Il 17 Dicembre è andato in onda su Sky il finale di serie di Gomorra – La serie, che sancisce, al tempo stesso, il finale definitivo di un’epopea iniziata nel 2006 con la pubblicazione del romanzo “Gomorra” di Roberto Saviano, che ha poi portato alla nascita prima di un film omonimo diretto da Matteo Garrone e successivamente alla serie tv prodotta da Sky e Cattleya di cui discutiamo qui la stagione finale, con protagonisti gli ormai iconici Genny Savastano e Ciro Di Marzio, interpretati rispettivamente da Salvatore Esposito e Marco D’Amore, con quest’ultimo che si destreggia sia nel ruolo di attore sia nella regia alternandosi al veterano della serie Claudio Cupellini.

Le vicende si aprono con una sequenza di arresti uno dietro l’altro, dimostrando fin da subito lo stato di decadenza in cui troveremo la criminalità organizzata per tutto il corso della stagione. Genny, aiutato da ‘O Maestrale ed altri nuovi volti, procede ad eliminare i suoi avversari cercando di non attirare su di sé le mire dei procuratori, finché scopre che il vecchio amico Ciro, da lui creduto morto, è vivo e si trova a Riga. Tra sentimenti di tradimento ed odio il rapporto tra i due si sgretola, portandoli ad una guerra civile che avrà poi luogo nei quartieri di Secondigliano, lì dove tutto è cominciato.

Risulta quasi inutile sottolineare la cura con cui i due protagonisti ed avversari siano stati scritti per questo epilogo. Una perfetta chiusura di un arco narrativo aperto ormai otto anni fa, fatto di amicizia, amore, fratellanza, tristezza ed odio che si conclude perfettamente in un finale da molti sicuramente immaginato, ma che, probabilmente, lascerà basita la maggior parte degli spettatori e degli appassionati. 

Ma forse ancora meglio dei protagonisti (con le dovute limitazioni) sono i personaggi secondari. Contando i pochi superstiti dalla scorsa stagione, come i restanti Levante, Capaccio o la ormai risicata banda di Sangue Blu, e presentando qualche grande ritorno, la maggior parte dei comprimari sono volti nuovi, su cui campeggiano il già citato ‘O Maestrale (Domenico Borrelli), nuovo fedele braccio destro di Genny e boss di Ponticelli assieme alla moglie Luciana (Tania Garribba); ‘O Munaciello (Carmine Paternoster), uno dei capi piazza di Secondigliano, che si dimostra estremamente intelligente ed un abile manipolatore, ed infine ‘O Galantommo (Antonio Ferrante) e la moglie Nunzia (Nunzia Schiano), anziani boss di un paese sulle pendici del Vesuvio che, come reso chiaro dal nome di lui, hanno basato tutta la loro “carriera” sul rispetto della parola data. Volti nuovi che già da subito riescono ad attirare l’attenzione e l’amore (se così si può definire) dello spettatore, grazie all’unione, ancora una volta, di un’ottima caratterizzazione in grado di renderli simili ma al tempo stesso estremamente diversi tra loro e di un’interpretazione eccellente. Unico neo della sceneggiatura risulta in una (forse) eccessiva velocità che la trama prende sul finale, portando tutti gli archi narrativi verso una conclusione che, nonostante sia soddisfacente, potrebbe apparire a tratti confusionaria.

Come per le stagioni precedenti, anche qui la produzione si dimostra essere a livelli altissimi, con scenografie, musiche, costumi, effetti visivi ed effetti speciali estremamente curati, il tutto accompagnato da un’ottima regia sempre calzante e che riesce a costruire adeguatamente momenti di pathos e tensione. Anche la rappresentazione della morte, ormai marchio di fabbrica della serie, nonostante il rischio di diventare eccessiva o macchiettistica, risulta al contrario sempre veritiera.

Dulcis in fundo, non si può non nominare la recitazione di D’Amore ed Esposito. Se infatti il primo si dimostrava già un ottimo attore sin dagli inizi e si mantiene su alti livelli fino alla fine, è il secondo dei due la vera sorpresa. Visionando le sue prime scene e facendo un fast travel fino a questa stagione, risulta palese come le doti recitative di Salvatore Esposito siano migliorate a vista d’occhio, riuscendo a donare al personaggio di Genny una mimica facciale caratteristica ma mai stereotipata, raggiungendo proprio nell’ultimo episodio i momenti migliori del personaggio.

CONCLUSIONI

Dopo otto anni anche Gomorra – La serie ha raggiunto la sua fine. Un viaggio lungo e tutt’altro che semplice, che culmina in una quinta stagione baluardo di tutto ciò che di buono era stato fatto in precedenza. Che si tratti di volti noti o nuove facce, ci si ritrova a seguire le vicende di personaggi scritti con grandissima cura ed interpretati magistralmente dai loro interpreti. Alti standard sono anche quelli mantenuti per il lato tecnico, con una regia, musiche e scenografie curatissime. Nonostante una leggera velocità nel chiudere il tutto, questa quinta stagione dona ai fan il finale perfetto che faticosamente ci si è meritati.

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Mattia Bianconi, Redattore