Che momento fantastico per essere fan dei supereroi! Abbiamo il Marvel Cinematic Universe  in continua espansione sia sul grande sia sul piccolo schermo attraverso l’appuntamento, ormai settimanale, su Disney Plus. Sony sta producendo diversi film sui villain (vedi Venom  di Ruben Fleisher,  con il suo sequel appena annunciato con Andy Serkis alla regia, e il film su Morbius in uscita ad inizio 2022). Anche dal lato DC sono in uscita diversi prodotti come The Batman  di Matt Reves (rimandato al 2022) o The Suicide Squad  di James Gunn in uscita questa estate.

Poi abbiamo Amazon, che tra i suoi originals ha sfornato quella che ormai è già divenuta una serie cult:

The Boys, la serie anti-eroi per eccellenza. Una storia in cui non è così semplice distinguere tra buoni e cattivi ma in cui, senza dubbio, i protagonisti non possono essere considerati eroi, e la serie animata Invincible, tratta dai comics di Robert Kirkman. Non poteva, quindi, mancare Netflix all’appello, con una sua serie originale: forse è il caso di dire “Meglio tardi che mai”.

LA TRAMA

Come si evince dal titolo, la serie ruota tutta attorno alla legacy, ovvero all’eredità. I supereroi, riuniti in un’unica squadra chiamata L’Unione, proteggono il mondo da quasi cent’anni, capitanati da Sheldon Sampson AKA Utopian (Josh Duhamel) il quale garantisce la sicurezza della Terra insieme al fratello Walter AKA Brainwave (Ben daniels) e con la moglie Grace AKA Lady Liberty (Leslie Bibb).

Ma l’età comincia a farsi sentire:  è arrivato il momento, dunque, di presentare la nuova generazione di supereroi. Ma saranno davvero pronti a lasciare il loro ruolo? Ed i figli saranno pronti per questa mansione?

Parallelamente viene anche presentata una seconda storyline,  concentrata su Sheldon, Ben e sugli altri eroi dell’Unione durante gli anni ’20 alla scoperta di come hanno ottenuto i loro poteri e di come sono diventati i primi supereroi del mondo.

SUPEREROI IN CALZAMAGLIA

Dopo la visione del primo episodio non possono non tornare alla mente prodotti tipicamente anni ’90 come Tenage Mutant Ninja Turtles  o Power Rangers. Personaggi in tutine o costumi “plasticosi” (passatemi il termine) che combattono in maniera “scattosa” e che si fermano spesso in posa. Non parliamo del trucco del supercattivo Blackstar che richiama fin troppo quello rigido dei cattivi dei film anni ’90 (Wishmaster sei tu?).

Tutto questo potrebbe far pensare ad un prodotto poco curato e destinato ad un pubblico principalmente di bambini: niente di più sbagliato. Ho voluto citare The Boys  all’inizio proprio perché questi due prodotti condividono il voler trattare i supereroi sotto un’ottica principalmente umana, sentimentale ed ideologica prima che sui combattimenti adrenalinici e mascolini tipici di film di questo genere Hollywoodiani. Proprio per questo si riesce a passare sopra tutte le caratteristiche da “prodotto di serie b” elencate.

Il Codice, una serie di regole a cui gli eroi devono attenersi tra cui quella di non uccidere, viene messo in discussione dai tempi moderni che gli eroi si ritrovano a vivere, eroi che forse non sono pronti a diventare tali o forse non aspirano nemmeno a diventarlo. Proprio su questo la serie ci mostra i due figli di Sheldon, Brandon (Andrew Horton) il quale vuole essere a tutti i costi un degno successore del padre e Chloe (Elena Kampouris) che invece ripudia la vita supereroistica in favore di quella da star e modella. Droga, alcolismo, linguaggio e temi forti sono costantemente in primo piano in ogni minuto delle 8 puntate, ribadendo come la serie sia in realtà destinata ad un pubblico post adolescenziale, che si ritrovano a dover diventare i nuovi adulti con tutte le pressioni ed i pesi che ne conseguono.

Complessivamente, nonostante tutte le buone idee ed intenzioni, la narrazione vera e propria risulta abbastanza semplice e, in diversi momenti, abbastanza prevedibile, soprattutto per un pubblico esperto di questo tipo di prodotti. Rimane comunque una storia interessante che riuscirà sicuramente ad intrattenere ed emozionare lo spettatore.

