Un’America raccontata in termini satirici facendo grande uso di ironia e stereotipi, ma anche il viaggio di iniziazione di una giovane ragazza che sceglie di mettere al primo posto i suoi desideri per vivere la sua vita. The sweet east riesce ad unire questi due elementi in una poesia visiva brillante e dinamica.
Il film è l’esordio alla regia del direttore della fotografia Sean Prince Williams, ed è stato presentato al Biografilm Festival 2024 nella sezione (di cui è risultato anche vincitore) “Beyond fiction – oltre la finzione”. Questa categoria aveva come proposito quello di esplorare pellicole che si avventurassero in dimensioni surreali e in cui i confini tra realtà e immaginazione si sovrapponessero e confondessero fino quasi a sparire. Coinvolgente e spiazzante, The sweet east rispetta alla perfezione questi parametri, mettendo in scena un racconto picaresco che vede come protagonista la giovane Lillian, studentessa di scuola superiore insoddisfatta della sua vita che coglierà la possibilità di scappare, nel senso letterale del termine, dal tedio della sua quotidianità.
Nel corso di una gita scolastica una serie di eventi porta Lillian, mentre è fuori in un locale di sera, ad abbandonare il suo gruppo di amici. Da quel momento si susseguiranno diverse avventure. La ragazza viaggerà lungo la costa orientale degli Stati Uniti e farà la conoscenza di molte persone; passerà attraverso realtà estremamente variegate le une dalle altre, saltando da gruppi punk a riunioni di neonazisti (e il legame particolare con uno di loro, che si svilupperà sempre a vantaggio di Lillian) e diventerà infine una star cinematografica (la vedremo al fianco di Jacob Elordi).
Scegliere sé stessi
Ciò che rende il racconto caratteristico è la mancanza di un grande coinvolgimento emotivo della protagonista a fronte degli eventi, spesso anche traumatici, che si trova a vivere. Al contrario, fin da subito il suo personaggio sembra caratterizzato da una grande apatia che da un lato può esser vista come la cifra caratteristica delle nuove generazioni, dall’altro può essere semplicemente segno di una straordinaria intelligenza da parte di qualcuno che si trova in situazioni di difficoltà e sceglie di non farsi dominare dalle emozioni e fare la scelta migliore a livello pratico.
Lillian mette sé stessa al primo posto e il podio delle sue priorità è confermato nel corso di tutto il film. Vuole abbandonare ciò di cui è scontenta (la sua vita quotidiana e la relazione con il fidanzato Troy). Nel momento in cui le sue avventure hanno inizio continua a dare importanza solo ai suoi desideri, talvolta incurante dei possibili danni che può provocare alle persone con cui di volta in volta si relaziona. È conscia del grande potere che una ragazza possa avere nel lasciar parlare gli altri e apparire ai loro occhi come ciò che loro vorrebbero. E al momento più opportuno riprendersi la propria libertà e la propria immagine.
La libertà è appunto un tema centrale del racconto: la libertà di essere ciò che si vuole di volta in volta, di vivere esperienze nuove, gratificanti, di scoprire il mondo e anche di adottare un po’ di (a volte) sano egoismo.
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