I Mitchell contro le macchine è un film animato del 2021, scritto e diretto da Mike Rianda e Jeff Rowe, prodotto dalla Sony Picture Animation e distribuito in Italia da Netflix.
Il film ha inizio in medias res, in un mondo post apocalittico in cui dei robot hanno preso il controllo del pianeta Terra. Qui una voce narrante, che scopriremo essere quella di Katie Mitchell, figlia maggiore e protagonista del film, ci presenta in pochi minuti la situazione ed i personaggi principali. Dopo questa breve introduzione, il film ci riporta indietro di qualche giorno dentro casa Mitchell. Qui vengono presentati nel dettaglio tutti i componenti della famiglia nonché il loro carattere: il padre Rick, uomo di mezza età con una passione innata per la natura e un’avversione altrettanto forte per la tecnologia; la madre Linda, amorevole e comprensiva ma anche sbadata e insicura; il fratello minore Aaron, un bambino con problemi di socializzazione e che ama alla follia i dinosauri; il cane Mochie, un simpatico e ma decisamente poco intelligente carlino. Infine, abbiamo lei, Katie, la figlia maggiore, una videomaker alla fine del suo percorso scolastico il cui sogno è quello di fare cinema. Una famiglia, dunque, dai caratteri ben delineati, quasi stereotipati verrebbe da pensare, che però con l’avanzare del film dimostreranno la loro complessità e profondità.
La trama si concentra soprattutto sul rapporto padre/figlia, un rapporto logorato da una visione del mondo completamente differente e da una classica crisi adolescenziale. Come già accennato, il sogno di Katie Mitchell è quello di studiare cinema, ed infatti utilizza costantemente i social per veicolari la sua passione e condividere cortometraggi buffi e divertenti che hanno come protagonista il cane Mochie. Quest’arte però non viene riconosciuta mai dal padre, che non guarda nemmeno i lavori di Katie perché fermamente convinto che non ci si possa guadagnare da vivere facendo questo per lavoro.
Dopo una serie di vicissitudini, i Mitchell si ritrovano a compiere un lungo viaggio in auto, idea che ha avuto il padre per fare in modo di ristabilire una connessione all’interno della famiglia. È proprio durante il viaggio che il pianeta Terra viene invaso da robot super intelligenti che catturano tutti gli esseri umani, ad eccezione proprio della famiglia protagonista.
Un incipit non troppo originale ma sviluppato egregiamente, che ci porta a vivere una vera e propria avventura in cui quattro persone comuni avranno il compito di salvare il mondo dalla nuova minaccia tecnologica. Per nulla banale è anche lo stile di animazione utilizzato per quest’opera. Così come già accaduto per Spider-Man: un nuovo universo (che, tuttavia, rimane ad oggi irraggiungibile per originalità), sempre prodotto dalla Sony Pictures e da Phil Lord e Christopher Miller, questo film si presenta graficamente fresco, innovativo, con uno stile in 3D ben distinto da quello tradizionale, che non lo fa assomigliare ai film d’animazione a cui siamo abituati e che trova un giusto equilibrio tra il cartoonesco e il realismo. Un gusto grafico che si sposa perfettamente con la trama del film e soprattutto con l’aria che si respira dall’inizio alla fine, fatta di gag, svolte inaspettate e continui riferimenti al cinema.
Lo stile dell’animazione viene arricchito spesso anche da spunti grafici bidimensionali che richiamano evidentemente i video social che oggi le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo condividono. Il film è infatti da questo punto di vista molto attuale, la protagonista è un’adolescente dei giorni nostri, una ragazza che passa molto tempo su internet per condividere le proprie passioni, chattare con gli amici e divertirsi. Questo aspetto grafico, tuttavia, risulta a volte un po’ ridondante ed eccessivo.
Continuando ad analizzare l’aspetto visivo del film, la parte più riuscita dell’opera, non possiamo non citare le sequenze di pura fantascienza che ci troviamo di fronte dall’inizio alla fine. Le ambientazioni futuristiche, i robot, i combattimenti, gli effetti di luce, tutto è reso alla perfezione e con un gusto davvero unico e coinvolgente. Chiunque ami questo genera troverà in I Mitchell contro le macchine un’opera da non perdere.
Nonostante una leggerezza di fondo che permane durante tutta la visione del film, quest’ultimo, allo stesso tempo, non manca di puntare il dito non contro l’uso sconsiderato della tecnologia e contro i giganti del web. La satira nei confronti dei big della Silicon Valley è evidente è piuttosto diretta, come si può evincere da alcune frasi pronunciate dai nostri protagonisti:
“Un’azienda tecnologica che non fa i nostri interessi?! Strano!”
“Ehi, mi dispiace aver causato la rivolta delle macchine. Forse rubare i dati della gente e darli in pasto ad un’intelligenza artificiale nell’ambito di un monopolio tecnologico non regolamentato non è bello.”
D’altra parte, la tecnologia è vista anche sotto una luce positiva, come la soluzione ai nostri mali, ma solo se usata in maniera coscienziosa. Un messaggio che potrebbe apparire banale, ma che è inserito perfettamente all’interno della narrazione del film, in particolare per quanto riguarda i risvolti del rapporto padre/figlia.
Altro grande tema di questo film è, ovviamente, la famiglia. I Mitchell ci insegnano che non è necessario essere perfetti, non serve avere bellissime foto di famiglia o scambiarsi continuamente gesti d’affetto tra genitori e figli per essere una buona famiglia. Le uniche cose che servono sono l’amore e la comprensione, il cercare di venirsi incontro anche quando, inevitabilmente, ci sono dei dissapori e delle incomprensioni. Questo è il grande insegnamento di quest’opera, che si colloca probabilmente tra i migliori film dell’anno per il suo genere, confermando ancora una volta che quando si osa e si lascia libertà artistica agli autori, l’animazione è in grado di raggiungere livelli altissimi.
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