A volte capita di imbattersi in piccole perle nascoste di rara fattezza, poco conosciute e poco ricordate, di cui ti chiedi come sia possibile che con il loro immenso cuore siano finite nel dimenticatoio pur riuscendo a colpire molto di più di altre pellicole ancora oggi venerate.

E’ questo il caso di Tony Arzenta (nome internazionale, Big Guns) del 1973 di Duccio Tessari, un esplosivo Frankenstein di diversi generi e film che la critica accolse anche piuttosto bene al tempo, ma che senza Il Cinema Ritrovato probabilmente non avremmo avuto modo di riscoprire e goderne su grande schermo.

Tessari sotto produzione italo-francese gira la storia di Tony Arzenta (Alain Delon), assassino al servizio di un’organizzazione criminale sulla via del congedo. Non ha fatto i conti con le leggi dei banditi: la risposta dei suoi capi è una vera dichiarazione di guerra.

A pochissimi anni dalla strage di piazza Fontana e – guardando all’estero – subito dopo l’uscita del Il Padrino (1972), i subbugli degli anni di piombo sono trasposti in un’opera a cavallo tra il gangster movie e il poliziottesco, con pennellate a tinte action e sani lampi d’umorismo.

Delon desiderava consacrare la sua fama in Italia (l’anno prima era il protagonista de La prima notte di quiete di Zurlini): oltre ad accettare il ruolo di Tony Arzenta si impegnò anche come produttore, permettendo al regista di trovare adeguati fondi per girare a Copenhagen e lungo tutta l’Italia, dalla Sicilia a Milano.

Cast internazionale dove spicca, ovviamente, un Delon che Tessari è stato furbo a sfruttare sulla scia di Frank Costello faccia d’angelo (a cui preferiamo il nome originale di Le Samourai) di Jean-Pierre Melville uscito nel 1969, affibbiandogli un ruolo pressoché identico (dev’essersi trovato bene: tornerà a lavorare col regista appena due anni dopo in Zorro).

Da sottolineare il personaggio di Carla Gravina – che contro ogni cliché gangsteristico del tempo figura come donna forte e resistente -, il memorabile e a cardiopalma inseguimento in macchina e le musiche di Gianni Ferrio.

Raccomandiamo la visione della versione doppiata in italiano e non quella francese, perché in quest’ultima – molto strano per la Francia – sono stati censurati ben dodici minuti di esplicite violenze visive e carnali.

C’è anche un’esplicita citazione ad Arancia Meccanica di Kubrick. Vi abbiamo convinto a recuperarlo?

Se ti è piaciuto Tony Arzenta, ecco una lista di consigli che fanno al caso tuo:

    • Frank Costello faccia d’angelo (1969), di Jean-Pierre Melville
    • Notte sulla città (1972), di Jean-Pierre Melville
  • Milano calibro 9 (1972), di Fernando di Leo
  • Milano odia: la polizia non può sparare (1974), di Umberto Lenzi
  • Squadra omicidi, sparate a vista! (1968), di Don Siegel

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Alberto Faggiotto, Redattore