Viste le uscite massicce a cui la qui presente redattrice ha assistito durante la proiezione di questo film, mi sembra necessario fare una premessa relativa a cosa il pubblico deve aspettarsi da questo film di Neo Sora.

Ryuichi Sakamoto | Opus non è un documentario riguardante il musicista e la sua opera (se però il lettore fosse interessato al tema, lo rimando a Ryuichi Sakamoto: Coda di Stephen Schible). Si tratta della registrazione dell’ultima esibizione in solitaria del compositore ed autore, una registrazione di un’ora e quaranta in cui ripercorre venti dei suoi brani più famosi col solo pianoforte. La registrazione è stata realizzata a fine 2022, 3 mesi prima della morte avvenuta a seguito del degenerare del cancro al colon.

Opus si configura dunque, in primo luogo, come un importante documento storico-artistico, una testimonianza di tecnica e creatività che ha al proprio centro due unici protagonisti: Sakamoto e la sua musica. Nel documentario non appare nessun altro, il focus è costante e rivolto al proprio soggetto.

Tutto nella costruzione registica è atto a dare risalto alla figura del musicista: il set minimalista, la fotografia elegante, in bianco e nero, che ne esalta il corpo, il viso, le mani, riprese spesso, emaciate eppure ancora capaci di suonare brani anche complessi. Il lavoro sul suono, poi, permette al pubblico di godere non solo della musica, ma di catturare anche il battere del pedale ed il respiro del musicista, dando vita ad un’unione magistrale tra arte ed artista.

Le uniche occasioni in cui si ‘stacca’ dall’esibizione del Maestro sono momenti di passaggio, piccole istanze in cui possiamo vedere il lato più umano di Sakamoto: la sua commozione alla fine di un brano, la difficoltà nel suonarne un altro. Di malattia, di morte, di fine, di tutto ciò che circonda la realizzazione di questo film non si parla mai. Non ce ne è bisogno.

Il risultato, per usare un’espressione assai gettonata ed antipatica, è quella di un’esperienza, un’esperienza visiva ed uditiva da vivere preferibilmente al cinema (se ci sarà una distribuzione in sala) per poter godere al massimo l’effetto intimo, di totale immersione audiovisiva.

Ryuichi Sakamoto | Opus è un dono al pubblico, un ultimo saggio di maestria a cui approcciarsi con umiltà e con commozione, sapendo di star assistendo al canto del cigno di uno dei più grandi compositori di colonne sonore di sempre. Allontanarsene, privarsi volutamente di un simile, ultimo atto d’amore (la decisione di esibirsi un’ultima volta in brani anche molto complessi nonostante la malattia e rendere questa esibizione disponibile al grande pubblico) sarebbe un gesto di mancanza di rispetto.

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Silvia Strambi,
Redattrice.