Lucio Dalla è stato un cantautore fondamentale per l’immaginario musicale e culturale italiano: ha attraversato i decenni e gli stili musicali con alcune delle canzoni più iconiche della storia della musica, e per questo al cantautore bolognese Pietro Marcello (Martin Eden) dedica il documentario Per Lucio.
L’ambiguità lessicale del titolo riassume perfettamente le due anime di questo documentario: una dedica affettuosa a un artista – e a un uomo – unico, nelle parole di chi l’ha conosciuto bene, ma anche l’esplorazione del personale punto di vista di Dalla sulla musica e sulla vita.
Per Lucio non è e non vuole essere il documentario definitivo sul cantautore bolognese. Gli unici coinvolti nel documentario sono Umberto “Tobia” Righi, manager di Dalla per oltre quarant’anni, e Stefano Bonaga: nella prima parte viene intervistato il solo Righi, la seconda parte assume invece la forma di una cena tra questi due vecchi conoscenti di Lucio Dalla, occasione per parlare dell’amico scomparso ma in qualche modo sempre presente.
Parte fondamentale del documentario sono naturalmente le sue canzoni, alla base di bei filmati storici, accuratamente scelti e montati. Umberto Righi afferma che Lucio Dalla “sapeva tutto”, era un attento osservatore della realtà italiana: le sue canzoni diventano quindi specchio di avvenimenti storici, umori e inquietudini di un’Italia cresciuta forse troppo in fretta dopo il secondo dopoguerra, filtrati dalla sua convinta fede nell’umanità. Lucio Dalla interviene spesso, tramite interessanti filmati d’archivio, interviste e confessioni, e le canzoni accompagnano le immagini dell’Italia di allora – si va dall’immediato secondo dopoguerra alla strage di Bologna. L’idea di Pietro Marcello consiste nell’indagare la personalità di Dalla anche attraverso le sue canzoni, e quindi attraverso la storia e la cultura di un intero Paese. Le omissioni – biografiche e musicali – operate da Marcello sono troppe per poter essere elencate, ma come si diceva poco fa Per Lucio non vuole essere una biografia esauriente su Dalla quanto un ricordo condiviso, una conversazione su una conoscenza comune e su un pilastro della musica italiana.
Questo punto di vista – volutamente – poco esaustivo è la scelta più spiazzante e originale del film.
È tuttavia anche il più grande difetto di un film che appare incompleto, fin troppo frammentario: un po’ come se lo spettatore fosse invitato a partecipare a questa conversazione a cuore aperto su Lucio Dalla, ma tale conversazione girasse continuamente attorno a un punto senza mai metterlo completamente a fuoco. Tanto che pure il finale è tronco, e i titoli di coda scorrono lasciando l’impressione che manchi qualcosa, di non avere raggiunto un vero punto principale: a questa impressione contribuisce la mancanza un vero filo conduttore narrativo che colleghi le canzoni di questa raccolta musicale con – pur belle – immagini.
Per Lucio è un documentario originale e interessante, montato con un indubbia perizia e frutto di un’autentica passione per l’opera musicale del cantautore, e i fan di Lucio Dalla lo apprezzeranno: tuttavia, non dice niente di veramente nuovo sul cantautore, né sull’uomo Dalla.
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