Il coniglio mannaro non metterà più a rischio la fiera degli ortaggi, ma un altro pericolo è alle porte. Il famigerato criminale Feathers McGraw continua a maturare vendetta verso coloro che l’hanno fatto arrestare. Che stia progettando di evadere? Non sarà certo la patetica gabbia di uno zoo a fermarlo!

Il ritorno di Wallace e Gromit

Prodotto da Aardman Animation e distribuito da Netflix, Wallace & Gromit – Le piume della vendetta (in originale Vengeance Most Fowl) è un lungometraggio animato con protagonisti una delle coppie più amate dell’animazione britannica, il bizzarro inventore appassionato di formaggi Wallace e il suo adorabile cane Gromit, a cui manca solo la parola. Il film è un sequel del fortunatissimo Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro (The Curse of the Were-Rabbit, 2005) e del cortometraggio I pantaloni sbagliati (The Wrong Trousers, 1990).

Wallace, come sempre sommerso di bollette non pagate, ha avuto un nuovo lampo di genio e ha inventato un simpatico gnomo robotico perfetto per tutti quei lavori fastidiosi tra casa e giardino. L’invenzione del padrone non è molto amata da Gromit, che dopo il passaggio dello gnomo ritrova i suoi amati cespugli di fiori completamente potati e trasformati in ordinate siepi dalle forme quadrate. Tuttavia, il piccolo robot riscuote un certo successo nel quartiere, e nel frattempo Wallace inizia a sperare in una brillante carriera da inventore geniale. Ma ecco che improvvisamente lo gnomo inizia a mostrare comportamenti bizzarri e dietro queste stranezze sembra esserci una vecchia conoscenza. Infatti Feathers McGraw, il pinguino criminale che Wallace e Gromit avevano fatto arrestare per il furto del prezioso diamante blu ne I pantaloni sbagliati, pare essere dietro a questa storia: che stia cercando di utilizzare l’invenzione di Wallace per avere la sua vendetta?

Tecnologia e intelligenza artificiale

Siamo sicuri che tutti i fan de La maledizione del coniglio mannaro stessero aspettando questo momento da quando è stato annunciato dai registi Nick Park e Merlin Crossingham. A distanza di vent’anni è naturale che durante la visione di Le piume della vendetta venga in mente il lungometraggio precedente, che attingeva a piene mani dalla tradizione cinematografica horror e ne parodizzava tanti elementi per creare un’opera a suo modo ormai iconica. Magari per alcuni Le piume della vendetta non sarà all’altezza del predecessore, tuttavia risulta comunque un ottimo film d’animazione divertente, godibile, coloratissimo e ricco di spunti di riflessione. Ciò che colpisce più forte in assoluto è l’argomento dell’intelligenza artificiale, affrontato tramite lo gnomo robot di Wallace che cade in mani sbagliate e si trasforma in una macchina da guerra. Ricordiamoci che la verità sta sempre nel mezzo, utilizzare la tecnologia è comodo, ma non deve mai diventare qualcosa di malsano. Per Gromit è sicuramente meglio farsi accarezzare dolcemente dal padrone che da una fredda mano meccanica!

Il tema dell’intelligenza artificiale è particolarmente caldo, soprattutto negli ultimi anni in cui immagini e video generati dall’IA hanno fatto parlare di sé in modi sia positivi che negativi, anche per quanto riguarda il loro impiego in ambito artistico e cinematografico. Fa sorridere che a occuparsi di questa tematica sia un lungometraggio d’animazione realizzato tutto a mano con la tecnica stop-motion, tanto cara alla Aardman e da loro perfezionata negli anni che vanno da Galline in fuga (Chicken Run, 2000) alla fortunata serie Shaun, vita da pecora (Shaun the sheep, 2007-2020). Le piume della vendetta fa dell’animazione claymation il suo punto di forza, ci meraviglia grazie alle bellissime scene d’azione e ai movimenti delle assurde invenzioni di Wallace per avere sempre il tè caldo a colazione. Ma riesce anche a intenerire nel mostrarci il rapporto tra due migliori amici inseparabili, sempre pronti a vivere nuove avventure e a uscirne (di solito grazie al buon Gromit) più forti di prima. Il risultato è un lungometraggio che riesce a intrattenere benissimo, assolutamente da guardare in lingua originale per non perdersi ogni sfumatura dell’accento inglese di Wallace!

Renata Capanna,
Redattrice.