Ci appare un dato di fatto e una speranza che più di qualcosa si sta muovendo, timido ma deciso, sotto la superficie del cinema d’animazione mainstream. È un discorso affrontato già numerose volte in questi spazi, analizzando l’enorme successo di film d’animazione che, oltre ad ampliare l’orizzonte stilistico del cinema d’animazione e il ventaglio di tecniche possibili, si pongono fieramente in un percorso che mira a scardinare il binarismo cinema per adulti – cinema per bambini imposto. Questo è vero per l’ultimo Miyazaki, per le incursioni nello Spider-Verse, opere d’artigianato e colossi produttivi che alzano l’asticella per la tecnica in un modo che costringe la concorrenza a stare al passo.
Accanto a questi, si pongono anche progetti più piccoli, gemme minori per budget e magari meno prorompenti ma non per questo meno consapevoli. Linda e il pollo è uno di questi. Esordio nell’animazione per Chiara Malta e secondo lungometraggio animato per Sebastian Laudenbach dopo alcuni corti in cui sperimenta il suo stile animato , Linda e il pollo è stato presentato in anteprima italiana alla ventesima edizione del Biografilm Festival.
Inseguire un ricordo
All’origine di tutto è un vuoto, via via popolato da ricordi, da grezze macchie di colore che affollano lo schermo. Uno dei primi ricordi di Linda è quello di suo padre. Ma suo padre è morto; e otto anni dopo, Linda e sua madre Paulette vivono un complicato rapporto madre-figlia, esacerbato da un difficile clima sociale e politico. Paulette accusa ingiustamente Linda del furto di un anello. Ma Il tentativo di Paulette di farsi perdonare degenera in una cascata di furti, inseguimenti e si trasforma piccola rivoluzione personale che si fa strada nella più grande protesta che blocca la città.
La tenacia irrefrenabile dei più piccoli e le mancanze di adulti incasinati gettano ben presto nel caos il quartiere. La caccia al pollo scombina ruoli e istituzioni, e diventa pretesto per una sequela di personaggi azzeccatissimi e gag sotto il segno di un umorismo anarchico. Linda e il pollo vive della gioia per il disordine, del gusto per l’infrazione delle regole, emanazione di una narrazione infantile e solida presa di posizione nei confronti di una certa concezione dell’arte rivolta ai più piccoli.
Il cuore colorato dell’animazione
In Linda e il Pollo, ciascun personaggio è definito da un colore diverso. Con l’eccezione dei rappresentanti dell’autorità, i poliziotti in bicicletta e in tenuta antisommossa, ciascun colore identifica le singole personalità e, allo stesso tempo, disperde i lineamenti e le figure in modo libero, ricercatamente grossolano, elastico nel disegno dei personaggi e nel rispetto delle proporzioni. Uno stile espressivo vivace, come l’irrefrenabile gioia di vivere dei suoi personaggi, capace di trasformarsi in momenti emotivi in cui protagoniste sono la memoria, i sentimenti. Puri, senza compromessi.
L’ode animata alla rivoluzione di Chiara Malta e Sebastian Laudenbach sfugge alle categorizzazioni, ed espande il concetto di animazione, allo stesso tempo semplificandone lo stile e ampliando le possibilità espressive nella ricerca delle emozioni più pure dei personaggi, in un perfetto connubio di cuore e tecnica, risate ed emozioni.
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