La Panavision è una società americana di apparecchiature cinematografiche nata nei primi anni 50 in California. Fu stata fondata nel 1953 da Robert Gottschalk, Richard Moore, Meredith Nicholson, Harry Eller, Walter Wallin, e William Mann per la produzione di obiettivi adatti alla proiezione dei formati anamorfici durante l’ascesa del widescreen nel cinema degli anni 50. Grazie al successo iniziale negli anni ha ampliato l’offerta dei suoi prodotti venendo incontro alle esigenze dei registi moderni con apparecchiature sempre all’avanguardia e affidabili. Ad oggi rappresenta uno dei marchi storici nel cinema mondiale e uno dei punti di riferimento per quanto riguarda la qualità di immagine dei suoi sistemi di ripresa. Nel 1972 ha contribuito a rivoluzionare il cinema con la cinepresa Panaflex 35mm e successivamente con la Millenium XL (1999) e la Genesis (2004). A differenza di molti produttori come Sony o Blackmagic, il business di Panavision è svolto esclusivamente tramite il noleggio, l’azienda possiede l’intero inventario e questo le permette di aggiornare costantemente i suoi prodotti senza preoccuparsi del valore finale dei suoi prodotti.
Questo è il primo di tre articoli dedicati alla storia di questa azienda, ai suoi prodotti più importanti e alle innovazioni introdotte dalle persone che ci hanno lavorato. Vedremo chi era il fondatore della Panavision e quali soluzioni offrì nei primi anni 50 ai produttori cinematografici nel campo della ripresa e della proiezione.
Chi era Robert Gottschalk?
Robert Gottschalk (1918-1982) era figlio di un architetto di discreto successo e l’agiatezza della famiglia gli ha permesso di sviluppare il suo interesse per il cinema. Si è laureato in Cinema e Arte presso il Carleton College in Minnesota prima di trasferirsi in California e diventare un filmmaker. All’inizio lavorò in un negozio di fotografia e successivamente conobbe e collaborò con l’azienda che produceva le attrezzature per riprese subacquee di Jacques-Yves Cousteau. In quel periodo le riprese grandangolari erano difficili a causa dell’assenza di lenti e formati adatti, nacque il CinemaScope (formato cinematografico più “largo”) che fu acquistato e diffuso dalla 20th Century Fox. Per rispondere alla crescente richiesta di sistemi di riproduzione compatibili, Gottschalk collaborò con diversi colleghi per la progettazione, produzione e vendita di obiettivi da proiezione con il nome di Panavision, utilizzando ottiche prismatiche invece che cilindriche. Successivamente creò numerosi sistemi di ripresa che gli valsero due volte l’Oscar, la prima nel 1960 per lo sviluppo della MGM Camera 65, la seconda nel 1978 per la creazione della cinepresa Panaflex. Fu assassinato nel 1982 dal suo compagno Laos Chuman.
Il cinema degli anni 50 e i primi anni della Panavision
Nei primi anni 50 il cinema era minacciato dalla televisione che, data la sua comodità e l’ampia offerta, aveva ridotto l’afflusso al botteghino. Iniziò un periodo di sperimentazione di nuove tecniche cinematografiche per attirare il pubblico in sala. Film a colori, tridimensionali, audio a più canali e formati widescreen rappresentavano i tentativi di offrire qualcosa in più nell’esperienza cinematografica ma al contempo facevano lievitare vertiginosamente i costi di produzione.
Il formato anamorfico è la tecnica di girare in formato widescreen utilizzando un negativo da 35mm o altri formati con un rapporto d’aspetto non widescreen. L’immagine viene “stirata” per riempire tutto il fotogramma e poi riconvertita in fase di proiezione. Questo processo nacque nella Prima guerra mondiale per fornire una visuale più ampia nei periscopi dei carri armati e fu utilizzata per la prima volta in ambito cinematografico nel 1927 da Claude Autant-Lara per girare il cortometraggio Construire un Feu.
In questo periodo il sistema più promettente per proiettare formati così ampi era il Cinerama che nella sua concezione iniziale richiedeva tre cineprese in fase di ripresa e tre proiettori per la proiezione che, incrociando le immagini, permettevano di ottenere una superfice maggiore rispetto ai formati standard. Questo portava però degli svantaggi come un allineamento non perfetto delle immagini proiettate o problemi di coordinamento e logistica in fase di ripresa a causa delle tre cineprese azionate in contemporanea. La 20th Century Fox cercò una soluzione più semplice ed economica e acquistò i diritti per il sistema CinemaScope, che utilizzava lenti anamorfiche in grado di riprendere con un’unica cinepresa formati widescreen. La proiezione, convertita con una lente anamorfica, permetteva di avere un aspect ratio di 2.55:1 doppio rispetto al classico 1.37:1. Il primo film girato con il Cinemascope fu La tunica nel 1953. Le lenti utilizzate in questo processo venivano prodotte dalla Bausch & Lomb che, data l’elevata richiesta, non riusciva a soddisfare tutti gli ordini in tempo. Appresa questa notizia, Gottschalk decise di creare una lente adatta alla proiezione di entrambi i formati: il Panavision Super Panatar!
