Adattamento dell’omonimo documentario di Fenton Bailey e Randy Barbato datato 2000, Gli occhi di Tammy Faye racconta la vita e la carriera di due dei telepredicatori più famosi degli Stati Uniti. Diretti da Michael Showalter, Jessica Chastain e Andrew Garfield interpretano Tammy Faye e Jim Bakker, i Barbie e Ken del tele-evangelismo americano, la coppia che tra gli anni ‘70 e ‘80 riuscì a costruire un vero e proprio impero televisivo e commerciale di matrice -quanto meno di facciata- cristiana.
La pellicola, presentata nel 2021 al Toronto International Film Festival e in seguito alla Festa del Cinema di Roma come film di apertura, narra in maniera piuttosto lineare la vita di Tammy Faye: dalle origini umili all’incontro con il marito Jim, dall’ascesa della coppia – il cui programma The PTL (Praise The Lord) Club arrivò a contare venti mila telespettatori – fino alla rovinosa caduta a seguito di frodi, scandali e accuse di vario tipo.
ECCESSI E CARICATURE DEL MONDO TELEVISIVO
Forza vera di questo biopic è il cast. Jessica Chastain è a tratti irriconoscibile sotto quintali di trucco e parrucche sempre più cotonate, e funziona a meraviglia nell’interpretare un personaggio che è una caricatura vivente, eccessiva e strabordante fin da ragazza e ancora di più con l’avanzare dell’età e della fama.
L’intenzione, ha dichiarato l’attrice, era quella di mettere proprio lei al centro del racconto, di mostrare la donna al di là del suo rapporto di coppia e televisivo con il marito, di inquadrare la determinazione e la voglia di autoaffermazione della predicatrice proprio attraverso il sipario delle sue stratosferiche ciglia finte.
Ad attribuire maggiore spessore all’interpretazione della protagonista, contribuisce la prima prova canora di Jessica Chastain sul grande schermo, che dimostra avere anche uno spiccato -e finora inedito- talento per il canto.
Accanto a lei, nei panni del marito Jim Bakker, un Andrew Garfield in forma che, dopo l’ottima interpretazione nel musical Tick, Tick… Boom!, conferma di essere uno dei volti del cinema contemporaneo da seguire con maggiore attenzione, con un’interpretazione volutamente plastica e sopra le righe.
Menzione d’onore anche per il personaggio della burbera madre di Tammy, qui interpretato da Cherry Jones, che indossa una maschera di severità per tutto il film ed è quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo esuberante e kitsch della figlia.
Proprio la ricostruzione di questo sfarzoso mondo dell’intrattenimento televisivo è uno degli aspetti migliori della pellicola. Trucco, costumi, scenografie e fotografia: tutti gli elementi dell’impianto visivo concorrono a ricreare l’opulenza e il lusso quasi pacchiano della coppia mediatica più discussa dell’epoca, regalando ambienti straripanti di colori e dettagli esagerati proprio come il personaggio mediatico della protagonista, riuscendo a costruire dei bei contrasti visivi anche nei momenti più drammatici.
I BINARI DEL BIOPIC CLASSICO
Tutta questa ricchezza visiva è accompagnata da una regia che, forse anche per scelta, non brilla per estro e originalità, ma si muove su binari piuttosto classici, così come del resto tutta la struttura narrativa. Questa linearità, stilistica ed espositiva, a tratti fa perdere di ritmo al racconto, oltre ad andare a discapito di alcune tematiche che restano, purtroppo, solo accennate: è il caso del tema della compenetrazione e influenza reciproca di media e politica, così come di quello degli interessi sociali di Tammy. La scelta netta è invece quella di concentrarsi sul meccanismo autodistruttivo dell’impero Bakker-Faye e sulla ricerca incessante di conferme e riscatto da parte della protagonista, tagliando sugli aspetti meno personali della vicenda. I due sono a tutti gli effetti dei personaggi, e per buona parte del film l’effetto è quello di essere veramente degli spettatori di un Jim and Tammy Show, tant’è che al pari dei veri spettatori dell’epoca anche noi assistiamo al disfacimento del grande baraccone mediatico tramite i notiziari e le interviste che ricorrono per tutto il film e che gli attribuiscono una valenza quasi metacinematografica.
In conclusione, Gli occhi di Tammy Faye è un biopic classico e ben confezionato, un dramma che si veste con i lustrini della commedia e che, complici anche le prove attoriali dei due protagonisti, merita sicuramente una visione.
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