La serie tv The Handmaid’s Tale sembra proprio essere una serie destinata a segnare quest’epoca, testimoni gli innumerevoli premi che ha vinto: due Golden Globale (2018 – Premio migliore attrice in una serie TV drammatica a Elisabeth Moss; 2018 – Premio migliore serie TV drammatica), un premio BAFTA (2018 – Premio miglio serie) e 11 Emmys (tra cui Migliore Attrice Drammatica: Elisabeth Moss, protagonista nel ruolo di Offred; Migliore Sceneggiatura; Migliore Serie Drammatica; Migliore “Guest Star” femminile: Alexis Bledel, nel ruolo di Ofglen; Migliore attrice non protagonista: Ann Dowd, nel ruolo di Aunt Lydia). 

Potremmo dire che si tratta di una serie quasi inattaccabile, indipendentemente dai gusti, dalla scrittura fino alla colonna sonora. A ciò si aggiunge un cast eccezionale: da Elisabeth Moss, passando per Alexis Bledel e Yvonne Strahovski.

DAL ROMANZO ALLA SERIE TV

La serie è una trasposizione del romanzo Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood pubblicato nel 1985. Prima di diventare una serie tv, il romanzo era già stato oggetto di varie trasposizioni. La prima volta è stato a teatro, dove ha debuttato pochi anni dopo la pubblicazione, mentre nel 1990 è stata la volta del grande schermo, con un film di Volker Schlöndor. La serie tv The Handmaid’s Tale, disponibile su TimVision, è invece il primo adattamento televisivo de Il Racconto dell’Ancella.

L’autrice del romanzo ha messo mano alla sceneggiatura della serie, ed eventuali modifiche o aggiunte sono quindi state approvate, se non scritte, direttamente da lei. Inoltre, l’autrice aveva il desiderio di partecipare a una puntata, e infatti nell’episodio pilot appare nei panni di una delle Zie, le donne anziane a cui è affidato il compito di gestire le ancelle.

IL LINGUAGGIO VISIVO IN GILEAD

La serie è ambientata in un futuro distopico ma che non sembra così lontano dalla realtà, in una nazione la cui la piaga peggiore è l’infertilità delle donne. La società viene riorganizzata da dei leader e divisa in nuove classi sociali. A Gilead le donne sono tremendamente sottomesse: è vietato loro leggere, lavorare, avere possedimenti in denaro o proprietà. Per ogni trasgressione alla legge sono previste tremende punizioni fisiche: la lettura per esempio comporta il taglio di un dito e, se il fatto si ripete, di una mano.

La protagonista vede la sua vita cambiare radicalmente in pochi istanti: non è più June, madre, moglie, lavoratrice e donna libera, ma è Offred, Ancella di Fred Waterford. 

L’organizzazione della società nella Repubblica di Gilead è chiara, i ruoli sono rigidi e facilmente riconoscibili. Le differenze tra i gruppi sono rappresentate sullo schermo prevalentemente mediante codici visivi e comportamentali, e tutti i personaggi sono sempre riconoscibili nel loro ruolo grazie agli abiti che indossano. Le Mogli, ad esempio, vestono di azzurro e hanno potere decisionale limitatamente all’ambito familiare. Le Marte sono vestite di verde e si dedicano ai lavori domestici. Le Ancelle portano un vestito rosso e un copricapo bianco, comprano il cibo e passeggiano, oltre a mettere a disposizione il proprio corpo per la riproduzione. Le Zie hanno abiti marroni e sono donne di età più avanzata che hanno il compito di educare le Ancelle (ruolo che svolgono con una severità militaresca).

I guardaroba maschili sono invece più orientati ai colori scuri, basti pensare ai Capitani che indossano divise nere. Sono loro che hanno organizzato la rivoluzione e che detengono ora il potere politico ed economico. Le uniformi non hanno solo un valore distintivo, ma portano con sé significati ben precisi, come ha dichiarato in un’intervista la costumista Natalie Bronfman: il rosso delle ancelle rimanda alla fertilità, alla vita, alla passione e al tempo stesso al pericolo; il verde pacato delle Marte rimanda alla speranza, alla pace e alla tranquillità nell’arte cristiana, ma anche alla cura; infine, l’azzurro delle Mogli richiama in parte l’iconografia sacra, al colore del cielo, della spiritualità e della Madonna, che concepì senza compiere l’atto sessuale.

