La vita imita l’arte…

Non era il contrario?

L’arte imita l’arte, nel caso di Ti West.

X: A Sexy Horror Story conferma i feticismi metacinematografici del giovane regista classe 1980, attraverso la riproposizione dei topoi fondatori del genere slasher e inserendosi all’interno di una filmografia il cui esordio, a posteriori, assume tutti i caratteri di una dichiarazione d’intenti: The House of the Devil (2009), infatti, era un puro omaggio all’horror ottantino girato appositamente in 16mm per suggerire le atmosfere del tempo, The Innkeepers (2011) calcava – piuttosto pedantemente – i canovacci tipici dell’haunted house, The Sacrament (2013) – probabilmente il suo film più riuscito – rivisitava tramite il found footage il famoso “suicidio rivoluzionario” di Jonestown attaccando così i vari fanatismi religiosi e guru ciarlatani. Nemmeno con il direct-to-video Nella valle della violenza (2016) – sebbene fosse sostanzialmente un western – il regista abbandonava la venatura horror facendo sgorgare sangue a fiotti e impregnando la pellicola di citazionismi evidenti, che spaziavano dalla tradizione spaghetti western a film action appena usciti, come John Wick.

Erano perciò ben nove anni che non vedevamo Ti West nelle nostre sale cinematografiche The Sacrament era stato addirittura presentato nella sezione “Orizzonti” di Venezia 70 -, ma il vizio del totale assillo del regista ai richiami e ai rimandi cinefili non pare essersi consumato.

X, infatti, scopre subito le carte e non nasconde la sua natura di slasher, sin dalla trama: nel 1979 una troupe cinematografica formata dal regista RJ (Owen Campbell), la sua fidanzata Lorraine (Jenna Ortega), i tre pornoattori Maxine (Mia Goth), Jackson (Scott Mescudi, in arte Kid Cudi) e Bobby-Lynne (Brittany Snow) assieme anche al produttore Wayne (Martin Henderson), è diretta verso le zone rurali del Texas intenta a girare un film a luci rosse. Ad ospitarli sarà una coppia di burberi anziani proprietari della fattoria utilizzata come location, Howard (Stephen Ure) e la moglie Pearl (Mia Goth). Dal momento che i due anziani verranno a conoscenza della tipologia del film girato nella loro proprietà, la tranquilla notte di riprese si trasformerà presto in un vero e proprio incubo.

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE

Si resta in linea con la filmografia di Ti West. Nonostante abbia alle spalle una solida casa di produzione come l’A24, che ha fatto della cifra autoriale dei registi ingaggiati il suo stendardo, il regista statunitense decide di non abbandonare le sue ossessioni metacinematografiche: in un gioco di mise en abyme, anche tramite il film che la troupe sta riprendendo, il regista omaggia col suo meccanismo metalinguistico e registico l’estetica grindhouse – fra split screen, zoom out, transizioni in sliding e altri espedienti visivi -, nonché quei film d’exploitation (o “di sfruttamento”) popolari – non a caso – dalla fine degli anni ‘60 e prevalentemente basati su rappresentazioni di violenza estrema, inserite all’interno di contesti esplicitamente sessuali, spesso a basso budget e dall’aspetto visivo sporco e scadente

Inoltre, si va a pescare a piene mani anche dai capostipiti dello slasher partendo dal capolavoro Non aprite quella porta di Tobe Hooper – ma anche dal suo meno citato Quel motel vicino alla palude -, passando per Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter, Tenebre di Dario Argento, Venerdì 13 di Sean S. Cunningham e un po’ tutto il panorama slasher.

NUOVA E VECCHIA CARNE

Da vecchi non potremo più scopare… la vita è troppo breve!

C’è un elemento cardine da sottolineare nel lungometraggio di West, forse quello che dà il via libera all’unico vero grande tema affrontato e su cui M.Night Shyamalan – forse in modo ben più autoriale con The Visit e Old – ha affrontato di recente in due suoi film: Mia Goth interpreta il doppio ruolo di Maxine e Pearl – la cui prostetica le ha richiesto sessioni di trucco di oltre dieci ore -, di vittima e di carnefice, di giovane e seducente ragazza e di anziana psicopatica dalla pelle decadente e raggrinzita, il cui aspetto similtumefatto è volutamente rimarcato. Pearl, infatti, inizia la sua opera di totale mattanza non appena scopre il genere hard del film della troupe, rimanendo stregata dalle carni esposte di Maxine e cercando addirittura di replicarne il makeup: le uccisioni appaiono come uno sfogo dell’Es, introducendo il tema del feroce scontro tra senilità e sessualità. Maxine è per Pearl il simulacro di quella bellezza vivace e genuina che il passare degli anni ci porta via e che vorremmo riottenere come se esistesse il tasto rewind per il tempo trascorso: Pearl non vuole arrendersi di fronte alla consapevolezza della perdita dell’Eros, lo stesso genere della troupe che l’età non le permette più di esperienziare.

QUESTIONE DI ASPETTATIVE E PROSPETTIVE

In questo ultimo lavoro di West, come in The Sacrament, torna l’apprensione del regista per i media, anche se il discorso in questo caso è appena accennato, non si inserisce fluidamente nella racconto e non porta nemmeno a reali ripercussioni narrative, limitando lo spettro di riflessione del film al discorso sullo scontro fra erotismo e senilità.

Va comunque dato a Cesare quel che è di Cesare: X non lesina affatto sulla violenza – tanto da essere costata al film il divieto ai minori di 18 anni – e non manca l’intrattenimento adrenalinico a suon di body count tipico dello slasher. Insomma, gli appassionati saranno tutti soddisfatti, meno invece coloro che si aspettavano una rivisitazione del genere o un prodotto che – visto anche il nome di A24 – potesse rinnovare il portfolio cinefilo di riferimento: questione di aspettative e prospettive.

P.S: non abbandonate la sala allo scorrere dei titoli di coda! Non solo la Marvel, ma anche Ti West ha deciso di inserire una (ormai classica per i tempi che corrono) scena post-credit. Non entreremo nel merito del contenuto, ma accenniamo soltanto al fatto che durante le riprese di X, West ha diretto su sua sceneggiatura anche Pearl, il prequel del film dove Mia Goth tornerà nel ruolo dell’anziana psicopatica. In un’intervista al Los Angeles Times, il regista ha affermato che sarà un melodramma di metà secolo di Douglas Sirk che incontra il Technicolor di Mary Poppins… realizzato come un film Disney folle”. Che sia l’occasione per West di sperimentare con il mezzo cinematografico?

Questo articolo è stato scritto da:

Alberto Faggiotto, Redattore