Arrivato alle soglie dei settanta, Aki Kaurismäki ritratta la sua annunciata abdicazione dopo L’altro volto della speranza (2017) che, al 67simo Festival Internazionale del Cinema di Berlino, aveva dichiarato essere il suo ultimo film. Così non è stato: Foglie al vento, presentato al festival di Cannes 2023 e lì vincitore del premio della giuria, è la sua ultima commedia domestica, un nuovo capitolo del suo cinema, buffo e amaro insieme, sulla working class finlandese.

Una Helsinki reale come un sogno

Ansa e Holappa (Alma Pöysti e Jussi Vatanen) si conoscono e si perdono di vista. Lei gli dà il suo numero di telefono che un colpo di vento gli porta via; lei cerca di trovarlo ma non conosce il suo nome. Ogni tanto hanno un lavoro precario e uno stipendio da fame, e perdono pure quelli; lei combatte contro le bollette da pagare, lui contro l’alcolismo.

Entrambi due giovinezze randagie, appena appena sfiorite, trovano una possibilità di amore a un’età in cui si crede tutto già stabilito, e i tracciati già cristallizzati nella consuetudine. Dove l’unica incertezza deriva dal reddito e dall’instabile ricerca di un lavoro, non certo da stravolgimenti sentimentali che non si immaginano più realizzabili.

Questa è l’esistenza della popolazione all’ombra della società dei consumi, scandita dall’accensione di vecchie radio che danno canzoni e notizie della guerra russo-ucraina; e questa è la Helsinki di Foglie al vento, sospesa tra immagini del passato e incubi del presente. Una città che non è reale ma qualcosa di più e di diverso, trasfigurata dalle luci di cinema d’essai e dai riflettori di modesti locali.

I morti non muoiono (e neppure l’arte)

La continua ricerca reciproca di Ansa e Holappa sopravvive alle numerose barriere che il caso pone di fronte alla felicità, e alle interminabili frustrazioni del lavorio quotidiano.

Lo sguardo obliquo di Aki Kaurismäki non è interessato alle grandi vittorie, non ricerca un qualsivoglia afflato romantico della sua impassibile love story non troppo sui generis: punta l’attenzione sulle piccole soddisfazioni comuni, strappate con la forza dalla vita quotidiana del proletariato urbano. D’altra parte, sarebbe limitante anche rinchiuderla all’interno di un circuito esclusivamente neorealista che gli starebbe stretto. Il lento rimuginio di Kaurismäki per pub e supermercati di Helsinki persegue sogno e materia, concretizza il primo nella ricerca di un cambiamento e sublima la seconda nella musica, nel cinema.

Il regista finlandese lavora con orgoglio per rade pennellate di sferzante umorismo e occasionali concessioni alla tenerezza, pago di seguire un tracciato battuto, di gettare nuova luce su influenze cinefile (i suoi numi Bresson, Ozu, Cassavetes) già ampiamente esplorate. E se già esplorata è pure la Helsinki spesso al centro dell’opera di Kaurismäki, i suoi interni sono illuminati di vita propria dal DOP Timo Salminen e anche il pub più umile può diventare palcoscenico di speranze e relazioni possibili (umane prima ancora che sentimentali).

L’amore, in Foglie al vento è un meccanismo impalpabile, una chimica sottile tra due solitudini, che risplende come lo schermo di un cinema dove trasmettono moderni film di zombie e classiche commedie romantiche.

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Valentino Feltrin,
Redattore.