Presentato nella Sezione Un certain regard dell’ultimo Festival di Cannes e candidato per l’Argentina agli Oscar 2024, arriva anche al Torino Film Festival 2023 la nuova opera di Rodrigo Moreno nella sezione Fuori Concorso. Il film del regista argentino consiste in un fluviale heist-movie di 3 ore, condito con elementi da commedia surreale.
L’impiegato di banca Morán escogita un piano per liberarsi della monotona routine lavorativa: rubare abbastanza soldi per garantirsi un modesto pensionamento, confessare tutto alle autorità e trascorrere un po’ di tempo in prigione intanto che un suo collega custodisce i soldi. Il suo complice è Román che, immediatamente messo sotto pressione da un investigatore della compagnia, decide di recarsi verso un’idilliaca e remota zona rurale per nascondervi la refurtiva (fonte Torino Film Festival).
Il film si apre con l’inquadratura di un completo da impiegato poggiato su una sedia, a rimarcare immediatamente l’importanza del lavoro all’interno del film. Lavoro inteso tuttavia come prigionia, come un aguzzino che ritma le nostre vite e annulla la nostra libertà. Il regista segue Morán nel suo lento percorso mattutino, sottolineando come il protagonista faccia di tutto pur di non recarsi presso il suo ufficio, pur di ritardare l’agonia quotidiana. E’ meglio stare 3 anni e mezzo in carcere o 25 in una banca? L’interrogativo alla base del film è solo un esempio dei molteplici parallelismi tra vita lavorativa e prigionia, dalle grate presenti sia nelle carceri fatiscenti che nella banca, al direttore della filiale dove lavorano Morán e Román che è interpretato dallo stesso attore che impersona uno dei detenuti più importanti della prigione. Il lavoro è prigionia e ci controlla anche nelle nostre conversazioni, come afferma Morán ricordando che quando si incontra qualcuno per la prima volta, una delle prime domande che si rivolge è “che lavoro fai?”.
Il piano di Morán di ottenere la libertà e fuggire verso un luogo non contaminato dall’uomo, la regione dell’Alpa Corral, conquista anche Román, l’impiegato perfetto amante della vita da città, che tuttavia viene ammaliato dalle bellezze della regione. Luogo impersonato da Norma, ragazza che sconvolgerà le vite dei due protagonisti, vera trasposizione in forma umana della natura e di conseguenza non reale. Natura che inevitabilmente non verrà immediatamente compresa dagli abitanti della città, ma che nel finale sospeso confermerà l’impatto avuto sulle vite dei due protagonisti. Una fuga nella natura definitiva o temporanea di cui Morán e Román, due facce della stessa medaglia, necessitano per sopravvivere all’iperproduttività della società contemporanea. La società capitalista viene raffigurata dal personaggio della Ortega, teatrale e malefica, che distrugge le carriere dei colleghi di Morán, a causa della rapina di quest’ultimo. Ogni persona della pellicola rappresenta il simbolo di uno degli aspetti della vita contemporanea.
Il contrasto tra la natura che rimanda al western e la città è sottolineato dal grande lavoro realizzato sul sonoro, che risalta la differenza tra la cacofonia di Buenos Aires rispetto alla pace dell’Alpa Corral, tramutando in film in un vero e proprio atto d’amore verso questa regione.
Questo inno alla libertà travestito da heist movie atipico, condito di scene comiche surreali, tra siparietti con protagonisti bicchieri d’acqua e sedie scricchiolanti, risulta essere un instant cult da recuperare.
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