“Oh cielo! faccio la parrucchiera da 20 anni, ne ho acconciate a dozzine di cucchiai spaiati!”

Non c’è battuta migliore che descriva i protagonisti de Les Amours imaginaires l’opera seconda di Xavier Dolan, passata nel 2010 nella sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes. Francis e Marie, due amici d’infanzia, sono infatti perennemente alla ricerca dell’amore. Lui, interpretato dal regista stesso, è insicuro, nervoso, un eroe romantico dei giorni nostri. Lei (Monia ChoKri) dall’aspetto di una diva d’altri tempi, mostra una personalità determinata, ben descritta dalla frase da lei stessa pronunciata “Avere un alto quoziente intellettivo è indispensabile per chi ha occhi marroni”.

Durante una festa l’attenzione dei due giovani viene attirata da Nicolas, interpretato da un affascinate Niels Schneider, che sin da subito instaura con i due un rapporto decisamente ambiguo. Così, sulle note di Bang Bang di Dalida, inizia tra Francis e Marie una guerra senza esclusione di colpi, fatta di regali costosi, appostamenti, forcine e bei vestiti.

Lo spettatore percepisce tutte le emozioni, le aspettative e le delusioni dei due protagonisti, che, intenti a pianificare la prossima mossa per raggiungere l’oggetto del desiderio, non si rendono conto di averlo idealizzato. Come in una partita di tennis, lo spettatore vede vincere prima Francis e poi Marie e poi di nuovo Francis a seconda dell’umore e delle attenzioni concesse da Nicolas che, come una figura divina, dà e toglie, senza mai concedersi. Ma l’aspetto veramente apprezzabile di quest’opera è il sapiente uso del linguaggio filmico, capace di donare ai personaggi una profondità psicologica unica.

Le immagini, spesso più eloquenti dei personaggi stessi, permettono a Dolan di coinvolgere tutti i sensi dello spettatore che così assapora nella propria bocca il gusto amaro della tequila bevuta da Marie dopo un rifiuto, percepisce sotto le sue dita il frusciante raso blu della giacca nuova di Francis e sente le mani sudare per quel telefono che non squilla.

L’uso di sequenze illuminate con diversi cromatismi (se avete apprezzato Love di Gaspar Noé sapete di cosa sto parlando) nei momenti in cui i due protagonisti si mettono a nudo, sono un’ulteriore espressione della capacità del regista di portare lo spettatore a sintonizzarsi sulle emozioni dei personaggi attraverso la costruzione scenica. Sebbene la trama non sembri particolarmente complessa lo spettatore alla fine del film si trova davanti a una riflessione di non poco conto: “è forse più importante avere qualcuno con cui dormire a cucchiaio o qualcuno che ti ripari in un giorno di pioggia?”. Lo trovate su Amazon Prime Video!

Questo articolo è stato scritto da:

Micol Schiavon, Redattrice