Una saga diversa dalle altre
All’interno del panorama del cinema horror La Casa è una pellicola a tratti sui generis. Uscita nel 1981 – tre anni dopo l’Halloween di Carpenter, un anno dopo il primo capitolo di Venerdì 13 e tre anni prima di Nightmare – e realizzata con un budget di soli 375.000 dollari si rivela, inizialmente, un insuccesso negli Stati Uniti, con incassi mediocri innalzati invece dalla grande fama ottenuta in Europa, ai quali si aggiungeranno quelli delle ridistribuzioni sul suolo americano e del fiorente mercato home video, accompagnato da una grossa rivalutazione da parte della critica specializzata.
Si sviluppa così l’idea di un cult, che riesce a donare al regista Sam Raimi ed all’attore protagonista Bruce Campbell il successo meritato. Tuttavia, mentre Venerdì 13 ottiene, nell’arco di nove anni, otto seguiti ed Halloween e Nightmare allargano le loro saghe con altri quattro capitoli, per il seguito della pellicola di Raimi la strada si rivelerà molto più lunga e difficoltosa. Il secondo capitolo arriverà soltanto nel 1987, con un budget ridotto ed una sceneggiatura fortemente rimaneggiata e limitata nelle intenzioni, ma che si rivelò comunque un successo tale da portare alla nascita del terzo capitolo L’armata delle tenebre nel 1992 (in caso vogliate approfondire l’argomento sui primi tre capitoli della saga, vi consigliamo l’analisi ad essi dedicata all’interno del nostro podcast Strade Perdute).
Una saga divenuta nell’arco di quei vent’anni un fenomeno cult, meno sfruttata rispetto ad altre e quindi ben disposta al ritorno in auge sotto forma di remake. Arriva così nel 2013 La Casa, tentativo di remake dell’originale diretto dal giovane Fede Alvarez che si dimostra il più grande successo commerciale legato alla saga. Dopo varie idee scartate per i possibili seguiti, si decide di riprendere il personaggio di Ash con una serie a lui interamente dedicata dal titolo Ash Vs Evil Dead composta da tre stagioni (che possono essere facilmente recuperate su Netflix) e di portare avanti in parallelo la saga anche a livello cinematografico, ma con storie separate dal canone, con personaggi originali e vicende completamente nuove.
Arriva così in sala dal 20 aprile La Casa: Il risveglio del male, scritto e diretto da Lee Cronin con alle spalle il supporto produttivo di Raimi, Campbell e dello storico produttore della saga Robert Tapert.
Il male va’ in città
L’incipit della pellicola sembra riprendere passo passo quanto è di più caro ai fan: una “soggettiva del male” sfreccia all’interno di un’area boschiva e paludosa fino a sbucare sul molo di un piccolo lago lanciandosi verso un’ignara ragazza intenta a leggere un romanzo. Non è però un demone a volare, ma solamente un drone telecomandato – probabilmente lo stesso usato per la ripresa, andando ad inserire quasi un elemento metacinematografico – dal classico ragazzo belloccio ma stupido. Vicino al laghetto – chiara citazione al sopracitato Venerdì 13 – è presente anche un piccolo chalet che sembra fare il verso a quello dell’originale, all’interno del quale si trova una giovane ragazza afflitta da un misterioso male. Dopo una sequenza estremamente violenta ed il title drop, la pellicola abbandona i giovani ragazzi e ci trasporta subito via dalla classica ambientazione rurale – alla quale si ritornerà solo successivamente – per finire dritti tra i vicoli urbani di una grande città americana, in cui accompagniamo Beth (Lily Sullivan) fino all’appartamento in cui vive la sorella Ellie (Alyssa Sutherland) con i tre figli Danny (Morgana Davies), Bridget (Gabrielle Echols) e Kassie (Nell Fisher) ed in cui si svolgerà tutto il resto della pellicola. A causa di un terremoto, Danny trova all’interno di un piano interrato sotto l’edificio una tomba contenente uno dei tre Naturom Demonto ed alcuni vinili: superfluo sottolineare come dalla lettura e dell’ascolto di questi oggetti finisca per scatenarsi il male all’interno della loro abitazione.
Sul piano narrativo, Cronin non inserisce particolari svolte od approfondimenti, portando così avanti un racconto che si sviluppa in maniera semplice e lineare, inserendo giusto alcune motivazioni che impediscono l’abbandono della palazzina e lasciando poco spazio ai personaggi ed alla loro caratterizzazione rendendoli perciò semplici burattini nelle mani del demone intento a scatenare il caos. Al tempo stesso non si presentano nemmeno grandi approfondimenti o aggiunte alla mitologia della saga, relegando il libro ed il suo funzionamento al puro e semplice orrore la cui lettura fa scaturire. La semplicità della trama si dimostra però al tempo stesso funzionale nella messa in scena di sequenze che riescono a mescolare sapientemente l’orrore con il grottesco, dimostrando il grande studio svolto da Cronin e la cura rivolta nei confronti dei capitoli originali, colpevole però di un abbandono quasi totale dell’elemento ironico e della comicità, riservati soltanto ad alcune battute decisamente volgari e fuori luogo da parte dei personaggi controllati dal demone.
La messa in scena di Cronin, senza inserire particolari guizzi o slanci personali, si mantiene pulita e chiara, rendendo il giusto omaggio ai capostipiti grazie ad alcune inquadrature tipiche – dalle soggettive già citate passando per i primissimi piani agli iconici piani olandesi – e costruendo al tempo stesso sequenze capaci di intrattenere e di inquietare lo spettatore, aiutato da una buona fotografia curata da Dave Garbett, un ottimo comparto attoriale – soprattutto da parte della inquietantissima posseduta Alyssa Sutherland e della combattiva final girl Lily Sullivan – ma soprattutto da una massiccia quantità di sangue e violenza che rende la pellicola una delle più splatter degli ultimi anni.
Conclusioni
La Casa: Il risveglio del male si presenta come un soft reboot capace di divertire e conquistare sia i fan di vecchia data, grazie ad una messa in scena ricca di richiami storici ed una grande quantità di sequenze splatter, sia le nuove generazioni, grazie alla parziale messa da parte dell’elemento comico ed alla maggiore spinta sulla componente più tipicamente horror. Se sul piano narrativo non ci si trova davanti a nulla di nuovo ed originale, la pellicola si dimostra comunque come un prodotto ben riuscito e divertente, che apre così le porte ad un futuro roseo per la saga (o forse, decisamente rosso).

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