A partire dai primi 2000, il genere cinecomic ha visto un vero e proprio rinascimento cinematografico: il genere aveva già conosciuto adattamenti di successo come Superman di Richard Donner e Batman di Tim Burton, ma è con a X-Men di Bryan Singer, Spider-Man di Sam Raimi e Batman Begins di Christopher Nolan che il genere ha saputo raggiungere un equilibrio tra autorialità e grandissimo successo di pubblico nel nuovo millennio.

Anche il piccolo schermo è stato mezzo di storie di supereroi interessanti, soprattutto dopo la nascita del Marvel Cinematic Universe. Se la differenza di budget tra cinema e tv è vistosa, le serie tv di supereroi non hanno niente da invidiare per originalità e diversità alle loro controparti cinematografiche: ottimi prodotti tra cui la miniserie di Watchmen, sperimentazioni di successo come Daredevil e The Boys e storie più tradizionali come il franchise televisivo dell’Arrowverse, solo per citarne alcuni, dimostrano la capacità del medium televisivo di attingere a piene mani dai fumetti per creare serie di qualità.

Creata da Noah Hawley, già creatore e showrunner della serie Fargo, Legion è l’esempio perfetto di come si possa sperimentare con personaggi e topoi del genere supereroistico ottenendo risultati sorprendenti.

La storia segue David Haller (Dan Stevens), giovane paziente di un istituto psichiatrico che soffre di schizofrenia; nell’istituto in cui è prigioniero conosce Sydney Barrett (Rachel Keller), ragazza con fobie da contatto con cui instaura una relazione romantica. Ciò che lui stesso crede siano allucinazioni, tuttavia, scopre essere frutto di immensi poteri che vengono alla luce in circostanze tragiche: quando viene rivelata la sua vera natura di mutante, David diventa vittima di un braccio di ferro tra una sinistra agenzia governativa e un’organizzazione guidata da Melanie Bird (Jean Smart), terapista con un tragico passato che si prefigge di aiutare i mutanti come David.

Se questa premessa vi sembra familiare non c’è da stupirsi: la serie è imparentata con il filone narrativo degli X-Men, creati da Stan Lee e Jack Kirby nel 1963 e portati al cinema con successo da Bryan Singer. Nonostante le analogie tematiche (la paura per il diverso, la frattura insanabile tra singolo e società) e nonostante sia a sua volta una co-produzione Marvel Television e Fox, tuttavia, Legion non fa parte del medesimo franchise e condivide con i fumetti solo alcuni personaggi, tra cui lo stesso David (creato da Chris Claremont e Bill Sienkiewicz nel 1985) e suo padre, il professor Charles Xavier (interpretato da Harry Lloyd nella terza stagione). Inoltre Legion segue fin da subito una strada originale, preferendo alle storie corali dei film una narrazione psicologica ricca dalle tinte surreali. Il pilot è una dichiarazione d’intenti: i primi minuti seguono la crescita di David e rendono chiaro che la serie esplora il suo punto di vista, immerge lo spettatore nella sua psiche.

La forma della storia diventa anche il suo contenuto: allo smarrimento di David e dello spettatore contribuisce una narrazione fatta di flashback ingannatori, montaggio disorientante e pure improvvisi numeri musicali fuori contesto dall’estetica di un videoclip. Una scelta (che solo ogni tanto sfocia in un certo virtuosismo compiaciuto) accattivante e soprattutto vincente nel restituire il punto di vista frammentario e confuso di David, in un modo che spesso richiama Se mi lasci ti cancello (fonte d’ispirazione dichiarata) ed efficace anche nell’arricchire l’atmosfera surreale della serie con improvvise sferzate orrorifiche.

Anche da un punto di vista puramente visivo la confusione viene espressa dall’assenza di precise coordinate temporali: costumi e ambientazioni sono un mix impazzito tra passato e futuro, asettiche scenografie futuristiche si mescolano a tecnologie retrò. L’utilizzo di oggetti di scena dall’estetica retrofuturistica è comune anche in altre serie cinecomic come Loki o Doom Patrol, ma in Legion la scelta è doppiamente efficace proprio perché cozza con un’ambientazione sci-fi così pulita e colorata.

Anticonvenzionale è pure nel delineare il suo contraddittorio e affascinante protagonista: David è un mutante potentissimo ma inerme, spesso in balia di eventi che lui stesso scatena inconsapevolmente.

Legion è quindi una serie televisiva unica, non solo nel suo genere: un pastiche di fantascienza, horror e classica storia di supereroi, che si inserisce in modo coerente nella corrente narrativa degli X-Men ma guadagnandosi una propria identità, tanto che potrebbe addirittura piacere anche ai non appassionati di cinecomics. Non resta che aspettare di vedere se Noah Hawley, dopo questo e Fargo, riesce a replicare il miracolo con la sua già annunciata serie su Alien

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Valentino Feltrin, Redattore