Torna su Netflix la serie che con la sua prima stagione aveva battuto ogni record della celebre piattaforma streaming, per raccontare le avventure dello strigo Geralt di Rivia, interpretato da un buon Henry Cavill, che si riconferma essere estremamente calato nella parte di uno dei personaggi letterari e videoludici da lui più amati.

In questa seconda stagione, convinto che Yennefer sia morta nell’epica battaglia di Colle Sodden, Geralt di Rivia porta Ciri nel luogo più sicuro che conosce, la sua casa d’infanzia, Kaer Morhen. Mentre i re, gli elfi, gli umani e i demoni del Continente lottano per la supremazia fuori dalle sue mura, Geralt di Rivia deve proteggere la ragazza da qualcosa di molto più pericoloso: il misterioso potere dentro di sé.

The Witcher 2 mostra sin dal primo episodio un netto miglioramento su tutti i fronti grazie alla presenza evidente di un budget più elevato rispetto alla prima stagione. La CGI raggiunge buoni risultati soprattutto nel design dei mostri e dei pochi personaggi realizzati in motion capture, mentre mostra ancora qualche problematica nelle ambientazioni che non reggono il confronto con gli scenari naturali. La fotografia e la regia si mantengono in generale di un buon livello e la serie è abile a mantenere gli alti standard della prima stagione riguardo alla messa in scena dei combattimenti, realizzati sempre con grandi coreografie e ralenti funzionali, senza risparmiare sangue e momenti di estrema violenza, con un lato gore sempre più marcato rispetto al passato. 

Eliminando i diversi piani temporali che caratterizzavano la prima stagione, questi nuovi episodi espandono il mondo che ci è stato presentato, alzando la posta in gioco e mostrandoci numerose nuove ambientazioni tra cui la famosa Kaer Morhen già vista nell’anime The Witcher: Nightmare of the Wolf, uscito quest’anno sempre su Netflix.

Se nella prima parte di questo nuovo ciclo di episodi si decide di puntare sulla vena horror della serie, ricreando le atmosfere della terza puntata, nonché la migliore della prima stagione, intitolata Luna traditrice, pur non raggiungendo i pregevoli livelli di tensione che erano stati ottenuti in quell’occasione, nella seconda metà il grosso dello sforzo narrativo si concentra sugli intrighi di potere e sulle lotte intestine del continente, ricordando nell’impostazione il Game of Thrones degli inizi. In queste puntate vengono introdotti nuovi personaggi ad ogni episodio, alcuni caratterizzati in maniera efficace come Visemir, protagonista dell’anime, Nivellen e Francesca, altri, come Djikstra, abbondantemente trascurati in attesa di futuri approfondimenti. 

Se Geralt funziona perfettamente con i suoi soliti mugugni, alternati in questo caso a sorrisi che mostrano un candore e un lato umano suo e in generale dei Witcher inaspettato, le coprotagoniste della serie, Ciri e Yennefer, proseguono coerentemente il loro percorso di maturazione, mentre alcuni dei comprimari riescono a brillare, in particolare Fringilla, a cui viene dedicato un intero percorso narrativo e Cahir, molto più umanizzato rispetto al male assoluto che rappresentava nella prima stagione. Poco sfruttato invece il mitico Ranuncolo, ridotto ufficialmente a comic relief e senza una vera funzione nella trama. In generale tutti i personaggi vanno a porsi in un limbo realistico in cui non esistono in forma pura il bene e il male, in cui tutti hanno qualche scheletro nell’armadio, creando delle figure grigie spinte da un istinto di sopravvivenza e da sete di potere, in cui nessuno è disposto ad aiutare senza secondi fini, rivalutando quelli che ci si aspettava fossero gli antagonisti e introducendone di nuovi.  

Viene dedicato anche ampio spazio agli elfi e al razzismo nei loro confronti, uno dei temi cardine della nuova stagione, che non ha paura di  prendersi maggiormente sul serio, richiedendo una visione attiva allo spettatore, tra nomi di regni, persone e la mancanza di informazioni che si fanno attendere, ma ricordandosi anche di essere una serie fantasy nella maniera più pura, con numerose creature e mostri a cui viene dato finalmente spazio, un ampio uso della magia e dell’occultismo, con numerose sequenze psichedeliche messe in scena nelle varie puntate, che mostrano un certo impegno nel voler realizzare qualcosa di leggermente diverso rispetto ai prodotti a cui siamo abituati. Inoltre si insiste molto sulla relazione tra padre e figli, naturali o adottati, tra Tissaia e Yennifer, Visemir e Geralt e tra Geralt e Ciri, con questi ultimi che costruiscono un rapporto di sincero affetto reciproco.

La serie non è sicuramente esente da problemi, tra una certa confusionarietà negli sviluppi narrativi che però evitano inutili didascalismi, con risposte che arrivano, ma che si fanno a lungo attendere, e una certa pigrizia nella scrittura di alcuni passaggi di trama nella seconda metà, con eventi che si verificano per pura coincidenza ed esattamente nel momento opportuno. Inoltre il vero villain di questa stagione, la Madre Immortale, non riesce a convincere a causa della sua introduzione abbastanza arbitraria e la scarsa caratterizzazione, sebbene sia almeno sostenuta da motivazioni condivisibili.

Nel complesso The Witcher 2 mostra un miglioramento su quasi tutti i fronti rispetto alla prima stagione che era caratterizzata da troppi alti e bassi e contribuisce a costruire un universo narrativo sempre più ampio, con una narrazione a conti fatti coerente e con protagonisti ben delineati e di cui aspettiamo con interesse le future avventure. 

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Luca Orusa, Redattore