Spider-Man: Un nuovo universo è stata la più grande sorpresa del cinema d’animazione nel 2018. In un mercato ormai definitivamente saturo di eroi in costume – l’Infinity Saga del MCU si stava avviando alla sua conclusione, e il DCEU era reduce del flop di Justice League dall’anno precedente -, il film d’animazione Sony Pictures Animation si è rivelato una ventata (di più: un uragano) d’aria fresca grazie alla particolare combinazione di tecnica raffinatissima, spettacolo frenetico e tanto cuore. Per la storia di Miles Morales, giovanissimo Spider-Man afroamericano di Brooklyn, e del suo incontro con gli Spider-Men provenienti da altri universi, un sequel era inevitabile, anche a fronte della vittoria dell’Oscar come miglior film d’animazione: ed ecco quindi Across the Spider-Verse.

Più grande e più colorato che mai

In cinque anni, il team di animatori ha fatto passi da gigante per amplificare gli orizzonti visivi del predecessore. Across the Spider-verse è, semplicemente e senza timore di suonare iperbolico, la miglior esperienza visiva che un film d’animazione abbia offerto negli ultimi anni. Un nuovo universo è stato a sua volta il principio di una rinnovata linfa vitale per il cinema d’animazione americano, e il suo seguito alza ulteriormente l’asticella sfruttando appieno la libertà offerta dalla tecnica e mischiando stili e design tra i più disparati – passando da un universo davinciano a quello cangiante della co-protagonista Gwen Stacy -.

Mai come in questo caso, forma e contenuto – l’esplorazione di universi differenti – vanno a braccetto e si giustificano e ampliano a vicenda. Non c’è timeline, universo o dimensione che non venga esplorata, anche solo per uno sguardo di sfuggita, una scena, una singola sequenza. Troviamo alcuni volti decisamente noti e altri, riconoscibili solo dai fan più scafati, già iconici (Spider-Punk è già il miglior comprimario di questo e del prossimo film). Ma se la maggior parte dei contemporanei cinecomics – e non solo – ha reso la caccia alla citazione un irritante esercizio di cinismo commerciale, Across the Spider-Verse è una miniera di gag irresistibili, contaminazioni visive e sequenze d’azione che beneficiano della vastissima libertà nell’esplorazione del ragno-verso.

The spider in the rye

Ma, come si diceva all’inizio, Un nuovo universo non era solo una gioia per gli occhi: il suo cuore stava nella storia della crescita del suo protagonista. La storia di Miles Morales – e di Spider-Man – è, al suo essenziale, un racconto di formazione sul dolore, l’identità, il senso di appartenenza a un’umanità più grande, amplificati dalle enormi responsabilità che i superpoteri conferiscono. Questo nuovo episodio della vita di Miles riprende e amplia i temi del primo capitolo: laddove si parlava della necessità di accettare il dolore e la perdita come parti integranti della crescita, qui il discorso si evolve nella necessità della responsabilità – “da grandi poteri”, eccetera eccetera… – e della spinta a mantenere la propria individualità nell’universo degli adulti. Non a caso la coetanea Gwen Stacy, aka Spider-Woman, viene promossa a co-protagonista di Miles: come lui solitaria e in cerca di un posto nel multiverso.

Le sequenze d’azione a rotta di collo non mancano, ma Across the Spider-Verse preme il freno sul ritmo forsennato che caratterizzava il suo predecessore: tanto che, nonostante la minaccia multiversale rappresentata dal villain di turno, la storia è molto più personale, si prende più tempo e gode di una maggior quantità di momenti di calma.

Questo è dovuto anche alla sua natura di prima parte, di un viaggio che terminerà con Beyond the Spider-Verse, annunciato in uscita per marzo 2024. Questo capitolo della storia di Miles e Gwen non finisce qui: arrivati al cliffhanger finale, le sottotrame si risolvono solo parzialmente. Questo potrebbe frustare chi si aspetta un minimo di chiusura, ma concede anche agli sceneggiatori – il duo Phil Lord – Christopher Miller e David Callaham – lo spazio di manovra per dare maggior respiro ai personaggi e al loro spider-verso.

L’inizio di un nuovo multiverso

Più che un sequel superiore all’originale – tuttora imbattuto per freschezza, coerenza e humour – Across the Spider-Verse è una splendida conferma del talento e della passione dietro a questo nuovo universo Marvel, e della volontà di superare i limiti della palude creativa in cui versa il sottogenere supereroistico, giocando al suo stesso gioco. Soprattutto, è testimonianza dell’immensa potenzialità di una tecnica cinematografica, l’animazione, sempre infantilizzata e tradotta come puro genere per bambini. L’avventura frenetica nel multiverso degli Spider-Men non è per tutti i gusti: ma, volenti o nolenti, il futuro dell’animazione è già qui.

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Valentino Feltrin,
Redattrice.