Se ci si approccia a Il piacere è tutto mio (Good Luck To You Leo Grande) aspettandosi un dirompente e graffiante ritratto del sex working o della stessa rappresentazione del sesso si potrebbe rimanere delusi. Si tratta di un prodotto la cui distribuzione è stata chiaramente pensata per un pubblico maturo, stuzzicato dal binomio commedia inglese-intimità dopo i cinquanta, confezionato inoltre con il titolo furbetto e ammiccante di Il piacere è tutto mio. Il film dimostra subito però di essere molto altro, una sex comedy che parte, certo, dall’età della protagonista ma riesce, soprattutto grazie all’ incontestabile bravura di Emma Thompson, a ragionare in modo più ampio sulla psicologia dell’intimità e su quanto lavoro possa richiedere aprirsi all’altro e accettare al tempo stesso l’idea di meritare il piacere.
L’impianto è teatrale con un confronto diretto tra i due protagonisti che si incontrano più volte, nell’arco di diversi mesi, in una camera d’albergo. Nancy Stokes è estranea al suo stesso corpo e non ha mai avuto un orgasmo, è consapevole di aver vissuto una vita in cui l’attenzione per gli altri (in ordine il marito, i figli e gli studenti a cui insegnava) ha sostituito l’attenzione verso sé stessa ed in particolare la ricerca di una forma personale di piacere. Per questo nel momento in cui – con la morte del marito, unico uomo con cui sia mai stata e convinto tradizionalista anche nell’intimità – nella sua vita viene a mancare uno di questi elementi, si rende conto di aver represso da sempre ogni forma di desiderio, sostituendolo con un atteggiamento a sua volta repressivo replicato nei confronti delle sue studentesse, alle quali intimava di allungare le gonne per non cadere nella trappola della compiacenza dello sguardo maschile. Se il riconoscimento del problema indica già la strada verso la sua soluzione, qui entra in gioco Leo Grande, sex worker che ha fatto della sex positivity il suo lavoro, vivendolo come una vocazione. Leo Grande è certamente “esteticamente perfetto”, ma disattende in qualche modo le attese di Nancy, la quale non si aspettava di trovarsi davanti una persona che facesse quel lavoro perché mosso dal reale desiderio di provocare piacere. Non solo è un sex worker per scelta, dissipando ogni possibile scenario mentale di Nancy che lo vedeva al lavoro per pagarsi gli studi o per sopravvivenza, ma è anche privo di pietà o disgusto nei suoi confronti e si muove nel mondo con una comprensione di sé e degli altri che fa impallidire anche una persona che sull’insegnamento agli altri ci ha basato una carriera. I limiti personali che stabilisce sono allo stesso tempo molto chiari; in questo caso, però, anche lui si troverà nella situazione di doverli mettere in discussione.
Good Luck To You Leo Grande non è una commedia romantica (e meno male) quanto di scoperta personale e proprio questo aspetto la salva dal diventare la peggiore deriva che potrebbe assumere un progetto simile. Della commedia romantica rimane però un ingrediente, quello della fantasia. Non è difficile definire Leo Grande eccezionale oltre ogni reale aspettativa, ma questa perfezione in qualche modo viene raggiunta anche da Nancy o meglio dal meccanismo che si stabilisce tra i due. I continui tentativi di stabilire una connessione o creare la giusta atmosfera del primo vengono in modo altrettanto continuativo minacciati dalle stoccate della seconda che affrettano un ritorno alla realtà. Quando la schematicità dei ruoli tra i due si dissolve lo scambio diventa più sincero e reciproco.
La più grande trasgressione che il film porta in scena non è legata però al piacere femminile, in particolare di una donna che invecchia, quanto la confessione di una maternità arrivata fin troppo presto rispetto alla maturazione personale, aspetto che si traduce nella più inconfessabile delle confessioni. La gioventù non vissuta di Nancy infatti l’ha portata a considerare noiosa non solo la sua vita ma anche quella di suo figlio, che dai suoi racconti le sembra aver assorbito il peggio dello stagnante ambiente familiare. L’audacia del film non risiede appunto nella sola rappresentazione del sesso: le parole infatti superano di gran lunga l’azione e sull’erotismo si lavora per sottrazione, permettendo di sovvertire un meccanismo che ha spesso caratterizzato un’industria dello spettacolo che si limita a sfruttare i corpi che la abitano senza cercare di comprenderli.
Se si partiva già da un buon lavoro di sceneggiatura, è la prova attoriale restituita dai due protagonisti ad elevare il tutto (un ruolo potenzialmente in grado di rendere Daryl McCormack una star e un possibile ritorno per Emma Thompson agli Oscar dopo quasi trent’anni, grazie ad una speciale concessione dell’Academy), umanizzando e riscaldando una commedia verbosa donandole ironia, senza farla mai scadere nella retorica.
Good Luck To You Leo Grande è un passo a due sulle note di Always Alright degli Alabama Shakes che mette all’angolo, dissezionandola, la vergogna, capace finalmente di guardarsi allo specchio.
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