Attenzione: questo articolo contiene spoiler sul film in questione.

DALLE FIERE DANTESCHE A UN SACRIFICIO DA BACCANTI

Nel 2016 il regista danese Nicholas Winding Refn ha deciso di dividere in due fazioni opposte critica e pubblico, con un’opera tanto particolare quanto controversa. Già dalla sua partecipazione al Festival di Cannes, The Neon Demon è stato in grado di generare applausi e fischi, guadagnandosi un posto d’onore tra le pellicole più bizzarre degli ultimi anni. Tuttavia, a prescindere dalle proprie opinioni sulla materia, è importante ricordare (e, se volete, ammirare) come The Neon Demon riesce a sviscerare i più oscuri segreti dell’industria della moda, il tutto attraverso una regia simbolica e affascinante.

La storia segue la giovanissima modella Jesse (Elle Fanning) e la sua scalata nel mondo della moda, mentre la competizione è al massimo dei livelli. È accompagnata nella vicenda da Ruby (Jena Malone), una truccatrice, e da due modelle affermate, Sarah (Abbey Lee) e Gigi (Bella Heathcote), tre donne che si riveleranno senza scrupoli, gelose dell’innocenza e della naturale bellezza della ragazza. Tra servizi fotografici e sfilate psichedeliche, Jesse diventerà bersaglio della violenta gelosia delle compagne, che, alla fine del film, finiranno addirittura per mangiare il suo corpo, come in una sorta di rituale pagano. Oggi siamo qui per scavare a fondo nella pellicola, portando alla luce metafore e simbologie che, inevitabilmente, hanno a che fare con l’universo femminile.

LE TRE FIERE E L’UNIVERSO DANTESCO

Al momento del suo ingresso nel mondo della moda, Jesse conosce tre donne, Ruby, Gigi e Sarah, affermate già da tempo e subito gelose della sua bellezza. Questi tre personaggi hanno un valore molto più profondo di ciò che possono mostrare in superficie: simboleggiano infatti le tre fiere che si parano davanti agli occhi di Dante nella cantica dell’Inferno della Divina Commedia. Solo che, in questo caso, Jesse si lascia accompagnare: Ruby è la lonza, simbolo di lussuria, e prova chiaramente un forte desiderio sessuale nei confronti di Jesse; Gigi è il leone (o la leonessa, se preferite), simbolo di superbia, che riempie i suoi sguardi glaciali; infine, Sarah è la lupa, l’avidità più pura, e sarà lei a trionfare sulle “rivali”, essendo l’unica ad ottenere veramente qualcosa dal massacro.

I riferimenti all’universo dantesco, tuttavia, non si fermano qui. Anzi, l’intera ambientazione di Los Angeles è un’allegoria alla città infernale per eccellenza, Dite, in cui dimorano gli angeli caduti. Dite è una città malata, priva di una qualunque moralità, luogo di peccato e violenza. Infine, va azzardata l’ipotesi che le tre donne siano un rimando a Cerbero, il cane a tre teste che sorveglia l’ingresso alle fiamme degli Inferi.

