A dieci anni di distanza dal quarto capitolo della saga (ed ultima opera che vide Wes Craven dietro la macchina da presa prima della sua dipartita nel 2015) e dopo una parentesi seriale di tre stagioni, Ghostface torna sul grande schermo. Riportare in sala un personaggio ed una saga così cult nasconde sempre numerose insidie dettate dalle alte aspettative dei fan e dall’inevitabile confronto con i primi capitoli. La sfida più grande risultava, però, in ambito registico e di sceneggiatura, in quanto entrambi questi aspetti erano stati curati in precedenza da Craven stesso. Trovare, dunque, degni sostituti in grado di equiparare la sua genialità di scrittura e la sua bravura registica era tutt’altro che semplice. Partendo da un soggetto di Kevin Williamson e dello stesso Craven, questo nuovo capitolo della saga presenta una sceneggiatura curata da James Vanderbilt e Guy Busick, mentre la regia è, questa volta, nelle mani del duo Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, conosciuti ai più per la regia di Finché morte non ci separi del 2019. Saranno stati in grado di tenere il passo con il cineasta statunitense scomparso nel 2015?

“E A NOI FAN CHI CI PENSA?”

Una frase che spesso viene ripetuta, quasi come un mantra, da orde di fan delle saghe più disparate che, ritrovandosi davanti ad un nuovo capito che non ha rispettato le aspettative, si scagliano inferociti contro produttori e registi. Questo Scream parte proprio da questo concetto: i fan conosceranno Squartati (o Stab nella versione originale), ovvero il film che racconta Scream dentro Scream, con il quale già Craven gestiva, in maniera acuta, un interessantissimo messaggio metacinematografico nel secondo e poi anche nel terzo capitolo del franchise. Arrivati nel 2022, Squartati ha ormai perso il suo appeal e la major che ne detiene i diritti lancia una campagna reboot, affidando la regia a “quello di Cena con delitto” e adattando la saga ai canoni odierni di horror, togliendo l’anima cruenta e splatter del prodotto e sostituendola con paure più psicologiche e con basi filosofiche (nello stile di The VVitch come fa intendere il film stesso). A qualche fan accanito dell’originale, però, questa decisione non piace e decide di girare dal vivo il proprio sequel di Squartati, creando un “requel”, ovvero un mix di reboot e sequel, in linea con la maggior parte dei revival delle saghe -horror e non- degli ultimi anni, ma sempre rispettando la materia originale.

Da una base, quindi, estremamente metacinematografica, gli sceneggiatori riescono a costruire uno dei migliori (se non il migliore) sequel possibile. Introducendo personaggi nuovi, il film introduce lo spettatore alla new wave, alla Generazione Z che apprezza un horror diverso, più sofisticato e che si pavoneggia con aria di superiorità di fronte ai cultori del genere, ma che si ritrova qui ad affrontare il fantasma del passato, finendo per mostrarci dei ragazzi uguali, se non addirittura più stupidi, dei personaggi originali. Come ogni requel che si rispetti, però, la sceneggiatura riesce a far tornare anche alcuni dei personaggi originali a cui i fan sono tanto affezionati, facendolo in maniera intelligente e oculata, senza scadere negli ormai classici cliché dei revival degli ultimi anni.

PASSATO E PRESENTE

L’elemento migliore di questa pellicola è sicuramente l’elevato citazionismo, sia verso altri film o franchise sia verso la saga stessa. Se già negli originali le citazioni agli altri slasher abbondavano (tra tutte basti pensare a Billy Loomis, cognome condiviso con l’iconico dottore e psichiatra di Michael Myers nella saga di Halloween), anche qui si trovano numerose citazioni sia nella scrittura, con le protagoniste Sam e Tara Carpenter (sempre tornando ad Halloween) o il giovane Wes Hicks (palese rimando al regista della saga), ma soprattutto nella regia che, seppur non arrivando alle vette di Craven, riesce ad intrattenere e a costruire correttamente la tensione giocando spesso con gli stereotipi ed i cliché sia della saga sia degli altri film del genere (con una delicatissima ma geniale reference alla scena della doccia del capolavoro di Alfred Hitchcock Psycho).

Le prove attoriali sono complessivamente su un buon livello, su cui spiccano su tutte Courtney Cox e David Arquette, che imbandiscono la scena dell’incontro dopo anni in maniera estremamente emozionante, mentre tra le new entry spicca il Richie Kirsch di Jack Quaid, già ottimo nella serie Amazon The Boys e che qui mette in mostra tutta la sua bravura.

Volendo guardare il pelo nell’uovo, qualche difetto nella pellicola si può riscontrare. Oltre alla già citata regia non a livello dei precedenti capitoli, che comunque si dimostra tutt’altro che pessima, tra i contro della pellicola si annovera una presentazione di alcuni nuovi personaggi forse un po’ abbozzato e poco approfondito, aspetto che non permette di empatizzare al massimo con loro. Si può anche citare una particolare scelta narrativa che riguarda in prima persona la protagonista Sam e che, se può da un lato piacere a molti, ad alcuni spettatori potrebbe far storcere il naso.

CONCLUSIONI

Il duo Gillet/Bertinelli-Olpin riesce ad imbastire una regia che, assieme ad una sceneggiatura basata su un soggetto dello stesso Craven, porta sullo schermo il sequel che tutti i fan speravano di ottenere. Pregno di metacinema, questo film riconosce gli elementi che hanno reso importante Scream e li riadatta in una nuova ed interessante chiave, senza però dimenticarsi dell’elemento più splatter e cruento fulcro di questi prodotti. Tra nuovi personaggi e vecchie conoscenze, Scream torna e lo fa nel modo giusto.

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Mattia Bianconi, Redattore