In un’epoca piena zeppa di prequel, sequel e spin-off, la saga di The Conjuring è di certo il caso più curioso: partita con due film di ottima fattura diretti da James Wan, lo sviluppo dell’universo condiviso a cui si è cercato di dar forma si ritrova presto costellato di pellicole mediocri e fallaci. Nonostante le valutazioni pressoché negative, il successo al botteghino è comunque per questi film sempre assicurato, come dimostrato anche dall’ultimo The Conjuring – Per ordine del diavolo. Non sorprende quindi che Valak, la figura senza dubbio più iconica della saga, continui a tornare ciclicamente in sala con una nuova pellicola, a questo giro affidata a Michael Chaves, ormai veterano del Conjuringverse dopo aver diretto La Llorona – Le lacrime del male (2019) ed il sopracitato The Conjuring – Per ordine del diavolo (2021).

Un noioso more of the same

Lasciato il monastero di Cârţa sfruttando il corpo di Maurice (Jonas Bloquet) come visto nel finale della pellicola precedente, Valak viaggia ora per l’Europa, spostandosi di paese in paese e lasciando dietro di sé una serie di morti tra le figure clericali. Suor Irene (Taissa Farmiga), ora ritirata in un convento di suore, si ritrova quindi costretta ad affrontare di nuovo, questa volta assieme alla giovane suor Debra (Storm Reid), il malvagio demone.

Già banale sulla carta, la sceneggiatura si dimostra anche fortemente confusionaria, complice la scelta di rimbalzare continuamente lo spettatore da un luogo all’altro cercando di raccontare diverse linee narrative parallele che finiscono però per intrecciarsi soltanto sul finale, creando così un costante senso di smarrimento a cui fanno da contraltare alcune sequenze che vorrebbero alzare la tensione ma che si risolvono semplicemente – ed in maniera fastidiosamente ripetitiva – nel più spicciolo uso del jumpscare.

Se si pensa al terrore che si prova a vedere una pellicola come Halloween o nel “vedo-non vedo” di un giallo di Dario Argento, si può notare come meno  l’elemento inquietante si trovi a schermo più esso riesca a generare tensione, sfruttando appieno l’innata paura dell’ignoto presente in tutti. Inevitabilmente, più l’elemento inquietante compare a schermo meno lo spettatore lo troverà spaventoso e ciò è esattamente quanto accade in questo film con Valak, che alla sua terza pellicola dedicata diventa una figura completamente incapace di spaventare per davvero.

Ma in linea generale sembra esserci stata una forte svogliatezza nella scrittura di tutti i personaggi, a partire dall’Irene di Taissa Farmiga – che interpreta qui con il pilota automatico una protagonista ben poco carismatica – passando per il Maurice di Jonas Bloquet che, in balia di un destino già scritto da dinamiche extra-filmiche, porta lo spettatore a disinteressarsi completamente riguardo alla sua storia già dopo i primi minuti. In minima parte risulta più gradevole la storyline legata alla piccola Sophie (Katelyn Rose Downey), attraverso la quale il film gioca sulle dinamiche collegiali di convivenza e bullismo; decisamente peggio invece il personaggio di Storm Reid, tanto abbozzato da risultare inutile ai fini della trama, che si ritrova con il solo scopo di fare presenza scenica assieme alla Farmiga.

Sul lato tecnico si possono poi spendere ben poche parole riguardo ad una regia modesta, che fa il suo lavoro nelle sequenze più tranquille ma che finisce per annoiare ben presto per la ripetitività di alcune sequenze più concitate. Buono invece il make up di uno dei villain sul finale, decisamente più inquietante rispetto a quello principale, ma comunque poco incisivo.

Conclusioni

Dopo un primo capitolo nato per cavalcare l’hype del personaggio di Valak ma che in qualche modo provava – con risultati altalenanti – a raccontare una storia che si intrecciasse con i percorsi tracciati dagli altri film, con The Nun II Chaves impacchetta un film scialbo e noioso, in cui i protagonisti procedono a tentoni in un percorso costruito ad hoc per portare ad alcune sequenze con l’intento di spaventare ma che falliscono miseramente nell’intento, decidendo di puntare tutto sul jumpscare più classico. Questo The Nun II si dimostra quindi come uno dei peggiori film del Conjuringverse dimostrando, per quanto prevedibile, come anche con questa saga si possa fare sempre di peggio.

Mattia Bianconi
Mattia Bianconi,
Redattore.