Susy Laude esordisce alla regia con Tutti per Uma, la storia di una famiglia tutta al maschile composta dal nonno Attila (Antonio Catania), suo fratello minore – lo zio Dante (Lillo), il figlio Ezio (Pietro Sermonti), i due nipoti Francesco (Gabriele Ansanelli) e Emanuele (Valerio Bartocci) e il cane Mimmo. In casa Ferliga regna un clima di tensione e continui litigi, dati dai vari problemi che i componenti della famiglia devono affrontare, in primis le scarse vendite e conseguenti debiti che l’azienda vinicola di famiglia, un tempo rinomata, sta provocando. Ma l’arrivo misterioso di una principessa dell’Austria dal nome impronunciabile potrebbe migliorare le sorti delle loro vite. Presentata al resto della famiglia sotto un’altra identità, la presenza di Uma (Laura Bilgeri) porta i Ferliga a circondarsi di un’aria di falsa serenità, per fare colpo sulla graziosa fanciulla.

Il film si presenta fin da subito come un prodotto indirizzato ad un target di bambini, con toni fiabeschi e superficiali, risultando tuttavia eccessivamente semplice, anche per il pubblico a cui è destinato. Le premesse riguardanti la storia sembrano interessanti, con una semplice commedia unita alle più classiche favole su principi e principesse e con un cast promettente capace di strappare una risata anche ad un pubblico più generalista. Purtroppo il suo sviluppo lascia molto a desiderare. Non esiste un filo logico per tutta la durata del film e gli eventi accadono senza alcuna continuità logica con ciò che si è visto nella sequenza precedente. Molto spesso inoltre, eventi o azioni di cui si parla nei dialoghi non vengono mostrate su schermo, ma subiscono un’ellissi lasciandole all’immaginario dello spettatore, una pratica rischiosa che, se non viene fatta con criterio e intelligenza, rischia di rendere la storia del film incomprensibile.

La parte narrativa della favola cerca di dare un’identità particolare e interessante alla storia, finendo invece per banalizzarla: un classico modello della principessa col suo principe azzurro senza spessore o originalità, che non riesce a legarsi bene con il resto della storia, risultando abbastanza superflua. Non banali sarebbero potuti risultare gli intermezzi Musical del film, che rimandano chiaramente ad una classica pellicola Disney, ma la loro scarsa presenza rendono le poche performance musicali un ulteriore ingrediente eterogeneo di un film che sembra più un miscuglio confusionario di generi e scenette.
Le parti comiche, principalmente slapstcik, hanno poco mordente, risultando fiacche e provocando davvero poche risate. Anche le gag tra la coppia Lillo – Sermonti, che sulla carta dovrebbero risultare stellari, risultano banali e fuori luogo, come la sequenza che riprende le classiche gag anni ‘20, piacevoli forse per chi le guarda con un occhio consapevole, ma che per chiunque altro risultano alla pari di scenette tipici di programmi come paperissima sprint.

I personaggi risultano poco definiti, restando tutti molto piatti per tutta la durata dell’opera. Ogni componente della famiglia Ferliga ha i suoi drammi personali e tratti riconoscibili, ma il loro percorso, quando presente, è mal raccontato, dando un illusione di sviluppo quando su schermo non si vede una singola inquadratura che lo motivi, come se l’autore sapesse dove andare a parare ma non sapesse come arrivarci. Probabilmente il vero problema di questo film è che cerca di fare troppo, inserendo forzatamente temi e particolari per ogni membro della famiglia, senza riuscire a gestirli e svilupparli a dovere, essendo poi costretto a ricorrere a salti temporali e lasciando così allo spettatore il compito di immaginare il percorso che porta dalla situazione iniziale a quella finale di ogni sottotrama presente nella storia. Infine, se un buon film si giudica da un buon antagonista, allora Tutti per Uma è ancora più in difficoltà. Lo zio Victor (Dino Abbrescia), principale antagonista, è, alla pari di tutti gli altri personaggi, una macchietta.

Nei primi minuti di quest’opera filmica veniamo introdotti dal piccolo di casa, Emanuele, e ciò che segue sembra proprio il racconto della storia dal suo punto di vista, quello di un bambino che racconta a spizzichi e bocconi senza seguire una logica ma seguendo il suo istinto. Una bell’idea a livello concettuale ma nel pratico molto difficile da seguire, facendo vivere agli spettatori un’esperienza non appagante, anzi a tratti frustrante per alcune scelte narrative illogiche.
Tutti per Uma è purtroppo una delusione. Nonostante un comparto attoriale e un presupposto narrativo con un buon potenziale, infatti, non riesce ad essere mai appetibile, nemmeno per un pubblico di più piccoli.

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Alessandro Deppieri, Collaboratore esterno