SPECIALE TOHORROR FANTASTIC FILM FES
Béatrice Dalle e Charlotte Gainsbourg chiacchierano durante una pausa sul set. Parlano di vita, cinema e stregoneria. Attorno a loro un formicaio di operatori, comparse, tecnici, truccatori, elettricisti, produttori, giornalisti, curiosi, molestatori. Le riprese ricominciano, bisogna bruciare le streghe. La situazione, problematica, si aggrava fino al punto di rottura (visivo) (fonte www.tohorrorfilmfest.it).
Con questo nuovo mediometraggio, Gaspar Noé attenta dichiaratamente alla vita delle persone cercando di provocare negli spettatori un attacco epilettico, in modo da realizzare la citazione di Dostoevskij provocatoriamente riportata all’inizio del film: “siete tutti in buona salute, ma non potreste mai immaginare la felicità che prova l’epilettico un secondo prima della crisi. Tutta la felicità di una vita non la cambierei mai con questa, per niente al mondo”.
Il mediometraggio si apre con immagini tratte da Dies irae di Carl Theodor Dreyer, in cui viene mostrato il rogo di una strega, tema alla base di tutta la pellicola. Poco dopo ci spostiamo su Béatrice Dalle e Charlotte Gainsbourg che parlano, tra le altre cose, di fronte a un fuoco di roghi di streghe realizzati in film precedenti, in un dialogo fluviale, denso e sconclusionato, in cui viene inserito anche il concetto di elevazione estetica che una strega destinata al rogo vive, in quanto in quel momento diventa essa stessa la regina del “villaggio”, poiché oggetto dell’attenzione di tutti. Dopo questa verbosissima introduzione, si avviano i preparativi per la realizzazione della scena del rogo nel film di Béatrice e una doppia camera si muove in questo set labirintico, totalmente disorganizzato e delirante, pieno di intrusi, tra produttori in piena rivolta verso la regista, critici rompiscatole in cerca di notizie, sedicenti registi che si proclamano nuovi geni della cinematografia mondiale proponendo discutibili progetti che vogliono narrare della vita e della morte, nuove star in ascesa e il direttore della fotografia che con una buona dose di supponenza (dato che ha lavorato con Jean Luc Godard) decide di effettuare un colpo di stato e prendere in mano le redini del film. Nel frattempo la povera Charlotte viene sconvolta da un evento accaduto alla figlia.
Se in Climax, di cui Lux Æterna è un seguito spirituale, Noé aveva messo in scena la discesa negli inferi di un gruppo di ballo, in questo caso ci porta direttamente su un set infernale realizzando quasi tutto il film in split-screen, bombardandoci di informazioni ed esasperando lo spettatore con lunghi piani sequenza paralleli, costringendolo a seguire diversi avvenimenti in contemporanea. La tensione e il nervosismo crescono negli addetti ai lavori del film e in chi sta guardando. Noé paragona la realizzazione di un’opera a un gioco di potere, come atto di violenza del regista dittatore sugli attori e la troupe, costringendo la Gainsbourg a una performance fisicamente estenuante, in cui si realizza questa elevazione estetica della strega durante il rogo, pur di ottenere un grande risultato, come se il fine giustificasse i mezzi. Il discorso si sdoppia nell’ultima parte, costringendo anche lo spettatore ad assistere a flash di luci e suoni ripetuti in maniera estenuante con il fine ultimo di causare una reazione da parte nostra. Gaspar Noé ha deciso ormai da tempo di portare avanti un’idea di cinema come esperienza sensoriale, cercando di provocare una reazione fisica nell’audience e riuscendo, a suo modo, a costruire uno stile unico nel panorama cinematografico contemporaneo. Prendere o lasciare.
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