David Fincher covava questo progetto sin dal 2007, quando su produzione della Plan B Entertainment di Brad Pitt avrebbe dovuto adattare la graphic novel The Killer scritta da Alexis “Matz” Nolen e illustrata da Luc Jacamon. Il tutto è stato poi accantonato e ripreso soltanto nel 2019, quando la produzione passò a diverse case produttive americane, fra cui la Paramount Pictures, mentre la distribuzione è finita nelle mani di Netflix.

Alla 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il film viene presentato in Concorso e mantiene come plot l’adattamento cinematografico dell’omonima graphic novel pubblicata nel 1998. Nel film assistiamo alla caccia ai committenti che il serial killer senza nome (interpretato da Michael Fassbender, assente al Lido per lo sciopero degli attori negli Usa) dovrà intraprendere in giro per il mondo a seguito di una missione finita male.

Aspettare ed eseguire

In un palazzo nel bel mezzo dell’ombra della notte, alla finestra, con in mano un binocolo per setacciare la sua preda troviamo un uomo qualunque, probabilmente la prossima persona che incontrerai per strada. Colei che pur non guidando silenziosamente l’auto come il detective di Driver l’imprendibile – o del suo aggiornamento Drive – è anch’essa senza nome. Si prepara al prossimo colpo indossando guanti e fedora come l’Alain Delon di Frank Costello faccia d’angelo, ma d’etica del samurai non v’è traccia. L’etica non c’è. Andata. Per sempre. Il killer di Fincher non è un antieroe, tutto il contrario: è una macchina omicida. Fine. The end. Nessuna morale. Al contrario della società della performanza in cui viviamo, Lui non vuole mettersi in mostra. Vuole nascondersi. Lo fa perché lo deve fare, Lui. Assolutamente senza nulla di personale. Un committente chiede, Lui esegue. Esegue glaciale, cinico, efferato. Come i titoli di testa: sempre d’effetto (Fincher viene dai videoclip) e che rispecchiano il protagonista, secchi, brevi (ricordate invece quanto duravano quelli di Millennium?) come breve è il tempo che impiega la pallottola a perforare il cranio della prossima vittima.

Michael Fassbender nei panni dell’assassino

Il cliente chiama? Nessun problema. Piazziamoci in cima a un palazzo e aspettiamo. Aspettiamo. E aspettiamo. Secondi, minuti, ore. La noia. Lì ad aspettare con un fucile in mano aspettando il momento giusto per colpire. La vita di Lui non ha vie di mezzo: noia e rapidità d’esecuzione. Sono solo questi i due momenti delle sue giornate. James Stewart all’ormai celeberrima finestra hitchcockiana osservava gli inquilini in cerca dell’assassino, era un voyeur, ne traeva piacere, soddisfazione, appagamento. Ora è l’assassino a spiare le vittime dal binocolo, dopo ore di noia. Non è più un voyeur, Lui non vede l’ora di togliere quel mirino dalla preda, vuole solo finire il compito quotidiano e andare a casa. Non c’è più spazio per il piacere. C’è tempo solo per uccidere. Senza pensarci, come gesto quotidiano. Ma se un colpo finisce male, che fare?

Gioca d’anticipo, non improvvisare!

Se c’è un imprevisto bisogna vendicarsi. Spuntare altre caselline. Revenge movie. Rimettere in ordine le cose, altro modo per dire che bisogna mietere altre vittime. Vendicarsi del sangue con altro sangue, in pratica. E’ questa la sua rivincita. E chi sono le nuove prede? Anche loro sono anonime, depersonalizzate, altre persone comuni: l’avvocato, l’esperta e il cliente (tre dei sette capitoli del film). Vanno uccise. Come? Giocando d’anticipo, non improvvisando mai: ha sbagliato la prima volta, non può più permetterselo. Gioca d’anticipo, non improvvisare! si ripete sempre il killer come un mantra, meditazione spesso accompagnata da How Soon Is Now? degli Smiths. Deve ricordarsi sempre di fare. Di agire, anticipare. E’ così il killer fincheriano, annoiato ma anche calcolatore, pragmatico, nichilista, con il tempo che gli scivola via dalle mani. Per portare a termine una missione è capace di aspettare e contare fino a più di mille secondi. Tic tac. In questo Lui rispecchia perfettamente il cinema del suo regista, sempre preciso, chiarissimo, strutturato, senza mai una virgola fuori posto, mondi dove i personaggi non si spostano senza scopi ben precisi, dove la morale fatica a trovare spazio; in Seven il killer John Doe – nomen omen – pur uccidendo le sue vittime seguendo i sette peccati capitali, non arrivava mai al pentimento, così come il detective Mills non rinunciava alla vendetta. Era così anche nei film senza serial killer, come The social network, dove Zuckerberg era addirittura quasi contento di aver tradito l’amico di una vita Eduardo Saverin. Lui, però, ha un altro pensiero fisso: L’empatia è debolezza e la debolezza è vulnerabilità. Ripete continuamente anche questo nella sua testa, in uno stream of consciousness che ricorda molto il dialogo in voice over fra Jack/Dante e Virgilio de La Casa di Jack, altro palcoscenico di un serial killer visto dagli occhi di un altro autore.

L’attesa silente del Killer

Pur non calato nell’estro immaginifico di Von Trier o nella perfezione stilistica di Melville, all’interno di una commistione fra polar francese e neo-noir Lui deve riuscire a sistemare la situazione e riparare l’incidente. Il finale del film è anticlimatico proprio perché nell’uccisione non ci può essere soddisfazione, non ci sono sentimenti, il film è una linea retta esattamente come la programmaticità del suo protagonista. Ma una volta sistemato l’imprevisto, che fare? A Lui non resta che riposare in Repubblica Dominicana (non a caso l’unico soprannome con cui lo interpellano durante il film), stendersi su un lettino e riposare. Aspettare. Come ha sempre fatto. Attendere che qualcuno gli commissioni un altro colpo. Quindi forse alzarsi. E uccidere ancora. Ancora. Senza empatia. E ancora. Senza morale. E ancora. Senza una fine. Come tutti i personaggi del cinema di David Fincher, in un mondo senza etica, esattamente quello in cui ormai viviamo. Lui è tutti e nessuno. The Killer contiene tutto il cinema del regista ma anche tanto di noi, che possiamo incontrare Lui la prossima volta che chiuderemo la porta di casa. Ogni giorno, a ogni ora. Tic tac.

The Killer uscirà solo in alcuni cinema selezionati il 27 ottobre 2023, prima di essere reso disponibile su Netflix a partire dal 10 novembre 2023.

Alberto Faggiotto
Alberto Faggiotto,
Caporedattore.