Arrivati alla fine della Saga dell’Infinito con il fenomeno mondiale che fu Avengers Endgame  e conclusa la fase tre con il secondo film da solista dello Spiderman di Holland, il mondo Marvel si è ritrovato a dover ripartire quasi da zero puntando ad approfondire personaggi secondari che gli spettatori già conoscevano e ad introdurre nuovi eroi. Causa Covid-19 non solo i cinema sono rimasti chiusi per mesi, ma anche il calendario di pubblicazione dei nuovi film dell’MCU ha subito vari cambiamenti e rinvii. 

Se ufficialmente la Fase 4 è partita con l’uscita sulla piattaforma streaming Disney+ con WandaVision  ed al cinema con Black Widow  (Cate Shortland, 2021), si può tranquillamente affermare senza troppe remore che è con il personaggio di Shang Chi che l’universo supereroistico nato dalla penna di Stan Lee e Steve Ditko raggiunge veramente la nuova fase. Vediamo quindi assieme perché Shang Chi e la leggenda dei 10 anelli  è una pellicola che merita di essere recuperata in sala al più presto.

UN MISCUGLIO ETEROGENEO

Si può partire subito col dire che questa pellicola, a differenza di molte altre interne all’MCU, è assolutamente godibile nella sua completezza anche da chi non ha visto i precedenti film, inserendo però comunque diversi richiami o cameo che strizzano l’occhio anche ai fan della saga. L’introduzione ai dieci anelli ed alla famiglia del protagonista avviene attraverso un flashback (il primo di molti) che mette subito in mostra i muscoli della pellicola sul lato dei combattimenti, con una battaglia campale degna dei migliori film orientali sulle arti marziali. Successivamente viene introdotto Shang Chi (o Shaun, se vogliamo utilizzare il suo nome americano), ragazzo che vive una normalissima vita nella media finché non viene richiamato alle sue origini quando gli uomini del padre tentano di ucciderlo e rubargli un medaglione. Da qui partono le avventure del protagonista, alla riscoperta della sua persona e dell’affrontare una famiglia ed un passato da cui era scappato, ma che torna inesorabilmente a tormentarlo.

Il primo atto del film si può racchiudere in una sequela di combattimenti coreografati in maniera impeccabile, alternati a brevi sequenze più tranquille dove brilla il personaggio di Katy (interpretato da un Awkwafina al top), comic relief della pellicola che risulta ben dosata, non essendo quindi mai stucchevole o fuori luogo. Il protagonista, interpretato da Simu Liu, non si presenta sicuramente come uno dei personaggi più carismatici dell’universo condiviso supereroistico, ma risulta comunque un buon personaggio che regge perfettamente la scena e riesce a proporre bene i vari scontri interiori a cui va incontro, soprattutto nel secondo atto, che risulta molto più tranquillo e calmo del primo e che introduce lo spettatore al passato del protagonista e al personaggio di Wenwu (interpretato da Tony Leung Chiu-Wai), il padre di Shang conosciuto ai più come Mandarino. A discapito di quanto può trasparire ad una prima distratta visione, il villain del film risulta essere uno dei meglio caratterizzati tra quelli presenti nelle varie pellicole, con un obiettivo ed una moralità sua che viene messa in contrasto con il suo amore per la moglie e la sua famiglia. 

Concluso l’approfondimento, la pellicola presenta poi il terzo ed ultimo atto, che risulta la perfetta commistione dei precedenti, unendo efficacemente ulteriori approfondimenti sul mondo in cui le vicende si svolgono a combattimenti sempre più belli da vedere, con uno scontro finale veramente spettacolare.

UNA BELLEZZA ORIENTALE

Sul lato tecnico, il film si presenta come una delle pellicole più belle dell’universo Marvel. La regia di Destin Daniel Cretton si attesta su un buon livello, permettendo al film di godere di ottimi scorci nelle scene più tranquille e riesce a mettere in scena combattimenti sempre molto chiari, con movimenti di macchina che seguono i corpi dei personaggi, donando alle scene una fluidità assente in numerosi altri cinecomic. Non si può inoltre non elogiare la fotografia curata da William Pope, che riesce a trasporre le varie ambientazioni in maniera sempre unica, con diversi luoghi che rimarranno nella mente degli spettatori anche diverso tempo dopo la visione del film. 

Un plauso va fatto anche alla CGI che, se già nei film precedenti raggiungeva risultati strabilianti, qui riesce a mettere in scena soprattutto animali e “mostri” in maniera eccezionale, senza sbavature e senza risultare mai eccessiva o posticcia.

Dovendo trovare qualche difetto al film, oltre a qualche piccolo difetto di sceneggiatura nella scrittura di alcuni personaggi o alcuni momenti che però riesce a non inficiare negativamente sul prodotto complessivo, la stessa cosa non si può dire della eccessiva quantità di flashback, che può risultare a tratti stucchevole e pesante per alcuni spettatori, e della durata del film, 132 minuti che si fanno sentire soprattutto nel secondo atto della pellicola.

CONCLUSIONI

Con Shang Chi  si può dire effettivamente aperta la Fase 4 dell’MCU, introducendo un nuovo eroe ben caratterizzato, inserito in un contesto che il film riesce a spiegare con cura e mostrato con una regia ed una fotografia strabilianti. Le scene di combattimento sono tra le migliori viste in un cinecomic, complici ottime coreografie ed una CGI veramente  di ottimo livello e ben caratterizzati risultano anche i comprimari ed il villain del film. Una pellicola sicuramente non perfetta, ma che merita senz’altro di essere vista e goduta, soprattutto in sala.

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Mattia Bianconi, Redattore