Girl Girl Girl è il terzo lungometraggio di finzione di Alli Haapasalo (se si considera anche la sua tesi di laurea, On Thin Ice), regista finlandese classe 1977 laureata presso la Tisch School of the Arts di New York, dove è stata allieva di Spike Lee e Lee Grant. Il film è stato presentato al 2022 Sundance Film Festival aggiudicandosi l’Audience Award in the World Dramatic Competition, oltre ad essere stato proposto all’Academy per il Miglior film internazionale alla 95a edizione dei premi Oscar, senza però entrare nella cinquina finale.
Il titolo con cui è stato distribuito in Italia, Girl Girl Girl, costituisce uno di quegli strani episodi in cui si è restati fedeli all’originale (Tytöt tytöt tytöt: “ragazze ragazze ragazze”, al plurale) optando però per la lingua inglese, mentre il titolo internazionale prende il nome di Girl Picture (letteralmente: “foto di ragazza”). E’ interessante in questo caso giocare con i titoli perché sono entrambi eloquenti: il film di Haapasalo è effettivamente un’istantanea della “Generazione Z” finlandese, protratta per tre venerdì consecutivi e con protagoniste tre ragazze, le due migliori amiche Mimmi e Rönkkö (Aamu Milonoff e Eleonoora Kauhanen) e Emma (Linnea Leino). Rönkkö è alle prese con le prime esperienze sessuali mentre Mimmi è in cerca di nuove esperienze e passioni. Emma, infine, ha dedicato tutta la sua vita al pattinaggio artistico rincorrendo il successo a testa bassa, ma l’incontro con le altre adolescenti la costringerà ad ampliare i suoi orizzonti, sperimentando i primi amori e lanciandosi verso nuove e inesplorate direzioni.
Le due migliori amiche Mimmi (Aamu Milonoff) e Rönkkö (Eleonoora Kauhanen)
Crescere in Finlandia
La crescita adolescenziale nei Paesi nordici: Joachim Trier ci ha persino dedicato un’intera trilogia – con protagonista la città di Oslo (Reprise, Oslo, August 31st e La persona peggiore del mondo) -, e giusto due anni fa il finlandese Juho Kuosmanen portava su grande schermo lo splendido Scompartimento n.6 – In viaggio con il destino. Crescere nei Paesi nordici non dev’essere vita facile, ce lo ha ricordato tre anni fa anche Thomas Vinterberg – sebbene i protagonisti fossero adulti – con Un altro giro, film che affrontava il problema dell’alcolismo diffusissimo in Danimarca (anche fra i giovani). Girl Girl Girl si inserisce a piene mani in questo contesto: com’è crescere a poco meno di vent’anni in Finlandia, nelle terre meridionali dove d’inverno si arriva ad avere al massimo tra le sei e le otto ore di luce diurna (per non parlare di quelle nordiche dove regna la “notte artica”)?
Il dramedy-coming of age al femminile di Haapasalo, sfrutta l’Academy ratio (il formato standard dell’Academy of Motion Picture dal 1932 al 1953) per incorniciare i personaggi come fossero in uno scatto di una polaroid: il risultato è una fotografia della Gen Z finlandese che deve fare i conti con i lunghi inverni gelidi e uggiosi, ma più che avvicinarsi ai toni cupi e rarefatti di Oslo, August 31st, assomiglia più al film di Kuosmanen per la leggerezza e la spensieratezza che permeano tutti i 100 minuti. C’è chi per distrarsi si dedica allo sport finendo per mettere completamente da parte i rapporti umani; chi non ha mai ricevuto una vera educazione sessuale ed è in cerca della passione autentica e genuina (Rönkkö sembra uscire direttamente da un episodio di Sex Education); chi invece è semplicemente alla ricerca del nuovo per eludere la monotonia quotidiana a cui costringe il clima nordico (non è un caso che non venga mai fatto cenno ai giorni che separano i tre venerdì consecutivi).
L’Aspect Ratio utilizzato come obiettivo fotografico
Un’istantanea dei sentimenti
Il punto di contatto maggiore fra Girl Girl Girl e Scompartimento n.6 è l’abilità dei due film di cogliere l’attimo (l’istante, appunto) e lasciarlo impresso nella mente dello spettatore come un lontano ricordo a cui guardare con nostalgia, perché ogni secondo del film appare come già vissuto, già consumato, eppure così presente, vivo e vivido. In tutto ciò aiuta sicuramente la fotografia di Jarmo Kiuru che vira delicatamente dai bianchi candidi della neve ai blu cerulei dei pomeriggi più umbratili, in mezzo ai quali si muovono le tre protagoniste con una recitazione incredibilmente disinvolta e spontanea. C’era effettivamente il rischio di cadere in descrizioni macchiettistiche e stereotipate (la sportiva dedita solo al successo o l’introversa che rifiuta il sesso), ma tutti e tre i personaggi vengono presentati con tutti i loro punti di forza e le loro debolezze, riuscendo a creare un trio affiatato che mette in risalto la forza dell’amicizia e di quella condivisione sentimentale proprie soltanto dell’età adolescenziale, dove si condividono timori e angosce per il futuro.
Considerando che si tratta del primo grande progetto di Haapasalo (fino ad ora impegnata sempre in cortometraggi e documentari, mentre l’ultimo lungometraggio Love and Fury non aveva nemmeno avuto una distribuzione internazionale), il film dà prova di una delicatezza e di una sensibilità di scrittura – oltre che di direzione attoriale – degne di nota, presentandosi come un coming of age generazionale capace in parte di distinguersi dai suoi simili: lontano dalle tossicodipendenze di Oslo, August 31st o dall’alcolismo di Un altro giro, Haapasalo cattura in una foto lunga 100 minuti l’adolescenza finlandese con sguardo mai banale e apertamente ottimista, dimostrandosi una regista da tenere d’occhio e seguire con interesse.
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