Quando Takao Katoe iniziò nel 2008 a riempire bar di indovinelli e indizi e a sfidare le persone a risolvere gli enigmi e a fuggire, sicuramente non si sarebbe mai immaginato del successo che questo suo “gioco” avrebbe avuto, tanto da arrivare prima in America e successivamente anche in Europa, diventando un vero e proprio fenomeno mondiale. Un fenomeno talmente diffuso che anche il mondo del cinema decise di attingerne a piene mani, con la prima iterazione datata 2017 e dal nome (non molto fantasioso) 

Escape Room. Si trattava di una produzione abbastanza piccola, che centrava l’obiettivo nella prima parte della pellicola per poi perdersi verso il finale a causa del tentativo di inserire elementi horror che risultavano però troppo fuori luogo e che finirono per rovinare completamente l’ottima atmosfera creata dalla pellicola.

Dopo due anni, Original Film e Warner Bros hanno deciso di proporre la loro versione di un escape room, in cui inserire stanze super esagerate ma bellissime da vedere, creando quell’effetto di intrattenimento che mancava alla pellicola del 2017 (con cui, per onor di cronaca, affermiamo non esserci nessun collegamento). Forte anche di un cast, magari non perfetto, ma sicuramente funzionale, e di una buona scrittura della storia, la pellicola riuscì a riscuotere un buon successo, tanto da portare alla produzione di un sequel che, dopo numerosi rinvii causa Covid-19, ha finalmente raggiunto le sale in questo Settembre 2021.

P.S. L’articolo contiene spoiler sulla prima pellicola, in particolare sul finale, mentre è completamente spoiler free riguardo al secondo capitolo qui recensito.

MORE OF THE SAME

Il film si apre con un’ottima (anche se didascalica) sequenza di riassunto delle vicende viste nel primo capitolo, utile a rinfrescare la memoria a chi il film l’aveva visto ma anche per coloro i quali si sono recati in sala senza averlo recuperato. Un’ottima idea.

La storia riprende poi da dove l’avevamo lasciata. Zoey (Taylor Russell) sta cercando di affrontare i traumi lasciati dall’escape room, ma senza dimenticare il suo vero obiettivo: distruggere Minos e impedire la creazione di altri giochi. Risolto un ulteriore enigma, decide quindi di partire assieme a Ben (Logan Miller) per New York e cercare le coordinate di una sede della Minos. Ovviamente il piano non va come sperato, e i due ragazzi si ritrovano bloccati all’interno di una nuova escape room, questa volta assieme a un gruppo di persone tutte accomunate dal fatto di essere le uniche sopravvissute a un gioco della Minos Corporation.

La premessa funziona. Tutta la prima parte in cui il film mostra come i due ragazzi stiano facendo i conti con i traumi lasciati dall’esperienza passata è ottimamente resa a schermo, e la loro piccola indagine funziona. Nel momento in cui, però, si forma il nuovo gruppo e riprende il gioco, la pellicola diventa un vero e proprio more of the same, una riproposizione di quello che era già stato mostrato nel primo capitolo. Le stanze non sono le stesse, ovviamente, e si nota anche la cura nella loro creazione, con indizi, enigmi e sfide che (seppur estremamente sopra le righe) funzionano, senza far mai incappare lo spettatore nel pensiero “questa cosa però poteva essere risolta molto più facilmente”. A livello di ritmo e proseguimento delle vicende si sente invece la pesantezza di una struttura già vista e che lo spettatore, di conseguenza, conosce già, portandolo ad indovinare dove la storia andrà a parare già prima della metà della pellicola. Questo vale non solo per uno spettatore più “esperto” che, dopo la visione di decine di film del genere, si approccia a questa pellicola, ma vale anche per uno spettatore più “casual” e ciò non perché lo svolgimento sia banale in sé, ma poiché è lo stesso del primo film.

Raggiunta la fine del gioco (esattamente come nel primo capitolo) la pellicola presenta un plot twist che, nonostante sia abbastanza telefonato, risulta comunque apprezzabile, soprattutto nel mostrare i “retroscena” delle varie escape room e di come Minos lavori per crearle. Se questo funziona, diversamente invece bisogna purtroppo dire del finale, che risulta banale e volto a creare un effetto sorpresa che lo spettatore aveva però intuito già da parecchio.

Preso come film di puro intrattenimento, la pellicola funziona. E’ molto divertente e riesce comunque a creare una costante ansia durante tutte le stanze. Buona anche la scelta degli attori, che si ritrovano però ad interpretare personaggi che non riescono mai a spiccare, soprattutto a causa di una scrittura che sembra quasi abbozzata. Buona la regia, che in questo secondo capitolo si cimenta in interessanti movimenti di macchina con l’obiettivo di rendere le scene ancora più adrenaliniche, incappando però qualche volta nel rischio di rendere il tutto meno chiaro, e buona anche la fotografia, che riesce a donare vita alle stanze e ai giochi creati da Minos.

CONCLUSIONI

Con Escape Room 2 arriva al cinema un vero e proprio more of the same, che propone tutto ciò che nel primo aveva funzionato e lo fa bene. Peccato per una scrittura abbastanza banale delle vicende e dei personaggi, che risultano piatti e di cui lo spettatore dimentica subito dopo la loro dipartita. Anche il finale risulta banalotto e telefonato, lasciando soltanto la speranza che, in caso anche questa seconda pellicola abbia il successo ottenuto dalla prima, in un terzo capitolo puntino a una ventata d’aria fresca.

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Mattia Bianconi, Redattore