Una cucina sudicia, un cast ben selezionato, una grigia Chicago illuminata al neon: l’elenco degli ingredienti di una delle serie tv più belle del 2022.
Il regista, Christopher Storer, sembra intenzionato a riprendere l’estetica di My Blueberry Nights di Wong Kar-wai, con la sua torteria a contenere le vite dei personaggi. Sullo sfondo, questa serie fa eco anche al celebre Bronx, di e con Robert De Niro, grazie all’introduzione delle dinamiche familiari stereotipate della malavita importata dagli immigrati italiani negli States, seppur il personaggio di Jimmy Cicero sia un gangster “ormai ammorbidito”. Sufjan Stevens emerge nei passaggi stretti tra i palazzi di Chicago, accarezzando con la sua musica le anime degli spettatori e dei protagonisti.
The Bear la si divora letteralmente in una sera. Ci si immerge nel fumo denso dei brodi, nel fruscio leggero delle spatole che accarezzano ganache, nello sfrigolio delle cipolle che si caramellano e che stimolano la salivazione di chi guarda. Al centro la passione per la cucina e per il cibo, per la creazione e per la condivisione. Bisogna sapersi muovere nello spazio della cucina e osservare i piccoli oggetti quotidiani: un coltello, un pacchetto di sigarette, un contenitore di cipolle. Ogni singolo dettaglio racconta qualcosa di intimo e significativo.
La trama sembra semplice: Carmy, chef stellato del miglior ristorante al mondo, torna da New York a Chicago per risollevare la paninoteca del fratello Mike, il quale si è tolto la vita pochi mesi prima. Nessun biglietto, nessun indizio sul perchè l’abbia fatto. Carmy si ritrova a dover gestire una brigata indisciplinata e perditempo, di cui poco a poco si ha l’impressione di diventare parte, di condividere la voglia di risollevare la “The Original Beef of Chicagoland”.
I personaggi svelano la loro umanità attraverso gli scontri e i legami che costruiscono gli uni con gli altri. Sidney, l’ultima arrivata, è mossa da quella energia barbarica che hanno solo i giovani innamorati di quello che fanno, Marcus, prima relegato alla preparazione di pagnotte insipide, riesce a trovare la sua vocazione nella pasticceria, Tina, da lungo tempo nella squadra, aggrappata con le unghie al “vecchio sistema”, smette di opporsi ai cambiamenti fatti da Sidney e scopre una versione migliore di sé, e infine Richie, odioso attaccabrighe, ingombrante e sofferente, mostra tutte le sue ferite nel corso dello show.
Inutile dire che Jeremy White è a dir poco magnetico nella sua interpretazione: controlla ogni singola espressione, con il solo movimento degli occhi è in grado di trasmettere allo spettatore ogni sfumatura del suo stato d’animo. Ebon Moss-Bachrach e Ayo Edebiri così reali che si odiano e si amano allo stesso tempo, su cui errori e scelte ci si mette in discussione.
Un po’ nostalgico, profondamente intimo, curato fino al minimo dettaglio. Un finale a sorpresa nascosto nel posto più inaspettato, a cui viene dedicato il giusto tempo per essere “scoperchiato”.
La visione è assolutamente consigliata, la trovate su Disney+.
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