Dopo il grande successo dei cinecomic e, in particolare, del personaggio di Spiderman, l’arrivo di Venom, suo acerrimo nemico nella versione cartacea, era inevitabile. Arrivò così il 2007, anno in cui uscì il terzo capitolo della trilogia dedicata all’arrampica muri diretta da Sam Raimi, pellicola che inizialmente doveva vedere nel personaggio di Sandman (Uomo Sabbia per la nostra penisola) il nemico principale, ma in cui la produzione inserì a forza proprio il simbionte alieno per creare “ciò che i fan avrebbero voluto”. Purtroppo tutti sappiamo come questa manovra causò al film diversi problemi, trasformandolo da “capitolo preferito per i fan” al “capitolo che i fan vogliono dimenticare”. Con l’addio di Raimi e la creazione di una nuova serie di film dedicati all’universo Amazing, il personaggio di Venom venne lasciato da parte.  Fino al 2018, quando un nuovo film raggiunse le sale e a sorpresa di tutti si trattava di una pellicola stand alone dedicata al simbionte, che non era il villain, bensì il protagonista delle vicende.

La pellicola fu un enorme successo di pubblico, ma non si trattava certo di ciò che la gente si aspettava: Venom non era più un villain, bensì un antieroe caratterizzato da un carattere molto più scherzoso della sua controparte cartacea. Un cambiamento che molti fan faticarono a digerire, creando schieramenti opposti tra chi apprezzava la pellicola ed il cambio di toni e chi invece accusava Sony di aver rovinato il personaggio nel tentativo di creare il loro “Deadpool” personale. 

In questa battaglia si inserisce poi la critica specializzata, che critica aspramente la pellicola, bocciandola su quasi tutti i fronti.

Ma le critiche passarono presto in secondo piano, visto il più che positivo esordio ed il grande successo al botteghino che sarebbe continuato per parecchie settimane. Notizie estremamente positive per i produttori, che cominciarono a vagliare la possibilità di creare un loro universo condiviso (formato da diversi antieroi dei fumetti Marvel) e di dare un seguito al film. Si arriva così all’autunno 2021, in particolare al mese di ottobre, nel quale è arrivato in sala il nuovo capitolo dedicato a Venom, questa volta caratterizzato dalla presenza di un altro famoso simbionte: Carnage. Purtroppo però, non tutto è andata per il verso giusto ed il film che è arrivato nei cinema è tutt’altro che il seguito sperato. Vediamo quindi dove la pellicola ha sbagliato questa volta.

UN FILM SENZ’ANIMA

La pellicola inizia poco dopo la fine del capitolo precedente: Eddie Brock (Tom Hardy) e Venom condividono la loro vita, caratterizzata da improvvisi sbalzi d’umore e litigi, mentre cercano di portare a termine un reportage su Cletus Kasady (Woody Harrelson), serial killer rinchiuso in carcere e che, per qualche misterioso motivo, sembra avere un’ossessione proprio per Brock. Dopo alcune sequenze che mettono ben in chiaro l’intenzione di creare un’atmosfera chiaramente scanzonata e tutt’altro che seria, entra in scena il personaggio di Carnage, il quale da inizio alla sua carneficina attirando, però, su di sé l’attenzione di Venom.

Non approfondisco ulteriormente la trama della pellicola poiché quasi nient’altro è presente nel film, soprattutto a causa di una scrittura che probabilmente non sapeva proprio cosa raccontare. Le vicende che dovrebbero portare la trama ad una vera e propria partenza non generano altro che caos, dovuto alla struttura del racconto. Se inizialmente il film si presenta come un poliziesco con elementi da film di supereroi, magari un po’ scanzonato, continua invece presentando una sequenza di gag quasi sconnesse tra di loro, nel quale lo spettatore fatica a trovare un nesso logico o un collegamento e che, inoltre, finiscono per creare in lui un senso di disagio ed imbarazzo (cringe, usando un termine del web). Questo anche perché tutti i personaggi risultano eccessivamente stereotipati e sono caratterizzati da comportamenti talmente assurdi da risultare fuori luogo perfino in un film di questo genere.

Le scene di combattimento vengono relegate ad una decina di minuti per la prima ora della pellicola e vengono affidate esclusivamente al personaggio di Carnage, in quanto Venom non è protagonista di nessuna scena d’azione fino allo scontro finale, estremamente confusionario sia a livello registico (firmate da un Andy Serkis estremamente moscio e fuori forma) che a livello di gestione dei personaggi e dei loro rapporti di potere e che arriva decisamente troppo presto, rimarcando come il film abbia dei problemi di gestione dei tempi. Continuando sull’aspetto visivo bisogna inoltre sottolineare come la CGI funzioni finché nascosta dalla fotografia particolarmente scura della pellicola, poiché quando interagisce con l’elemento umano in live action mostra pesantemente il fianco.

Risulta doveroso spendere due parole sulla scena post-credit della pellicola (saranno quindi presenti spoiler in questo paragrafo. In caso non siate interessati all’analisi della scena in questione potete saltare direttamente alle conclusioni), con cui non solo ci viene introdotta la questione della vastissima conoscenza di cui dispongono i simbionti, ma che soprattutto catapulta (letteralmente) Eddie e Venom dentro l’MCU portando a pensare alla presenza dei due nello Spiderman: No Way Home in arrivo a dicembre. Resta comunque da scoprire se si tratterà soltanto di un breve cameo o di un ruolo importante all’interno della pellicola, valutando anche l’ipotesi di una possibile riscrittura del personaggio vista l’atmosfera estremamente seria che sembrava caratterizzare il trailer del film uscito negli scorsi mesi.

CONCLUSIONI

Con questo seguito, Sony presenta al pubblico un film pieno di problemi, a partire dalla scrittura delle vicende che si risolvono in una sequela di gag particolarmente sconnesse tra loro e che termina in uno scontro finale che arriva troppo velocemente e caratterizzato da una grossa confusione sia a livello di scenografie che a livello registico, con il quale Andy Serkis raggiunge il suo risultato peggiore. Una pellicola che ridicolizza eccessivamente tutti i personaggi ed in primis Venom, mettendo loro in bocca battute pessime e spesso cringe, che portano lo spettatore in un costante senso di imbarazzo. Una pellicola che sembra essere nata fuori tempo massimo, che poteva forse funzionare negli anni ’90, ma sicuramente non oggi e non dopo lo standard fissato dai numerosi cinecomic usciti in questi anni.

Questo articolo è stato scritto da:

Mattia Bianconi, Redattore