Visto, Dreamworks? Dire di sì a un progetto originale ripaga!

Domenica 29 settembre si è tenuta un’anteprima del nuovissimo film d’animazione targato Dreamworks, che arriverà nelle sale italiane il 10 ottobre. Tratto dall’omonimo libro scritto da Peter Brown, Il robot selvaggio di Chris Sanders ha tutte le carte in regola per conquistare un nuovo pubblico, non solo di bambini. E non preoccupatevi, chi parlava di una “copia” di Wall-E non potrebbe aver sbagliato di più!

Trovare il proprio scopo

In un futuro non ben specificato, sulla scogliera più remota di un’isola disabitata, conosciamo l’unità Rozzum 7134 (Roz per gli amici), finita laggiù dopo il naufragio di una nave cargo. Roz è un robot ideato per risolvere tutti i problemi dell’uomo, basta che le venga affidato un qualsiasi compito e farà di tutto per portarlo a termine. Tuttavia non c’è una persona in vista, che compito potrebbe mai arrivare da un isolotto sperduto su cui vivono soltanto animali spaventati? Roz cerca in tutti i modi di comunicare e aiutare gli abitanti dell’isola, tuttavia gli animali sono troppo terrorizzati da lei, tanto da chiamarla “mostro”. Ma ecco che, dopo un incidente con un albero, Roz trova finalmente il suo compito: prendersi cura di un ochetta appena uscita dal guscio e rimasta orfana di tutta la famiglia. E così, con l’aiuto della volpe Fink e la opossum Codarosa, il robot finisce per fare da mamma alla piccola oca Beccolustro, che dovrà presto imparare a volare per unirsi ai suoi simili nella grande migrazione invernale. Certo, Roz non è programmata per fare la madre (e non spreca occasioni per ricordarcelo!), ma in un mondo selvaggio come l’isola imparerà presto che la nostra “programmazione” non corrisponde sempre a ciò che siamo davvero.

Viva i film d’animazione emozionanti!

Le avventure di Roz nel crescere suo “figlio” Beccolustro non sono solo divertentissime, ma anche cariche di significati particolarmente importanti, come trovare il proprio scopo e posto nel mondo, affrontare le difficoltà che la vita ci mette davanti, e perché no anche comprendere cosa vuol dire lasciar andare qualcuno. Negli ultimi anni assistiamo spesso a discussioni riguardanti film e prodotti per bambini edulcorati in modo eccessivo, e un progetto profondo come Il robot selvaggio sembra porsi sulla stessa linea di Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio, che pure aveva affrontato tematiche di un certo tipo. Roz è un personaggio tormentato dal desiderio di trovare uno scopo, ma anche dalla consapevolezza che il mondo intorno a lei fa molta fatica ad accettarla come parte di esso; allo stesso modo Beccolustro, cresciuto da un robot, si ritrova spaesato nel contatto con la sua specie, che lo vede come il pulcino allevato da un mostro e quindi troppo diverso. A ciò si aggiunge anche un tema particolarmente spinoso da affrontare, quello della perdita, della scomparsa di qualcuno a noi caro, magistralmente inquadrato in una delle battute più belle del film: “che succede se sento il bisogno di dirti qualcosa e tu non sei lì insieme a me?” chiede Fink a Roz mentre la nebbia li avvolge tra gli alberi. E in sala (o sul divano di casa) non può non esserci qualcuno che si asciuga le lacrime maledicendo il giorno in cui ha scelto di farsi del male guardando un film per bambini! Non mancano i momenti emozionanti, che i più piccoli capiscono ma a cui i grandi riescono a dare milioni di significati differenti.

Il robot selvaggio è una storia dolce e godibile da tutti, che scorre fluida sullo schermo per quasi due ore senza annoiare. Forse a un primo impatto la parte iniziale del film può sembrare un po’ troppo diluita, ma è essenziale per ciò che si va a costruire più tardi nella narrazione. Naturalmente non sarà un racconto rivoluzionario o il miglior progetto Dreamworks nella storia, ma il suo fascino è innegabile nel panorama dell’animazione contemporanea.

Uno spettacolo di colori e musica

Fin dalle primissime sequenze, Il robot selvaggio ci pone davanti a un’animazione spettacolare, con fondali che sembrano dipinti a mano con il pennello e colori più vivaci che mai, anche nelle scene in notturna. L’intenzione degli autori era quella di richiamare i classici della Disney, ma è inevitabile il confronto con uno dei progetti animati più di successo degli ultimi anni, la saga dello Spider-Verse ideata da Bob Persichetti e Peter Ramsey nel 2018. Il film di Sanders (regista che abbiamo già conosciuto con Lilo e Stitch e How to Train Your Dragon) è coloratissimo, ci trasporta in un mondo che sembra direttamente uscito dai libri per bambini, splendidamente animato anche nelle scene d’azione più caotiche e ricche di tanti personaggi diversi. Punto di forza dei progetti targati Dreamworks è sicuramente la colonna sonora, scritta dal compositore e pianista Kristopher Bowers, già autore di musiche per film come Green Book e serie televisive tra cui Bridgerton e When They See Us. Ultima, ma non per importanza, la questione doppiaggio grazie al quale il film negli Stati Uniti ha immediatamente conquistato l’interesse del pubblico per via degli attori famosissimi che danno la voce ai personaggi: abbiamo Lupita Nyong’o per Roz, Pedro Pascal per la volpe Fink, Catherine O’ Hara, Bill Nighy, Stephanie Hsu, Mark Hamill, tutti nomi noti e voci riconoscibili. Ora non ci resta che aspettare l’uscita ufficiale nelle sale per godersi il film in entrambe le versioni, originale e con doppiaggio italiano, sempre e comunque di alta qualità. E magari si piange una seconda volta.

Renata Capanna,
Redattrice.