Sam e Tusker sono compagni di vita da vent’anni. Sam (Colin Firth) è un pianista, Tusker (Stanley Tucci) uno scrittore. Quando li incontriamo i due sono a bordo di un camper, immersi nella campagna inglese. Sam, al volante, sta litigando con il navigatore. Tusker, una vecchia cartina alla mano, lo prende in giro. È così che Supernova (Harry Macqueen) ci introduce nella vita della coppia, con un quadro di una normalità semplice e familiare. Quello che non è semplice, e che scopriamo quasi subito, è che a Tusker già da un paio d’anni è stata diagnosticata una demenza precoce, che lentamente gli sta facendo perdere la capacità di ricordare e di fare alcuni semplici gesti.
Sulla scia di Still Alice (Richard Glatzer e Wash Westmoreland), che già nel 2014 aveva portato sullo schermo il dramma della malattia precoce, Supernova ci porta dentro un brevissimo segmento della vita di una coppia che cerca di convivere con una nuova e faticosa compagna che, ancor più della malattia in sé, è la paura di un futuro incerto. Durante il viaggio di Sam e Tusker tra le persone e i luoghi a loro cari, la tematica del futuro ricorre spesso, e a poco a poco le divergenze di pensiero che i due hanno sull’argomento diventano evidenti. Sam progetta degli anni pieni, in cui il suo lavoro è messo da parte per sfruttare ogni prezioso attimo insieme a Tusker. Cerca di ignorare il peggiorare della malattia del compagno e rifiuta l’idea di aver presto bisogno di un aiuto esterno. Tusker, dal canto suo, ha già tracciato un percorso diverso, non accetta il pensiero di diventare un semplice passeggero della sua vita, di essere un peso per Sam, di non riuscire più a scrivere le proprie pagine in autonomia.
I due punti di vista, così inconciliabili, vanno a toccare un argomento oggi quanto mai attuale, e portano a domandarsi: quanto altruismo c’è nel prendersi cura della persona che amiamo? E quando l’altruismo rischia di cadere dall’altra parte del sottile filo degli opposti sporcandosi di egoismo?
A dare spessore alla pellicola contribuiscono una bella fotografia, che – pur senza particolari guizzi – ci immerge a pieno nella calma della campagna inglese e nel calore intimo degli ambienti familiari, e la prova attoriale dei due protagonisti. Firth e Tucci disegnano alla perfezione la complicità e la tenerezza di un amore di lunga data, ma è in particolare Tucci che colpisce per la sua interpretazione di una fierezza dolorosa e commovente.
In Supernova non ci sono pillole, ospedali o medici, non c’è pietismo o commiserazione, e il racconto della malattia diventa quasi un pretesto per portarci dentro alle dinamiche più vere e dure della vita e dell’amore. La pellicola è a tutti gli effetti un road movie che percorre un breve tratto della vita di una coppia qualsiasi. Un tratto così breve che il film a un certo punto viene quasi troncato, accompagnandoci ai titoli di coda con le ultime note di un piano, e lasciandoci – volutamente – un senso di vuoto e incompiutezza.
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