Bisogna comunque notare che se le uniformi aiutano ad inquadrare il ruolo che il personaggio ricopre, in certi momenti di intimità tra i personaggi la serie è pronta a sorprenderci e a far emergere le diverse caratteristiche di ogni personaggio, dimostrando come in realtà si tratti di un ordine fisso e immutabile solo in apparenza.

Margareth Atwood durante le riprese della serie tv

DALLA FICTION ALLA REALTÀ

Il romanzo aveva destato numerose polemiche per la durezza delle tematiche trattate, tanto che alcune scuole superiori americane ne avevano vietato la lettura. Tuttavia, l’autrice stessa ha affermato di non aver inventato nulla, ma che anzi le pratiche da lei descritte sono state realmente messe in atto contro le donne in vari periodi storici.

Il contesto in cui è stata proposta la serie al pubblico ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale nel suo successo. La serie è stata infatti trasmessa nel 2017, anno dell’elezione di Donald Trump. Già durante i suoi primi cento giorni di presidenza, alcuni diritti dati per acquisiti sono stati messi in discussione, e la coincidenza fra l’atmosfera connessa all’elezione del nuovo Presidente e la messa in onda della serie tv ha prodotto una serie di effetti nella lettura e nell’interpretazione delle vicende narrate. Proprio per questo, quella parte del movimento femminista statunitense che di solito si attiva contro i provvedimenti del governo ha trasformato immediatamente questa serie in un simbolo culturale di resistenza.  

Il primo simbolo di lotta ispirato dalla serie è senza dubbio la divisa dell’ancella, basti pensare alle donne che hanno protestato contro la legge sull’aborto vestite da ancelle. La prima volta nel marzo 2017, in Texas, le donne sono entrate silenziosamente in senato per protestare contro una nuova legge che avrebbe limitato fortemente il diritto all’aborto, permettendo addirittura ai medici texani di mentire alle future madri in caso di malformazione del feto per impedirgli di ricorrere alla possibilità, in quel caso garantita, di interrompere la gravidanza. Di nuovo, il 13 Giugno 2017 hanno invaso il parlamento dell’Ohio manifestando contro un’altra proposta di legge tesa a rendere più difficile il ricorso all’aborto in quello stato. In questo caso le manifestanti hanno protestato in totale silenzio, lasciando che fossero i loro abiti a parlare. Il 17 Aprile 2021 è successo invece in Italia: duecento persone si sono trovate a manifestare contro la proposta del Piemonte di aprire sportelli di associazioni antiabortiste nelle Asl. 

Sui social ha anche iniziato a circolare un hashtag che fa riferimento alla serie: #Nolitetebastardescarborundorum. Nella serie infatti la frase in latino Nolite te basterdes carborundorum (“Non lasciare che i bastardi ti schiaccino”) viene ritrova dal personaggio di Offred incisa nella sua camera, traccia di un’ancella che era stata lì prima di lei e che vuole spingerla a continuare la sua ribellione. Un messaggio che la conforta e la fa sentire meno sola, facendola riflettere su come stiano vivendo tutte la stessa situazione.

Così, la divisa dell’ancella è entrata pian piano nell’immaginario collettivo, uscendo dai limiti della serie tv, tanto che in alcune manifestazioni, gruppi di donne che la indossavano hanno dichiarato di non aver mai guardato tutte le stagioni della serie o di non aver mai letto il romanzo.

PROTESTE MA NON SOLO

Nel 2019 Kylie Jenner ha organizzato una festa a tema per il compleanno della sua migliore amica, ispirato a The Handmaid’s Tale. “Welcome to Gilead” diceva festosa in una delle sue storie su Instagram. Tutto era curato nei minimi dettagli: le amiche in tuniche rosse, le cameriere in verde che servivano cocktail con nomi come Praise Be Vodka e Under His Eyes Tequila. Gli invitati maschi erano chiamati con l’appellativo di Commander (comandante), le donne con il composto “of” più il nome dell’accompagnatore, proprio come nella serie in cui ogni donna perde il proprio nome e deve derivarne uno dall’uomo che la possiede. Kylie Jenner fu fortemente criticata sui social, e la festa fu ritenuta inopportuna a causa delle tematiche trattate.

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Cristiana Agosta, Redattrice