Ad una settimana di distanza dall’interessantissimo primo capitolo, Netflix il 9 luglio ha reso disponibile la seconda parte della sua trilogia di Fear Street, tratta dai libri di R. L. Stine. Se nella prima parte si vivevano i rivoluzionari anni ’90, in questa pellicola si ritorna indietro fino ai “creativi” anni ’70, tra le canzoni di David Bowie, i pantaloni a zampa di elefante e la nascita dei primi “veri” computer. Questo secondo capitolo, a differenza del primo, risulta avere una struttura molto più classica ed impostata, motivata soprattutto dai film horror da cui prende ispirazione figli di quegli anni ’70 che iniziavano a dettare le regole di un genere che nei decenni successivi sarebbe stato sulla cresta dell’onda e che ancora oggi si dimostra forte e tutt’altro che secondario: lo slasher.
Piccola premessa: nella recensione saranno presenti spoiler sulla prima parte, mentre non ci saranno anticipazioni sulla seconda. Si sconsiglia quindi la lettura a chi non ha ancora recuperato la prima pellicola.
BACK IN THE ‘70s
Il film riprende dal punto esatto in cui il predecessore si era concluso. Dopo il massacro al centro commerciale in cui Kate e Simon hanno perso la vita, Deena ed il fratello Josh si ritrovano in casa con Sam ormai sotto il controllo della strega che tenta di ucciderli. La loro unica speranza è Cindy Berman, unica sopravvissuta ai tragici eventi avvenuti al campeggio Nightwing durante gli anni ’70.
Raggiunta l’abitazione della donna, i due riescono a convincerla a raccontare loro ciò che successe quella notte di 16 anni prima, nella speranza di trovare un modo per fermare la strega e salvare Sam.
Così comincia un lungo flashback che interessa quasi tutta la durata del film, ad esclusione dei minuti finali. Nello sfavillante 1978 seguiamo le vicende delle due nuove protagoniste, Ziggy (interpretata da una Sadie Sink superlativa), una ragazzina di 14 anni ribelle e poco incline alle regole e la sorella maggiore Cindy, ragazza che cerca di essere perfetta ed il cui unico obiettivo è fuggire da Shadyside. Non può mancare ovviamente il gruppo di amici, composto da Tommy (il ragazzo di Cindy) e dalla coppia Alice ed Arnie, il gruppetto di bulli, il palestrato stupido e la ragazza hippie. Il tutto comincia nella piena normalità, con una partita alla luce della luna di ruba bandiera Sunnyville contro Shadyside, che viene però interrotta nel bel mezzo della notte da Tommy, il quale impazzisce e comincia ad uccidere tutti coloro che provengono da Shadyside.
Se l’ispirazione per la prima parte era quello Scream figlio degli anni ’90, che provava a rivoluzionare il genere senza però snaturarlo, questa seconda parte ha come palese ispirazione Venerdì 13. Tralasciando la trascurabile differenza di due anni tra l’uscita del primo capitolo del franchise (1980) e l’anno in cui è ambientata la pellicola, questa riprende sia l’ambientazione del campeggio sul lago (che da Camp Crystal Lake diventa Camp Nightwing) sia l’assassino quasi immortale, andando a pescare anche tutti i cliché del prodotto. La forza della produzione, che troviamo qui come nella prima parte, è saper mischiare le carte ed usare il citazionismo nel modo corretto senza cadere nella banalità.
Il gruppo di amici, i bulletti, i personaggi secondari stereotipati sono un pretesto per la sceneggiatura per approfondire il loro carattere, definito soprattutto dal luogo da cui provengono, dall’eterna lotta tra “periferia e città bene”, dai drammi famigliari che dai genitori finiscono per ricadere sui figli e l’esempio perfetto risultano essere proprio le due sorelle protagoniste della pellicola.
Anche se in quantità minore, il film non dimentica comunque di fornire nuove informazioni sulla strega, sulla sua storia ed il suo ruolo nelle vicende sempre però senza eccedere, riuscendo a mantenere viva nello spettatore la curiosità per il terzo ed ultimo capitolo, che racconterà in prima persona le vicende della strega Sarah Fier nell’anno del Signore 1666.
CITAZIONISMO FATTO BENE
Forse dettata dal mostrare eventi più semplici e lineari o forse per la maggior esperienza, fatto sta che la regia di questa seconda parte, firmata sempre da Leigh Janiak, risulta in questa pellicola molto più ispirata ed apprezzabile rispetto alla già buona prova del film precedente. Tantissime inquadratura ricordano molto da vicino quegli horror che diedero inizio al genere slasher: non solo la già citata saga di Jason Voorhees, ma anche The Texas Chainsaw Massacre (Tobe Hooper, 1974) , Le colline hanno gli occhi (Wes Craven, 1977) o Alien (Ridley Scott, 1979) , per non parlare degli ovvi rimandi al “re dell’incubo” Stephen King, che viene citato direttamente in diversi dialoghi durante il film. Assieme alla regia, anche la fotografia ed i costumi risultano estremamente curati, riuscendo ad immergere lo spettatore e fargli respirare quegli anni ormai così lontani.
Altra nota di merito è la recitazione. A differenza della prima parte che veniva affidata ad attori ed attrici prevalentemente alle prime armi, qui viene inserita una carta vincente che eleva enormemente il film e la troviamo nella figura della già citata Sadie Sink. Conosciuta dai più per il ruolo di Max nella serie Netflix Stranger Things, la Sink dona a questo capitolo quella marcia in più che la prima parte si era giocata con la “tecnica Scream”, permettendo quindi di avere un’attrice trainante e con una notevole esperienza in prodotti di genere. Questo però senza oscurare gli altri colleghi che, seppur in misura minore, riescono ad interpretare ottimamente i propri personaggi, sorretti anche da un’ottima scrittura.
CONCLUSIONI
Dopo un’ottima prima parte, Fear Street compie un balzo indietro nel tempo fino agli anni ’70 riprendendo non solo lo stile di vita di quegli anni ma anche tutti i cliché dei film horror slasher che cominciavano a prendere piede in quel periodo. Riuscendo a rimescolare intelligentemente le carte, questa seconda pellicola, aiutata da una regia più ispirata e da un’ottima fotografia e costumi, propone una storia forse più semplice ma efficace, capace di toccare i tasti giusti sia per gli appassionati che per i neofiti.
Rimane solo da attendere questo venerdì per finalmente poter vedere la terza ed ultima parte di quello che, per adesso, si presenta come uno dei migliori prodotti horror dell’anno.
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