Ottobre 1989. In televisione passano le immagini di Bush, Reagan e Gorbacev, il Cesena pareggia in casa con la Lazio, Ezio Greggio e Raffaele Pisu conducono la seconda edizione di Striscia la Notizia, Franco Battiato è in cima alle classifiche musicali. E’ in questo momento che tre giovani ragazzi, Pago, Rice e Bibi partono per una vacanza di dieci giorni verso l’Europa dell’Est e finiranno per vivere il viaggio più importante della loro vita. Basandosi sul libro “Addio Ceausescu” scritto da due dei protagonisti della storia Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, Andrea Pisu costruisce al suo secondo lungometraggio un road movie all’italiana, che tra momenti comici e sonori “dio boh” porta lo spettatore a scoprire o ricordare un’epoca che ormai sembra molto lontana, ma in realtà incredibilmente vicina.
TRE GIOVANI RAGAZZI
Il punto di forza del film sono senza dubbio i tre protagonisti, interpretati magistralmente dai giovanissimi Matteo Gatta e Jacopo Costantini affiancati da un Lodo Guenzi che lascia per un attimo il mondo della musica per entrare nel cinema, riuscendo comunque a dare un’ottima prova attoriale. Se il tutto comincia con un tono estremamente sarcastico e leggero, con i tre ragazzi che partono da Cesena carichi di biancheria intima da vendere nei paesi dell’Urss ed un susseguirsi di battute sulle loro relazioni e la ricerca di belle ragazze lungo il loro viaggio, il tutto assume un tono molto più serio quando in Ungheria incontrano un uomo che chiede loro di portare una valigia dalla sua famiglia in Romania, ancora sotto la dittatura di Ceauşescu e da cui lui è scappato da diversi mesi.
La sceneggiatura del film risulta molto solida, riuscendo a proporre una storia che ben bilancia momenti più comici e tranquilli a veri e propri attimi di tensione da thriller, tra inseguimenti, cimici, telefoni sotto controllo e polizia segreta. Ben scritti sono anche i vari personaggi secondari, tutti ben caratterizzati ed unici ma senza mai sfociare in un eccessivo stereotipo, riuscendo così a mostrare con naturalezza lo stile di vita delle persone in quel periodo. Oltre che ben interpretati, i tre protagonisti sono anche ben scritti, soprattutto nel mostrare l’influenza che questa storia ha su di loro e sul loro modo di essere e di vivere.
A livello registico ci si ritrova davanti ad un buon lavoro, che non stupisce mai ma riesce comunque a tenere incollati allo schermo, curiosi di vedere lo svolgersi delle vicende.
FELICITÀ
Non si possono non nominare altri due elementi fondamentali per il film e che ne permettono la riuscita. Il primo è la scenografia. Dai paesaggi iniziali di Cesena si ha un progressivo passaggio alle zone sotto dittatura, caratterizzate da una fotografia particolarmente spenta e grigia, magari non originalissima ma che contribuisce enormemente a favorire l’immersione in uno stile di vita dove anche le piccole cose, come l’odore del caffè, una barretta di cioccolata o un reggiseno di pizzo, sono un qualcosa di inaspettato, un vero e proprio dono. Uno stile di vita a cui i tre ragazzi (come tutti noi del resto) faticano ad adattarsi e che cercano di cambiare, rischiando parecchio.
L’altro elemento è la colonna sonora. Il film è infatti un vero e proprio repertorio di musica anni ’80 italiana, tra Al Bano e Romina con “Felicità” e Franco Battiato con “Voglio vederti danzare” il film riesce a riportare lo spettatore in quegli anni di vinili, musicassette e Sanremo, con le canzoni della nostra penisola ascoltate in tutto il mondo, spopolando proprio in quei territori dove per reperire anche solo una cassetta era necessario un procedimento estremamente pericoloso.
CONCLUSIONE
Andrea Pisu riesce a confezionare un pregevolissimo road movie, trasportato da tre bravissimi attori e da un’ottima sceneggiatura che riesce a mostrare tutta la crudezza e l’orrore della vita sotto dittatura, bilanciando il tutto con l’inserimento di momenti un po’ più leggeri e divertenti. Con una colonna sonora di tutto rispetto ed una scenografia forse poco originale ma non per questo non funzionale, il film riesce a catturare l’attenzione di ogni tipo di spettatore, dal più cinefilo al più occasionale.
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