Un po’ come il suo protagonista, Marcel the Shell è una creatura bizzarra e sorprendente, dall’aspetto naïf e un grande cuore. Candidato all’oscar come miglior film d’animazione, il lungometraggio d’esordio di Dean Fleischer-Camp è un insolito falso documentario con protagonisti animati in stop-motion, basato su una serie di cortometraggi dello stesso regista.

I RAPPORTI UMANI AI TEMPI DI TIK TOK E BABY YODA

Il mockumentary segue le vicende personali del piccolo Marcel (doppiato in originale da Jenny Slate, anche co-sceneggiatrice) una curiosa chiocciola parlante, e di sua nonna Connie (Isabella Rossellini). Testimone delle sfide quotidiane di una chiocciola alta due centimetri in un mondo a misura di umano è il videomaker Dean (lo stesso Fleischer-Camp) che decide di seguirne le giornate e le stranezze, con il proposito di riprendere senza interferire – l’occhio impassibile del regista e, più in generale, dei media è una tematica ricorrente -.

Questa piccola favola moderna parte da uno spunto semplice ma folgorante: una creaturina dall’aspetto bizzarro trasformata (suo malgrado) in una star del web richiama i personaggi animati dei grandi franchise d’intrattenimento divenuti fenomeni virali, un po’ alla Baby Groot o Baby Yoda/Grogu. Marcel è un’icona animata che, come i due esempi da Marvel e Star Wars, subisce l’effetto mediatico della sua cuteness, in grado di catturare il cuore del pubblico e riciclata in tormentoni web e ri-condivisa all’infinto in memes e reel di Tik Tok. Ma, come spesso accade a ciò che viene fagocitato dalla condivisione di massa sul web, la sua visibilità tende a estraniarne le ragioni più profonde – sentimentali o esistenziali – e a isolarne lo scopo dal contesto di solitudine che l’ha generato. Così, la ricerca di Marcel della sua famiglia è in realtà la ricerca di un senso in un mondo frammentato e molteplice, animato da un falso senso di comunità, troppo grande per una conchiglia sola.

AL CUORE DEL CINEMA D’ANIMAZIONE

Marcel the Shell è uno di quei rari film che restano aderenti alla premessa di base e non chiedono di più allo spettatore della disponibilità a superare le diffidenze nei confronti di questo progetto insolito e a scoprirne la dolce eccentricità. L’idea di un film d’animazione su una conchiglia con scarpe da ginnastica potrebbe apparire molto meno trasversale di quel che è in realtà: lo sguardo dal basso riflette una molteplicità di temi e spunti sorprendenti per arguzia e profondità.

Allo stesso tempo, non sacrifica il fascino innocente della sua storia solo per instaurare una conversazione sul presente e parlare di temi contemporanei. Marcel the Shell resta un lungometraggio dalla forte impronta artigianale, un film d’animazione che recupera lo stupore primigenio della tecnica in stop-motion, in grado di animare di magia gli oggetti del quotidiano e conferire loro nome, vita e personalità.

L’opera prima di Dean Fleischer-Camp è uno dei film d’animazione più sorprendenti degli ultimi tempi: il suo aspetto innocuo nasconde una riserva di trovate e spunti brillanti che riflette sul presente senza essere pedante, che brilla di una verve adorabile senza scadere nel melenso.

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Valentino Feltrin, Redattore