Dopo un travaglio produttivo durato diversi anni, accompagnato da numerosi scandali che han coinvolto l’attore protagonista del film, giunge finalmente in sala The Flash, per la regia di Andy Muschietti (autore della dualogia di It), definito da James Gunn, nuovo CEO dei DC Studios, come uno dei migliori cinecomic mai prodotti. Se da un lato le dichiarazioni di Gunn sono sicuramente dettate da esigenze di marketing per cercare di promuovere un prodotto martoriato e rimaneggiato negli anni, dall’altro numerosi spettatori si sono approcciati al film con curiosità, in particolare grazie al ritorno annunciato del Batman interpretato da Michael Keaton.

Dopo la visione si può affermare che The Flash non è sicuramente una vetta del genere supereroistico e non è neanche il disastro tanto temuto, quanto una via di mezzo che si andrà probabilmente a collocare nel dimenticato a cui sono destinate la maggior parte delle opere prodotte dall’MCU e DCEU, e forse su un livello leggermente superiore rispetto ai cinecomic usciti negli ultimi anni ad eccezione delle due opere dirette da James Gunn, The Suicide Squad e Guardiani della Galassia Vol. 3.

L’attore protagonista Ezra Miller si sdoppia e interpreta due versioni diverse del personaggio, spesso con una caratterizzazione eccessivamente sopra le righe che a tratti mette a dura prova la pazienza dello spettatore. Ad accompagnarlo nelle sue avventure troviamo il Batman di Michael Keaton, che torna a interpretare il personaggio dopo i due film di Tim Burton, in una versione aggiornata e coerente con l’originale, ma con un impatto minore sia da un punto di vista narrativo che emotivo rispetto a quanto ci saremmo potuti aspettare, e la Supergirl di Sasha Calle, tanto riuscita visivamente quanto relegata al ruolo di mero soprammobile. Destino condiviso anche dallo Zod, personaggio ripreso da L’uomo d’acciaio, di un Michael Shannon in vacanza premio, e il Batman di Ben Affleck, a cui almeno viene riservata una scena nei panni di Bruce Wayne coerente emotivamente con il personaggio,  nonostante il minutaggio limitato. Il tutto viene condito da una marea di camei, alcuni spoilerati ancora prima dell’uscita del film dal regista stesso, che pur essendo dei graditi omaggi soffrono ormai del mancato effetto sorpresa a cui abbiamo assistito nel seppur poco riuscito Spider Man: No Way Home: un giochino ampiamente abusato in tempi recenti che sta già mostrando il fianco a una certa stanchezza. 

Tuttavia rispetto a No Way home, The Flash possiede una struttura narrativa più solida e ad intreccio circolare che, seppur molto semplice, risulta essere un mix tra Ritorno al Futuro e Quel pazzo venerdì, con un innesco della vicenda decisamente meno assurdo rispetto al corrispettivo film della Marvel con cui è inevitabile fare paragoni. La pellicola ha il pregio di spiegare chiaramente le regole del Multiverso in pochi minuti utilizzando degli spaghetti(scena accompagnata da una rivelazione fondamentale che non può che far piacere ai fan italiani: il Bruce Wayne di Keaton aspetta che l’acqua raggiunga il punto di ebollizione prima di buttare la pasta), cosa che l’MCU  non è ancora stata in grado di fare in più serie e pellicole. A questo equilibrio narrativo tuttavia non corrisponde un equilibrio nei toni della pellicola, che alterna momenti di drammaticità a quelli di pura commedia dalle sfumature quasi slapstick che poco si amalgamo tra loro, sintomi di un film che è stato pesantemente rimaneggiato nel corso degli anni. Apprezzabili anche le musiche, che riprendono temi della colonna sonora di Danny Elfman di Batman e li rinnovano in maniera soddisfacente. Infine nonostante le oltre due ore di durata, il film è caratterizzato da un ritmo notevole che permette un sano intrattenimento per tutta la sua durata, pur mancandogli quella spinta emotiva capace di creare una breccia nel cuore dello spettatore.

Arriviamo tuttavia ai tasti dolenti. Al netto di una trama coerente che tuttavia non va oltre il semplice compitino, compitino che negli ultimi anni non è stato spesso eseguito da molte altre pellicole dello stesso genere, l’enorme problema del film è l’utilizzo smodato e di bassissima qualità della computer grafica. Dimenticatevi le orripilanti esperienze vissute con Ant Man and the Wasp: Quantumania, perché in questa occasione si riesce a fare anche di peggio, con quadri visivi potenzialmente interessanti e di grande impatto che vengono rovinati da una evidente plasticosità della CGI che rovina profondamente l’intera visione. Proprio per questo le sequenze d’azione più riuscite sono quelle con protagonista il Batman di Keaton, un Batman analogico e non digitale anche nei suoi gadget, con combattimenti corpo a corpo messi in scena con chiarezza, che può essere una buona base di partenza per il futuro film di Batman del nuovo DC Universe che sarà proprio diretto dallo stesso Muschietti. Una CGI che mostra i propri limiti sin dall’inizio e che, se inizialmente appare come talmente grottesca da scaturire un’involontaria risata, in particolare nella scena iniziale che coinvolge numerosi neonati, alla lunga non può che risultare un grosso limite.

In attesa di ciò che James Gunn e Peter Safran han pensato per il futuro del DCU, The Flash risulta essere un capitolo sufficiente nel panorama medio dei cinecomic e che probabilmente cadrà presto nel dimenticatoio, con la speranza che i nuovi CEO possano davvero dare nuova linfa a una genere ormai profondamente stanco e ripetitivo che si sta lentamente avviando verso la propria  morte artistica.

Luca Orusa
Luca Orusa,
Caporedattore.