Nonostante la vastissima tavolozza di possibilità creative data dall’animazione, la lista di serie antologiche realizzate con tutta la gamma di tecniche e stili che questa offre è purtroppo breve. Love, Death + Robots di Netflix rappresenta più un esperimento – di discreto successo – fine a sé stesso che non l’apripista di una nuova frontiera per l’animazione; altri tentativi (lo spin-off animato di The Boys, Diabolical) sono caduti nell’oblio ancora prima di poter spiccare il volo. Uno degli esempi migliori di questo format è stato invece Star Wars: Visions, la cui seconda, stupenda stagione univa nove cortometraggi d’animazione provenienti da altrettanti studi in tutto il mondo.

Tra questi lo studio d’animazione sudafricano Triggerfish che, ancora con Disney, ha realizzato i dieci cortometraggi di fantascienza che compongono Kizazi Moto: Generazione di fuoco, creata dai giovani animatori Shofela Coker, Raymond Malinga e Ahmed Teilab, con l’apporto da produttore esecutivo di Peter Ramsay (co-regista di Spider-Man – Un nuovo universo).

Di viaggi nel tempo, multiversi e spiriti

Kizazi Moto è una serie antologica creata da dieci team africani, di diverse provenienze (Zimbabwe, Nigeria ed Egitto tra gli altri). Ciascun episodio segue storie e ambientazioni diverse, ma tutti hanno in comune l’estetica fantascientifica che traccia i contorni di un’Africa futuristica. Il colorato multiverso della miniserie vive dell’estetica afrofuturistica resa mainstream a livello globale da prodotti come Black Panther e il suo sequel – ma in realtà esistente, come eterogenea corrente culturale, già dalla seconda metà del secolo scorso con il contributo di numerosi artisti e scrittori afroamericani quali Sun Ra e Octavia E. Butler.

Per quanto le sue diverse storie tocchino familiari tropi fantascientifici e fantasy, questi si intrecciano in realtà con un ampia varietà di tematiche e ispirazioni artistico-narrative diverse – dai videogiochi agli anime alle fiabe. I giovani protagonisti degli episodi di Kizazi Moto si muovono in un universo in cui spiritualità, visioni futuristiche ed echi contempranei non si escludono, ma si comprendono e si contaminano l’un l’altro. Ai viaggi nel tempo in città cyberpunk e agli scontri con alieni e mostri si alternano incursioni nel mondo degli spiriti, incontri con divinità e ossessioni da social media.

L’inizio di una nuova sperimentazione?

Kizazi Moto non offre la stessa varietà della già nominata seconda stagione di Star Wars: Visions – più creativa e variegata sul piano puramente tecnico -, ma ha su di questa il vantaggio di seguire una maggior diversità di toni, di umori e di sensibilità. La qualità complessiva dei corti varia: in alcuni, la ricerca estetica finisce per prevalere sul piacere del racconto e sulla consistenza interna. Ricerca estetica comunque di altissimo livello: i corti di Kizazi Moto sono una gioia per gli occhi, sia che si tratti di episodi in CGI che in animazione tradizionale.

L’intento, neppure troppo sotterraneo, è di aprire uno spiraglio su arti e narrazioni raramente prese in considerazione dal pubblico globale e di decostruire dall’interno uno sguardo occidentale che ancora riduce un intero continente a unico “blocco” culturale. Speriamo dunque che Kizazi Moto non sia un punto d’arrivo, ma la partenza per una sperimentazione ancora maggiore e più coraggiosa.

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Valentino Feltrin,
Redattore.