Cinefilia. Con questo termine, per definizione, si intende l’adorazione per il cinema e per la sua storia. La cinefilia è una forma di passione per il mezzo cinematografico in grado di conquistare il cuore dell’uomo in modo totalizzante. 

 

Come per altri tipi di amore, le forme di espressione della cinefilia sono molte: avere il mito della sala cinematografica e continuare a frequentarla con regolarità può esserne un esempio, così come collezionare DVD andando alla ricerca delle copie più rare ed introvabili. Quando pensiamo ad un cinefilo ci viene in mente qualcuno che svolge tutte queste attività, in più legge libri sul cinema, ascolta podcast sul cinema, frequenta i festival di cinema, insomma vive di cinema. 

The lost notebook

The lost notebook, opera seconda della regista danese Ida Marie Gedbjerg Sørensen, è stato presentato al Biografilm Festival 2024. La regista ci racconta la storia reale del suo ritrovamento, durante i suoi anni di studio in Ungheria, di un vecchio quadernetto colmo di annotazioni a proposito di film. Il taccuino era infatti appartenuto ad un vecchio operaio la cui vita era stata scandita dal culto del cinema, e la sua cinefilia si manifestava soprattutto nel suo prender nota, volta per volta, di ogni pellicola guardata. Questa scoperta porta Ida Sørensen a mettersi in contatto con i familiari dell’uomo e a ricostruire con loro la storia di una vita e di un paese tramite l’analisi di 52 anni di appunti sistematicamente organizzati. 

La vita di Istvan

Attraverso le testimonianze i pezzi si ricompongono e una figura prende forma, sia nelle sue caratteristiche ma soprattutto nelle sue relazioni con gli altri. Di Istvan sappiamo come amasse particolarmente i film d’azione americani, di come si fosse preso cura del giovane nipote Attila e come visioni collettive dei suoi DVD preferiti fossero un suo grande modo di esprimere affetto.

In effetti The lost notebook è anche un perfetto esempio del modo in cui un’azione vista come individuale per natura, la visione cinematografica, possa nei giusti contesti riuscire ad unire le persone invece che costituire una forma di evasione. Questo vale soprattutto per la famiglia dell’operaio, estremamente frammentata e divisa sotto molti aspetti, ma i cui membri erano legati dalla medesima passione condivisa con meticolosità. 

All’interno della ricostruzione storica, sempre partendo dagli appunti, viene anche reso omaggio all’Ungheria e al vissuto dei suoi cittadini, citando ad esempio il traumatico evento della rivoluzione del 1956. Tramite questo interessante tipo di approccio si ha l’opportunità di studiare l’impatto di grandi avvenimenti storici sulle singole vite degli uomini, e in questo caso è stato possibile vederne gli effetti sulle abitudini di visione Istvan.

Attraverso il filtro della cinefilia ci vengono raccontate le vicende di una famiglia, la storia di un popolo, la vita di un uomo. The lost notebook è un omaggio all’amore per il cinema nella sua forma più pura, e la poetica che sottende al racconto messo in scena è la magia delle piccole abitudini, apparentemente poco degne di nota ma in realtà cariche di forza eversiva e straordinaria passione. 

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Gaia Fanelli,
Redattrice.