UN TUFFO NEL PASSATO

Come accennato in precedenza, la serie presenta anche una seconda storyline attraverso la quale ci vengono mostrati i nostri eroi ancora giovani e senza poteri affrontare il duro periodo del crollo della Borsa di Wall Street del 1929, evento che darà il via alle vicende che porteranno i personaggi ad ottenere i loro superpoteri, con annesse responsabilità. Lo stacco dal presente al passato ci viene mostrato con un cambio visivo sulle inquadrature: mentre le scene odierne presentano infatti le famose bande nere, le sequenze degli anni ’20 mostrano scene a tutto schermo, uno stratagemma che ricorda molto lo show WandaVision  di casa Disney.

Tuttavia, la scelta di alternare costantemente le due storyline non funziona per diversi motivi. Innanzitutto  risulta un processo caotico, che non viene presentato allo spettatore, il quale si ritrova quindi sbalzato avanti e indietro e, nel momento in cui ci si abitua a questo procedimento, è evidente come il presente risulti spesso impossibilitato a portare avanti la sua narrazione a causa della presenza di un passato ancora da spiegare e che si prende sulle spalle anche il peso di voler illustrare la personalità e le motivazioni dei vari eroi che andranno a formare l’Unione.

Il tutto sarebbe stato facilmente risolvibile organizzando la narrazione in maniera differente, ovvero dedicando, dopo un paio di episodi introduttivi nei confronti dei vari protagonisti e del mondo in cui vivono e agiscono, alcuni episodi ambientati interamente negli anni ’20, mostrando senza eccessi, e anche senza fretta, le origini e la lore dei vari poteri e supereroi, per poi tornare nel presente e spingere sull’acceleratore su una storyline che risulta accattivante ed interessante praticamente soltanto sul finale.

SI POTEVA OSARE DI PIU’

Dal punto di vista della regia, la serie non presenta picchi particolari, ma riesce a gestire bene tutte le sequenze, sia quelle calme, tranquille più dialogate, sia i combattimenti che risultano sempre chiari e mai confusi (cadendo però in scene d’azione molto plasticose come citato sopra). Molto curate  le transizioni tra passato e presente:  risultano estremamente piacevoli da vedere e mai banali. La fotografia è funzionale, anche se ricorda in diversi punti quella vista in altre produzioni di questo tipo (tocca tirare nuovamente in ballo il The Boys  di Amazon).

La recitazione è molto buona, soprattutto quella dei veri protagonisti della serie, tra cui non possiamo non menzionare Ben Daniels, Elena Kampouris e l’incisivo, anche se meno presente, Matt Lantern. Anche gli interpreti dei personaggi secondari hanno fatto un ottimo lavoro. Tra le pecche bisogna nominare il trucco. A parte i costumi, a cui lo spettatore comunque finisce per abituarsi, l’invecchiamento dei personaggi non è dei migliori: si passa da personaggi a cui sono state aggiunte alcune rughe sulla fronte ed allungati ed ingrigiti i capelli o aggiunta una folta barba bianca, ad altri in cui la modifica del volto risulta addirittura esagerato, portando ad un risultato poco credibile, per finire in personaggi a cui sono semplicemente stati tinti i capelli di grigio, probabilmente a causa del budget ormai risicato.

CONCLUSIONI

Trovata nuova linfa come serie tv targata Netflix, il fumetto di Mark Millar presenta una storia cruda, che punta a smuovere gli animi degli spettatori attraverso interrogativi su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, su ciò che è bene e su ciò che è male. Lo fa con ottimi interpreti ed una regia e una fotografia che, seppur non innovative, colpiscono il segno, lasciando però scoperto il fianco a diverse problematiche nella sceneggiatura delle due storyline che vuole presentare e sul modo in cui vengono messe in scena.

Complessivamente però si tratta di un ottimo pacchetto, di cui si aspetta con ansia una seconda stagione (o volume per come la serie le chiama). La speranza è che riescano a migliorarsi  visto il grande potenziale inespresso di questo prodotto.

Questo articolo è stato scritto da:

Mattia Bianconi, Redattore