Di tutti i mostri classici della Universal Dracula è sicuramente quello che ha ricevuto più amore dal pubblico (e altrettanti remake, alcuni meno belli di altri). La performance di Bela Lugosi nei panni del Conte nel 1931 ha posto le basi per la creazione di un’iconografia unica del personaggio, così come l’adattamento non proprio autorizzato del romanzo originale che realizza Murnau nel ’22. È poi arrivato Francis Ford Coppola, che nel 1992 è riuscito ad aggiungere quel qualcosa in più a un personaggio già praticamente perfetto, e di questo non possiamo che riconoscere il merito.
Certo, l’idea di reinterpretare il racconto di Bram Stoker (pubblicato per la prima volta quasi centotrenta anni fa) in chiave moderna con una buona dose di comicità non è arrivata solo adesso. Già nel 1995 Mel Brooks ci aveva regalato una propria visione esilarante del personaggio di Dracula col volto di Leslie Nielsen in Dracula morto e contento. Pochi giorni fa è arrivato anche in Italia Renfield, in cui il regista Chris McKay ci propone l’ennesima rivisitazione della figura del conte più famoso al mondo. La storia mette al centro il personaggio di R. M. Renfield che all’epoca dell’uscita del romanzo non venne proprio compreso e apprezzato come avrebbe meritato. Renfield è un malato mentale, ricoverato al manicomio di John Seward, ossessionato dal nutrirsi di insetti e animali vari, con l’obiettivo di ingerire un numero sempre più alto di anime e quindi “allungare la propria vita”. Quando il Conte arriva a Londra, l’uomo ne diventa servo e inizia a venerarlo come un dio.
Che dire di Renfield? Un’ora e mezzo di puro intrattenimento e follia splatter, con un Conte Dracula che funziona a meraviglia (chissà se Bela Lugosi avrebbe apprezzato la visione), sia nel rapporto con Renfield sia da solo. Nel complesso, tuttavia, non si può non notare che il film presenta alcuni punti un po’ pericolanti.
Renfield e Dracula in una relazione tossica
Servo fidato del Conte per quasi un secolo, Renfield (Nicholas Hoult) è ormai stanco di vivere alle dipendenze di Dracula (Nicolas Cage), talmente narcisista e pieno di sé da risultare immediatamente simpatico appena compare sullo schermo. Nella New Orleans dei giorni nostri, Renfield frequenta di nascosto un gruppo di supporto in cui le persone possono parlare e confrontarsi in merito alle proprie relazioni complicate, grazie a cui capisce di doversi allontanare da Dracula per poter essere libero e vivere la vita normale che desidera. Tuttavia non è affatto facile rompere il loro rapporto di co-dipendenza che ci viene mostrato come una vera e propria relazione tossica, in cui la parte dominante manipola costantemente la parte sottomessa, convincendola a restare nonostante i continui abusi. La storia di Renfield alla ricerca del coraggio di staccarsi da Dracula si intreccia poi a quella di Rebecca (Awkwafina), una giovane agente di polizia che porta avanti l’obiettivo di ripulire la città di New Orleans dai traffici criminali della famiglia Lobo.
Non credo che ci si sarebbe mai aspettati di vedere una rappresentazione abbastanza accurata di cosa significa vivere una relazione tossica all’interno di un film su Dracula. Ma d’altra parte come si potrebbe rappresentare il narcisista patologico meglio che con un vampiro? C’è da dire che questo elemento della trama per certi versi così sorprendente a volte finisce per cozzare con il tono generale del film, che chiaramente non si prende quasi mai sul serio. La coppia Renfield-Rebecca poi, pur regalandoci alcune delle scene d’azione più spettacolari, risulta decisamente più debole rispetto alla coppia Renfield-Dracula, dove entrambi gli attori dimostrano di avere una chimica incredibile.
Il Dracula di Nicolas Cage finisce inevitabilmente per rubare la scena a tutti i personaggi, anche grazie a un’estetica praticamente perfetta, inquietante, intimidatoria e disturbante al punto giusto. Cage si è sicuramente divertito moltissimo a interpretare il Conte, sopra le righe in modo assurdo ma proprio per questo simpaticissimo (certo, in questo caso cerchiamo di ignorare accuratamente il fatto che si nutre di esseri umani). Il casting di Cage è stato fortemente voluto dalla produzione, per via della sua somiglianza fisica con il Bela Lugosi degli anni ’30. Davvero interessante, infatti, la scelta di presentare il film come una sorta di “sequel” al Dracula del 1931, azzardata forse ma in questo caso riuscita.
Amore per lo splatter
Il film inizia col botto e mette subito le mani avanti facendoci vedere le prime di tantissime scene gustosamente splatter. Il film è vietato infatti ai minori di quattordici anni e sicuramente per un buon motivo. Ideatore della storia è Robert Kirkman, autore della fortunata serie a fumetti The Walking Dead, divenuta dal 2010 una serie televisiva a cui ha lavorato anche lo stesso fumettista. Sicuramente l’esperienza con gli zombie ha ispirato Kirkman nella realizzazione di questo Dracula e lo si vede in moltissime scene. I momenti gore risultano molto comici e divertenti, sebbene non sempre le scene d’azione riescano a risultare interessanti: sì, vedere braccia che vengono staccate e usate come arma è esilarante, ma non si raggiungono livelli più alti. La regia di McKay è buona, non particolarmente ispirata, ma fa il suo lavoro all’interno di un film che è stato chiaramente costruito a partire dai personaggi e in funzione di essi.
Nel complesso, Renfield è un buon film d’intrattenimento, ricco di combattimenti e scene splatter che fanno spuntare un sorriso. E se ancora non siete del tutto convinti, sappiate che ne vale la pena anche solo per un’ora e mezza di questo Nicholas Cage così in forma.
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