assorbire dal suo personaggio più celebre: Tobey è riuscito a comprendere il proprio potenziale di attore e a regalarci interpretazioni indimenticabili. D’altronde, “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
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