Dopo il successo de La stranezza, Roberto Andò racconta un’altra storia siciliana. Il suo nuovo film, intitolato L’abbaglio, però, non tratta un presunto aneddoto sconosciuto come nel film dedicato a Pirandello, bensì la storia con la S maiuscola, quella dell’impresa dei Mille di Garibaldi alla conquista del Sud Italia, ricavata da un racconto di Leonardo Sciascia. Squadra che vince non si cambia: anche in questo caso gli interpreti principali del film sono Toni Servillo e il duo Ficarra & Picone.
4 maggio
Prima di organizzare la sua spedizione per liberare la Sicilia dai Borboni, l’Eroe dei Due Mondi Giuseppe Garibaldi (Tommaso Ragno) si garantisce il supporto del colonnello siciliano Felice Orsini (Toni Servillo). L’ufficiale procede dunque alla recluta dei volontari da imbarcare a Quarto, presso Genova, e tra gli uomini che si presentano alla arruolamento ci sono anche due siciliani: Domenico Tricò (Salvo Ficarra) e Rosario Spitale (Valentino Picone).
I due venturieri vogliono solo approfittare del passaggio di Garibaldi per raggiungere la Sicilia e tornare alla propria vita: perciò, alle prime avvisaglie di combattimento, disertano senza indugio, trovandosi loro malgrado a condividere la via della fuga. Per vergogna dei compatrioti siciliani, Orsini non ordina nessuna ritorsione nei confronti dei vigliacchi, strappando la pagina che riportava i loro nomi nella lista dei proscritti.
Dopo una serie di imprese, ferite e truffe, Spitale e Tricò finiranno nuovamente arruolati tra le Camicie Rosse e costretti a prendere parte ad una pericolosa missione affidata da Garibaldi a Orsini. Forse ispirati dagli ideali dei giovani seguaci di Garibaldi, anche i due disgraziati lotteranno loro malgrado per l’unificazione italiana.
14 maggio
Quasi non esistono film importanti sull’unificazione italiana (esclusi due titoli che trattano gli eventi da prospettive centrifughe: Il Gattopardo di Luchino Visconti e Noi credevamo di Mario Martone), forse perché l’Italia unita è frutto più di accordi diplomatici che realmente di imprese eroiche. Eppure lo sbarco dei Mille è suggestivo come mito fondativo nazionale, ed è molto appagante vederlo reso sul grande schermo nel film di Andò.
Il crogiolo dialettale sui due batiscafi che raggiungono le coste meridionali dello Stivale, lo sbarco a Marsala, la proclamazione di Salemi, le scene di battaglia e la gravità di Garibaldi sono enfatizzate da una gloriosa fotografia di respiro internazionale di Maurizio Calvesi. L’epica risorgimentale vive anche nel canto improvvisato di Va’ pensiero di Verdi, ripreso anche nei titoli di coda, che avrebbe potuto essere l’inno italiano, e il carisma di Tommaso Ragno nei panni di Garibaldi.
A dire la verità sono davvero bravi anche Ficarra & Picone, molto più che semplici comici nel dare vita a due personaggi da commedia umana, come consueto anche nei loro film anche più disimpegnati. Paradossalmente è quella di Toni Servillo la recitazione meno interessante, sempre di altissimo livello, ma un po’ stereotipata: il vegliardo che pronuncia sentenze gravi ad ogni sollecitazione, in qualsiasi ruolo, in qualsiasi film. Bene la sua spalla, Leonardo Maltese, giovane e rampante, e la terza carta di Ficarra & Picone e figlia del regista Giulia Andò.
27 maggio
Il valore de L’abbaglio è principalmente la sua cura estetica, intesa come sguardo registico pregno di motivi. Tanti primi e primissimi piani e sguardi in macchina per dialogare col presente, campi lunghissimi e panoramici, camera a mano, camera crane e droni che permettono avvicinamenti e allontanamenti significativi: coinvolgimento umano, ipotesi fanta-storica, cronaca, ellissi colmate.
È interessante anche l’ipotesi autoriale di partenza, la medesima alla base de La stranezza. Mescolare alto e basso in una storia non-storia, raccontare una pagina potenzialmente reale scomparsa dai libri con gli imprevedibili Ficarra & Picone, mentre Servillo fa la parte degli annali ufficiali. Peccato che, rispetto al film su Pirandello, questo sembri più esteso ma meno interessate, molto situazionista e talvolta ripetitivo. Quindi, a fronte di un’ottima regia e di interpretazioni molto buone, c’è qualche problemino di sceneggiatura.
Eppure la storia funziona, in particolare quella di Ficarra & Picone, che fanno tutto il tempo il gioco del baro: alle carte, al malato immaginario, alla beffa ai danni del nemico. E infine è interessate, benché non confortante, il commento disincantato sul Risorgimento. Sembra che, secondo Andò, dalla parte del popolo l’unificazione nazionale sarebbe stata frutto di un insieme di casualità e improvvisazione. Ecco perché Ficarra & Picone sono più centrali di Toni Servillo, partecipi non di una vocazione nazionale ma di un progetto composito e involontario di tanti opportunismi… Non una visione ma un abbaglio.

Scrivi un commento