“Si tratta di un errore molto comune: la gente pensa che l’immaginazione dell’autore sia sempre all’opera, che egli inventi costantemente un’infinita serie di avvenimenti ed episodi. Che semplicemente immagini le sue storie partendo dal nulla. Nella realtà, è vero l’opposto. Quando le persone scoprono che sei uno scrittore, sono loro a portarti i personaggi e gli eventi. E fin tanto che conservi la capacità di osservare e ascoltare con attenzione queste storie continueranno a […] cercarti nel corso della tua vita. A colui che ha spesso raccontato le storie degli altri, molte storie saranno raccontate.”
Così all’inizio di Grand Budapest Hotel, Wes Anderson spiega il mestiere dello scrittore. O meglio chi sono gli scrittori.
Un autore, così presentato, sembra essere una persona attenta, in grado di unire esuberanza e capacità di restare nell’ombra ad osservare. Uno scrittore non crea dal nulla, ma rielabora ciò che lo circonda. È attratto dalle deviazioni, dalle anomalie della vita di cui viene a conoscenza. Queste colpiscono la sua attenzione, si fissano nella sua mente, e germogliano ramificandosi, espandendosi e dando vita a splendidi nuovi fiori.
“Perché pensare per figure e personaggi? Perché queste sintesi si presentano a noi come risposte emergenti e vive, come nascite o novità a venire, come un avvenire del pensiero. Perciò il pensiero inventa come evolve la vita e come procede il mondo”
(Michel Serres, Il mancino zoppo)
Gli scrittori sono ladri poetici e silenziosi. Alice Hughes è tutto questo.
Lasciali parlare (Steven Soderbergh, 2020) è la storia di una rinomata scrittrice, Alice Hughes, appunto, interpretata da Meryl Streep, che dall’America si imbarca su una nave diretta in Inghilterra per ricevere un premio. Alice sta scrivendo il suo nuovo libro, di cui nessuno sa nulla, e la speranza del suo editore è che si tratti del sequel del suo successo “You always/You never”. Sulla nave con lei ci sono, sotto sua richiesta, due sue vecchie amiche dell’università, Susan e Roberta, e suo nipote Tyler. Nell’imbarcazione è però presente anche un’altra sua conoscenza, la sua agente, salita sulla nave a sua insaputa per ricercare informazioni riguardo al manoscritto.
La vicenda fondamentale si svolge sulla nave, con pochi cambi di ambientazione. Qui verrà progressivamente definitivo, in diversi modi e tempi, il rapporto tra le tre amiche. In particolare il film si concentra sulla costante tensione tra Alice e Roberta. L’accusa, da parte di quest’ultima ad Alice, è quella di aver “rubato” la storia del suo matrimonio e di averla sfruttata per scrivere il suo libro, danneggiando la sua vita proprio pubblicando quella storia. Alice risponde alle accuse (mentendo, non sappiamo in che percentuale) dicendo che tutti i suoi personaggi parlano di se stessa. Le due amiche non riusciranno a comunicare realmente per gran parte del film, quasi cercando di contenere un problema che prima o poi le avrebbe portate inevitabilmente a un confronto diretto.
Una sempre elegantissima Meryl Streep riesce ad interpretare alla perfezione un personaggio profondamente sensibile, intimamente legato ai suoi affetti e affascinato da ciò che accade nel mondo esterno. Allo stesso tempo, però, Alice presenta un muro che la separa dagli altri: è chiusa in sé, non riesce a esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni e appare totalmente presa dal suo lavoro e dai libri che legge.
La si vede rispettare una solida routine di scrittura e nuoto. La si vede spesso, infatti, uscire dalla piscina della nave con fierezza e distensione, come se quell’atto fosse terapeutico per lei.
Una simpatica side story è invece quella del nipote Tyler e del suo rapporto con Karen, l’agente di Alice. I due si conoscono perché la donna lo prega di ottenere delle informazioni sul manoscritto e su sua zia. Questo il punto di partenza di un legame che si instaura con risvolti non scontati.
Il personaggio di Tyler inoltre rappresenta un fulcro ironico della vicenda, perché non solo viene incaricato da Karen di tenere d’occhio Alice, ma anche da Alice di controllare le sue amiche per accertarsi che si divertano, e infine da Roberta al fine di cercare informazioni su un uomo a cui potrebbe essere interessata. Tutto ciò avviene con una benevolenza e ingenuità da parte di Tyler che non possono non far sorridere.
Uno degli elementi da lodare di più è la schiettezza che accompagna i fatti narrati. Nulla viene edulcorato, i personaggi sono credibili, con pregi e difetti. Un’orchestrazione dinamicamente equilibrata di diversi tipi umani e dei loro rapporti, che non si separa troppo dalla realtà.
Un’orchestrazione che però, paradossalmente, non c’è stata: il film è stato girato in soli dieci giorni, dando agli attori una breve descrizione dei fatti, e lasciando la scena a un’improvvisazione quasi completa. Un tempo da record per un’opera cinematografica della portata qualitativa di Lasciali parlare.
Un ultimo elemento, secondario ma comunque importante, sono le musiche di Thomas Newman. Sembrano quasi richiamare le note di Angelo Badalamenti nella colonna sonora di Twin Peaks (David Lynch, 1990), contribuendo certamente a creare l’atmosfera caratteristica di questo film.
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