Orso d’Oro alla Berlinale 2021, Sesso sfortunato o follie porno (titolo internazionale: Bad Luck Banging or Loony Porn) di Radu Jude dimostra ancora una volta la vivacità straordinaria del cinema romeno contemporaneo che negli ultimi anni, grazie a firme come Cristian Mungiu e Cristi Puiu (in questi giorni su MUBI con l’acclamatissimo e fluviale Malmkrog), si è confermato come uno dei più interessanti d’Europa.
La vicenda narrata da Jude è semplice: un’insegnante di un prestigioso liceo di Bucarest realizza con il proprio marito un video pornografico, che però finisce per circolare prima su PornHub e in seguito su diversi altri blog. I genitori degli alunni della professoressa, venuti in possesso del filmato e sdegnati, chiedono la convocazione di una riunione speciale nel cortile della scuola (il film è ambientato durante l’era Covid, con tanto di mascherine e distanziamento sociale) per discutere dell’accaduto.
Se la trama può sembrare lineare, però, la struttura del film, articolata in tre capitoli e tre finali, non lo è. Nella prima parte intitolata ‘Strada a senso unico’, infatti, lo spettatore segue la protagonista Emi in un viaggio surreale e apparentemente senza meta per le strade di una Bucarest quasi fantascientifica e fuori dal tempo (c’è il Covid, vero, ma quando si ambienta davvero il film?), invasa da cantieri rumorosi, traffico infernale, tram sferraglianti, clacson e sirene inarrestabili, musiche da centro commerciale che si fondono a marcette dal sapore dittatoriale, manifesti elettorali, cartelloni pubblicitari sconci, slot machine, gente travestita da animale, uomini libidinosi e soprattutto fiumi di persone che si guardano attorno sbigottite e paiono costantemente trovarsi nel posto sbagliato. L’apertura di Sesso sfortunato o follie porno è un piccolo capolavoro di cinema del caos esistenziale, reso tramite un lavoro sul sonoro che ha dell’incredibile e dà vita a 45 minuti di visione esperienziale: una straordinario sunto dell’assurdità del presente, messo in scena con sguardo caustico da un regista che, tanto divertito quanto disgustato, predilige i campi lunghi e il distacco da una realtà ridicola ripresa in maniera oggettiva e quasi documentaristica. Si ride, e non poco, dell’ordinario sfacelo della vita urbana.
Nella seconda parte ‘Breve dizionario di aneddoti, cartelli e meraviglie’, invece, Jude affastella immagini di repertorio, filmati storici, scenette assurde, balletti, definizioni da vocabolario, elucubrazioni, esiti di ricerche (sapevate che in Romania la parola più cercata su internet è “pompino”? La seconda è “empatia”) ed esplicazioni di figure retoriche in una sorta di excursus intellettuale sull’inconscio collettivo della nazione romena, paese dilaniato dalle contraddizioni di una storia novecentesca e non solo tra le più complesse e travagliate d’Europa.
Tutto ciò è funzionale, in definitiva, al raggiungimento della terza parte, ‘Prassi e insinuazioni (Sitcom)’, in fondo l’unica realmente narrativa: viene infatti celebrato il “processo” kafkiano alla docente protagonista da parte dei genitori. Se il film si apriva con la visione del video porno al centro della vicenda – con tanto di fellatio e penetrazione – è nel terzo capitolo che si consuma il vero scandalo. Jude mette in scena con ferocia il perbenismo borghese che, appellandosi ai valori morali più alti (c’è persino chi indossa la mascherina con su scritto “I can’t breathe”), rivela tutta la propria bassezza in un gioco al massacro verbale che, in un profluvio di parole, rivela ed esplicita quell’inconscio umano aberrante, contraddittorio e ipocrita che pervadeva rapsodicamente la seconda parte del film. In tal senso Sesso sfrenato o follie porno è davvero l’antidoto migliore al dilagare del politicamente corretto, in quanto pellicola radicata nella storia e nelle piccole e grandi responsabilità di un popolo, troppo spesso rimosse e seppellite sotto la patina di una modernità solo apparentemente più presentabile. E Jude, riuscendo miracolosamente a tenere insieme una struttura filmica apparentemente sbilenca, chiude la pellicola con grande coerenza, all’insegna della risata mordace e del contrappasso dantesco, trovando la perfetta collocazione per la tragedia e la commedia che pervadono il film: la prima nella storia, la seconda nel presente, riflesso distorto e caricaturale di orrori dimenticati.
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