Il Panavision Super Panatar anche chiamato “Gottschalk Lens” presentava un prisma variabile che permetteva ai proiezionisti di proiettare dal formato anamorfico 2.66:1 a quello di 1.33:1 girando solamente una ghiera per adattare l’aspect ratio della pellicola. Questo permise a tantissimi cinema di proiettare i formati widescreen senza spendere in costose apparecchiature o modifiche. Nacque così la Panavision.
Incoraggiati dal rapido successo del Panatar, venne sviluppato il Micro Panatar, un obiettivo pensato per il lavoro svolto in camera oscura nello sviluppo delle pellicole. Prima di questa innovazione gli studios che lavoravano con il formato anamorfico dovevano girare con una seconda cinepresa per ottenere una versione adatta ai cinema non equipaggiati per il CinemaScope. Il Micro Panatar permetteva ai laboratori di sviluppo di creare in modo semplice ed economico una versione non anamorfica dai negativi di 65mm e anche di effettuare il processo inverso partendo da un 35mm anamorfico per creare un 70mm. Nonostante la produzione artigianale e l’eccellenza nella qualità la Panavision riusciva a contenere i costi ottenendo una solida reputazione.
In tutta questa euforia per il formato widescreen non mancavano di certo problemi in fase di ripresa: purtroppo gli obiettivi dell’epoca avevano un grande difetto nei primi piani, con una ripresa ravvicinata si andava a creare una aberrazione ottica chiamata “the mumps” a causa della perdita del potere anamorfico della lente. Il centro dell’immagine risultava meno “strizzato” e quindi il soggetto principale doveva essere posizionato a destra o a sinistra del fotogramma per evitare che venisse ripreso in modo distorto. Panavision trovò una soluzione a questo problema aggiungendo una lente rotante mossa in sincronia con l’anello della messa a fuoco. Questo eliminava la distorsione nei primi piani permettendo una ripresa naturale con la fotografia anamorfica. L’Auto Panatar venne presentato nel 1958 e fu rapidamente adottato da tutte le produzioni rendendo obsolete le lenti del sistema CinemaScope. Ben presto Panavision divenne sinonimo di “Widescreen” e vinse il primo Oscar al merito tecnico e scientifico.
Nel 1954, collaborando con la MGM, venne sviluppata la MGM Camera 65, formata da un sistema di telecamere Mitchell da 65mm con un aspect ratio di 2.76:1 e venne utilizzata fino al 1966 per 10 film in totale aldilà del nome altisonante. Tra i grandi film girati con questo sistema troviamo Ben Hur, The Greatest Story Ever Told, Battle of the Bulge e Khartoum; negli ultimi anni, dopo il film The Hatefull Eight di Tarantino, gli obiettivi di questo sistema sono stati accoppiati a cineprese digitali per girare film come Rogue One e Avengers: Endgame. Le richieste della MGM per un nuovo sistema da 70mm si possono riassumere in 5 punti:
1) Un sistema ad alta definizione con minori curvature e distorsioni rispetto ad altri sistemi.
2) Dettagli e nitidezza sufficienti sul negativo da 65 mm in modo da cui ottenere un’eccellente Cinerama a 3 strisce.
3) Capacità di produrre una stampa con riduzione anamorfica da 35 mm di altissima qualità.
4) Capacità di produrre stampe da 70 mm di qualità estremamente elevata che possono essere proiettate con lenti anamorfiche con un rapporto di aspetto di 3:1 senza audio e 2,7:1 con suono stereofonico a sei tracce sulla stampa di rilascio.
5) Capacità di estrarre una stampa piatta da 35 mm 1,85:1, una stampa anamorfica da 16 mm e una stampa piatta da 16 mm.
Beh, che dire, basta vedere Ben Hur per capire l’altissima qualità offerta da questo sistema! Scene girate in condizioni di illuminazione difficilissime, con il sole alto nel cielo, ombre nette e tantissima differenza di luminosità tra le aree chiare e quelle scure. L’ampio fotogramma, la sua larghezza, regala uno sguardo inedito.
Nel corso degli anni la tecnologia di grande formato della Panavision ha supportato l’arte dietro molti film diventati cult, come Lawrence d’Arabia e 2001: Odissea nello spazio, continuando a spingere i confini verso nuovi orizzonti.
Questo articolo è stato scritto da:
Scrivi un commento