COLORI, FORME E SIMBOLI

La metà esatta del film corrisponde alla scena surreale di una sfilata, in cui vediamo apparire forme, luci e colori intermittenti su uno sfondo completamente nero: è il momento della transizione di Jesse verso la nuova sè stessa, modella splendida in competizione con le altre e affamata di successo. Si susseguono luci e colori, forme triangolari combinate in tutti i modi possibili. Prevale il triangolo rovesciato, simbolo da sempre associato al mondo femminile, ma anche al male, in quanto opposto al triangolo della Trinità. La forma si tinge di rosso, come il sangue in cui Jesse finirà per morire, e all’interno di esso appare la ragazza, nella nuova versione di sé. È infatti spesso usato anche l’espediente dello specchio, per indagare sulla doppia natura dei personaggi, non solo su quella della protagonista. E infine i colori, vivaci e taglienti, che, con una strizzata d’occhio al Suspiria di Argento, portano con sé dei significati particolari e accompagnano l’enorme metafora del film stesso. All’inizio della storia, Jesse è una ragazza innocente, bellissima, indossa spesso abiti chiari, posa per il suo primo servizio fotografico ricoperta di oro. A questa prima fase della sua vita corrisponde il colore blu, che troviamo spesso associato alla sua figura, ma soprattutto nel primo segmento della sfilata. È un blu calmo e delicato, che si riflette negli occhi azzurri di Jesse. Abbiamo poi il rosso, bellissimo ma esplosivo, violento, strettamente legato al sangue. Un colore che viene accostato spesso alla protagonista, ma che simboleggia la sua discesa nell’oscurità e poi la sua morte. Jesse ha iniziato a spingersi oltre, ed esattamente allo scoccare della metà della pellicola, avviene il suo passaggio attraverso lo specchio, mentre i neon diventano rosso sangue, e il demone di cui leggiamo nel titolo del film prende vita. Il demone della bellezza avvolge Jesse, il narcisismo prende il sopravvento, la giovane ragazza è portata sulla strada dell’avidità e dell’egocentrismo, ancora una volta accompagnata dal triangolo rovesciato del male, a simboleggiare il carattere demoniaco della trasformazione.

ANTROPOFAGIA E LEGAMI CON LE BACCANTI DI EURIPIDE

Jesse è un eroe tragico, protagonista della vicenda che la porterà alla morte in una pozza di sangue, lo stesso che cola dal suo corpo nella prima scena del film. Le tre donne che incontra sono talmente ossessionate da lei, dalla sua innocenza e bellezza angelica, da arrivare a farsi pervadere dalla follia. Proprio come le baccanti, le donne che nell’antica Grecia celebravano i riti dedicati a Dioniso, Ruby, Gigi e Sarah si abbandonano ai più bassi istinti umani. Le tre fiere uccidono Jesse, poi, grazie a una scena allo stesso tempo terrificante e meravigliosa, il regista ci fa capire che le donne hanno fatto a pezzi il corpo della povera ragazza per mangiarlo e fare il bagno nel suo sangue. Vediamo Ruby sdraiata in una vasca piena fino all’orlo, mentre Gigi e Sarah sono intente a lavarsi sotto la doccia, sulle cui pareti scorrono rivoli di sangue. Lo scopo di questo pseudo rituale pagano è assorbire la bellezza della ragazza, affinché appartenga a loro per sempre. Jesse è Penteo, l’eroe tragico delle Baccanti di Euripide, che verrà ucciso da un gruppo di donne divenute folli per volere di Dioniso. Penteo viene indotto a intrufolarsi tra le baccanti per spiarle, ma il dio dirigerà la loro follia sull’uomo ingenuo, esattamente come accadrà alla giovane Jesse. Eppure, il rituale non è destinato ad avere successo. Ruby e Gigi, infatti, finiscono per morire anche loro, ed è soltanto Sarah a uscire viva dal massacro. E così la “modella-baccante”, l’avida lupa di Dante, si allontana dallo spettatore verso la sua carriera nella moda, ora che porta dentro di sé la bellezza tanto a lungo desiderata.

Fin dalla sua uscita, The Neon Demon è stato capace di dividere gli animi, tra chi lo considera un’opera visionaria e affascinante e chi lo ritiene un “delirio di onnipotenza” da parte del regista. Al di là del gusto personale, va evidenziato come la pellicola sia portatrice di significati molto profondi, che non riducono le interpretazioni a ciò che abbiamo riportato in questo articolo. Esattamente come una congrega di streghe, il mondo della moda apre le sue porte allo spettatore, con i suoi intrighi, delitti e menzogne. È risaputo che la vita di una modella sia impegnativa, ma si può rivelare addirittura letale, piena com’è di feroce competizione e continuo “ricambio” generazionale. Il mondo della moda accoglie giovani donne con la promessa di successo, ma subito le distrugge, fagocitando la loro persona in nome di qualcosa di più grande, forse proprio un demone. Dopo aver visto The Neon Demon, ciò che ci resta è la consapevolezza che il male ha trionfato, in un mondo creato per le donne, ma in cui le donne finiscono inevitabilmente per morire.

Questo articolo è stato scritto da:

Renata Capanna, Redattrice