Ormai l’estate è finita, settembre è arrivato e le temperature si stanno piano piano abbassando. È giunta l’ora di lasciarsi alle spalle il caldo torrido di agosto e prepararsi ai lunghi pomeriggi autunnali, magari con una bella pioggia rinfrescante che batte sulle finestre. Come affermano molti amanti della cosiddetta “spooky season”, settembre non è altro che la vigilia di Halloween; chi ci impedisce allora di iniziare a pensare alla festa autunnale per eccellenza? E cosa c’è di meglio di un bel film per inaugurare il periodo più freddo dell’anno?
Se siete amanti delle storie dark al femminile ricche di pozioni d’amore, tarocchi, abiti meravigliosi, ma con una buona dose di horror anni ‘70, abbiamo ciò che fa per voi! Mettetevi comodi sul divano, magari con la prima tisana della stagione, e lasciatevi ammaliare da Elaine, la strega dell’amore.
Erbe, pozioni e filtri d’amore in una riflessione sui ruoli di genere
Un’auto decappottabile sfreccia su una strada tutta curve immersa nel verde, alla guida una giovane donna sola con una sigaretta tra le labbra e una spolverata di ombretto azzurro sugli occhi scuri. Vestita di uno splendido abito rosso, la ragazza è pronta per iniziare una nuova vita, in un posto del tutto nuovo dove nessuno la conosce, dove forse riuscirà a trovare il suo vero amore dopo un matrimonio fallito.
Elaine è una donna dal fascino irresistibile, alla sua vista qualunque uomo cade in ginocchio e rimane ipnotizzato. È proprio lei la “love witch” nel titolo del nostro film: una strega alla disperata ricerca dell’amore vero, dell’uomo che possa amarla “tanto quanto lei è in grado di amare”. Tuttavia, non è così facile trovare il proprio principe azzurro: non bastano uno sguardo ipnotico, una cena deliziosa o una notte di passione, nemmeno donare completamente corpo e anima sembra essere sufficiente. Presto Elaine conosce Wayne, un affascinante professore universitario che si innamora immediatamente di lei e la porta nella sua baita tra i boschi. Qui la donna decide di preparare un potente filtro d’amore che poi fa bere all’uomo con l’inganno: ma qualcosa non va secondo i piani e la mattina dopo Elaine trova Wayne morto nel suo letto. Distrutta dal dolore, ma anche delusa perché l’uomo si è rivelato “debole e non abbastanza virile”, la nostra protagonista seppellisce il corpo convinta di non poter essere rintracciata. Eppure, la scomparsa di Wayne viene notata e denunciata da uno dei suoi colleghi, e gli investigatori del corpo di polizia non impiegano molto tempo a trovare il corpo dell’uomo e gli strumenti di stregoneria disseminati intorno. Inizia così una caccia alle streghe, lungo la quale lo spettatore non può che farsi una sola domanda: riusciranno gli uomini della polizia ad arrestare Elaine senza farsi totalmente ammaliare dal suo enorme potere?
Oltre all’affascinante tema della stregoneria e dei rituali magici, The Love Witch riesce nell’intento di farci riflettere sui ruoli di genere contemporanei. Il personaggio di Elaine è totalmente sottomesso all’amore dell’uomo, rifiuta qualsiasi presupposto legato all’identità di genere, piuttosto preferisce plasmare la propria personalità per adeguarsi all’amante di turno. Tuttavia, questo suo concedersi completamente la porta inevitabilmente alla distruzione, propria e degli altri. Infatti, tutti gli uomini che lei conquista finiscono per cadere vittime dell’ossessione, della follia, o addirittura vengono fatti fuori senza troppi scrupoli. La riflessione di The Love Witch non nasconde però intenti di insegnamento, ma è dominata dall’erotismo e da un ironico sguardo sul dominio maschile nei confronti del corpo femminile.
Non posso credere che non sia Mario Bava!
Regista, sceneggiatrice, costumista, scenografa, montatrice, Anna Biller ha dedicato tutto il suo amore per il cinema nella realizzazione di The Love Witch. Girato nel 2016 in 35mm, il film è stato poi tagliato e montato a mano dalla regista stessa, una pratica che nell’era del digitale può sembrare assurda e incredibilmente costosa, ma che denota una passione non da poco. Biller ci dimostra quanto sia grande questa passione per un certo tipo di cinema all’interno di ogni singola scena di The Love Witch: la sua attenzione a ogni dettaglio dell’estetica da b-movie anni ‘70 ci riporta indietro a un cinema che il grande pubblico ha un po’ dimenticato, amato solo da alcuni appassionati. Ma Anna Biller non riprende soltanto gli aspetti più interessanti, come i voiceover, gli zoom alla Mario Bava o il sangue di colore rosso acceso quasi arancio di Dario Argento; anche i difetti di questo cinema trovano spazio nel film, primo tra tutti la trama semplicissima (quasi scarna) che si sarebbe potuta risolvere nella metà della durata effettiva della pellicola. E invece, la regista sceglie di diluire e intervallare l’azione con scene in cui vediamo strani rituali svolgersi nei boschi, o sequenze in cui l’erotismo occupa un posto centrale. Insomma, Anna Biller attinge a piene mani da un cinema da sempre basato sul compiacimento dello sguardo maschile, e lo fa suo con un’ironia e una grinta uniche. The Love Witch trae la sua forza dalle scenografie, dai costumi, da un’estetica coloratissima e meravigliosa da guardare: perfetta per un piovoso, grigio pomeriggio d’autunno!
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