Una stessa storia può essere raccontata in tanti modi diversi. Lo sapeva bene lo scrittore Raymond Queneau, quando nel 1947 scrisse il celebre “Esercizi di stile”, libro contenente 99 versioni diverse della stessa storia: alcune lunghe, altre brevi, alcune in prosa, altre in versi, e così via. Lo sa bene Zack Snyder che, dopo aver dovuto abbandonare il progetto di Justice League nel 2017 a causa di una ben nota tragedia famigliare, ha deciso di rimettersi al lavoro e di portare finalmente alla luce la sua personale visione del film del 2017, che all’epoca era stato ultimato con non poche modifiche da Joss Whedon.

In questo caso è davvero bene parlare di visione “snyderiana”: questo nuovo Justice League non è infatti semplicemente una versione estesa del film precedente (quello di Whedon durava un paio d’ore, qui si sfiorano le 4), ma è realmente una pellicola diversa, che adotta una prospettiva differente con cui guardare agli eroi protagonisti. Non a caso molte immagini già viste nel film del 2017 sono qui presenti in forma manipolata, con nuovi effetti visivi, nuovi colori, nuove musiche, nuove atmosfere. Tutto il film è persino stato riadattato in un nostalgico quanto inutile rapporto 4:3.

La storia invece, a grandi linee, è sempre la stessa: dopo la morte di Superman, sacrificatosi al termine di Batman v Superman, una nuova minaccia incombe, dal momento che Darkseid, uno dei Nuovi Dei, ha inviato sulla Terra il suo potente zio Steppenwolf con l’obiettivo di recuperare le tre Scatole Madri che, se riunite, darebbero vita all’Unità, in grado di riplasmare a piacimento il pianeta. Batman e Wonder Woman a quel punto cercano l’aiuto di Aquaman, Flash e Cyborg per dar vita ad una squadra di eroi in grado di contrastare l’invasione aliena.

Fin dal principio ci si rende conto del lavoro che Snyder intende portare avanti: i primi 20’ sono sostanzialmente privi di azione, scene il cui unico scopo è creare un’atmosfera cupa, di disperazione per un mondo che crolla e che ha perso il suo salvatore.

Al contrario il film di Whedon iniziava in medias res, con una convulsa sequenza di combattimento tra Batman e un parademone. Qui, invece, tutto è dilatato, il racconto è arioso, in un lento crescendo di epicità che alla pellicola di Whedon era costantemente negata da tagli grossolani e da un ritmo frenetico.

Laggiù Aquaman, dopo un dialogo con Batman, si tuffava nel mare, qui la stessa cosa avviene con un coro di donne che intona un solenne canto popolare in sottofondo. Certo, il cinema di Snyder è tronfio e pesante, non è una novità, ma al contempo sa imporre uno stile preciso e un notevole afflato epico alla narrazione. Con più tempo a disposizione c’è inoltre più spazio per introdurre i personaggi nuovi, in particolare Flash e Cyborg. Vero è che ciò risulta in un primo atto spropositatamente lungo, ma il racconto ne guadagna in chiarezza e lo spettatore, che finalmente riesce a comprendere qualcosa in più delle motivazioni degli eroi, in adesione empatica.

Indubbio è che la qualità della scrittura rimanga tutto sommato carente (la sceneggiatura è sempre di Chris Terrio, premio Oscar per “Argo”), con dialoghi deboli, significative incoerenze di trama e discontinuità di ritmo (il finale, ad esempio, è decisamente anticlimatico), ma tutto sommato non è una novità per i film di Snyder, un regista che scrive con le immagini, imponendo un’iconografia tanto estrema quanto indiscutibilmente affascinante. Può non piacere, certo, ma Zack Snyder’s Justice League ha la sua forza maggiore proprio nell’unicità dei suoi fotogrammi, espressione di un’idea di eroismo ben chiara, fatta di gravitas e sacrificio.

I film di casa Marvel, con cui il paragone è inevitabile, sono certamente scritti meglio e messi in scena con garbo da registi di mestiere, ma in molti casi (e con le dovute eccezioni!) propongono immagini piatte, indistinguibili le une dalle altre. Il risultato definitivo è sicuramente più equilibrato e rassicurante, ma non può vantare la decisa personalità dei film DC diretti da Snyder, in cui scontri supereroistici scuotono il pianeta e la sala cinematografica (in questo caso, ahinoi, il nostro salotto). Batman v Superman e L’uomo d’acciaio, in tal senso, erano altrettanto iconici, estremi, a loro modo indimenticabili o comunque risaltanti in mezzo alla sovente piattezza del panorama del cinema commerciale contemporaneo.

Zack Snyder’s Justice League, in definitiva, pur condividendo la trama con il film del 2017 ultimato da Joss Whedon, è capace di imporre un nuovo senso alla narrazione e lo fa con un grande spettacolo di immagini, tanto ricco di storture quando di momenti esaltanti, ma indiscutibilmente personale e coraggioso, capace di portare un passo avanti ciò che può essere fatto nell’ambito del supereroismo cinematografico. Hallelujah.

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Jacopo Barbero, Caporedattore