Chi non ama la trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson?” Questa potrebbe essere la domanda retorica posta dai vertici della New Line Cinema, pochi istanti dopo la terribile realizzazione che Amazon potrebbe soffiargli i diritti per gli adattamenti cinematografici de Il Signore degli Anelli. Come fare a mantenere la presa sulla IP dalle uova d’oro e ricordare ai fan quanto fossero belli i film di Peter Jackson, ma senza eccessivo dispendio di tempi e risorse? La parola chiave è una sola: animazione.

Una visione animata della Terra di Mezzo sembra la scelta giusta. Così Kenji Kamiyama, regista di Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, viene chiamato a bordo per dirigerla. E dunque, annunciato dal leggendario tema musicale di Howard Shore, ecco Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim. E riecco a bordo anche Philippa Boyens, co-sceneggiatrice degli originali, qui in veste di produttrice. Riecco Miranda Otto, di nuovo nel ruolo di Eowyn, voce narrante degli eventi. E, infine, riecco la possente voce di Christopher Lee, scomparso nel 2015 e di nuovo nel ruolo di Saruman grazie a registrazioni di repertorio (spoiler: il suo screen time effettivo è quasi esattamente lo stesso del trailer). La Terra di Mezzo come anime: il sogno di molti spettatori, giusto?

Le pianure di Rohan in Unreal Engine

La storia è poco più dell’espansione di un paragrafo di appendici Tolkieniane, una storia “nascosta” della mitologia della Terra di mezzo. Niente elfi, niente hobbit e niente nani: solo la guerra tra Rohan e l’esercito di Dunlandiani guidato da Wulf. Protagonista è Hera, figlia del re di Rohan Helm: capelli di fuoco, fiera, ribelle e testarda, eroina infallibile in un mondo di maschi fallibilissimi – la voce narrante di Eowyn ci confida dei “piani costruiti meticolosamente” di un villain capriccioso e irrazionale che rasenta la parodia -.

Da parte sua, la Terra di Mezzo mostrata ne La guerra dei Rohirrim è fatta di quadri molto belli da vedere, immagini di indubbia efficacia quando rimangono tali: panorami statici. Nel momento in cui la regia si allarga ai combattimenti, alle cavalcate per le ampie pianure e alle sequenze d’azione, l’animazione è decisamente più discontinua e tradisce una grafica CGI fastidiosamente slegata dal resto.

Il Signore degli Anelli al cinema (per poco)

Il signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim vive in un perpetuo limbo. Troppo poco specifico per giustificare la sua appartenenza al brand, si muove in una storia assolutamente secondaria, quasi del tutto scollegata dal resto del suo universo narrativo se non per gli obbligatori richiami, ambientazioni e nomi familiari. Vi siete mai chiesti da chi avesse preso il nome quel Fosso di Helm protagonista della più memorabile sequenza di Le due torri? La risposta è poche righe sopra; e ci viene data nel modo più scolastico possibile.

Operazione di marketing camuffata da omaggio a un mondo che ha formato l’immaginario di almeno una generazione di spettatori, La guerra dei Rohirrim interessa non tanto per ciò che ha da dire (non molto), quanto come termometro dell’industria dell’entertainment nel suo complesso. A suo tempo, Il Signore degli Anelli ha dimostrato che il pubblico non ha necessariamente bisogno di storie nuove (ma poi esistono davvero, storie nuove?), ma di storie vecchie raccontate con ingegno e passione. Qui abbiamo un titolo promosso con clip della trilogia cinematografica, generico nelle sue premesse tanto quanto nello svolgimento e, nel mercato USA, gettato nel catalogo delle piattaforme digitali ad appena due settimane dalla sua uscita nelle sale. Esempi di business strategy traslata su schermo con appena il contorno di un film ne abbiamo visti a bizzeffe, negli anni, e di gran lunga peggiori di questo. Ma La guerra dei Rohirrim, innocuo titolo concepito come titolo per una library e non come progetto con un suo peso specifico, è forse tra i più sconfortanti.

valentino_feltrin
Valentino Feltrin,
Redattore.